Intellettuali e virus

"Caro Massimo, ci vuole responsabilità delle proprie parole". Il Cacciari "no pass" visto dall'amico Bonaga

Marianna Rizzini

"Siamo amici da quando abbiamo 18 anni", dice Stefano Bonaga, ma "in questo momento può essere pericoloso introdurre elementi che rischiano di non favorire comportamenti razionali”

Un giorno Massimo Cacciarifilosofo, opinionista, ex sindaco di Venezia – si è svegliato e, intervistato dalla Verità, ha detto che “è stato messo al bando persino il dubbio”, motivo per cui fonderà “un gruppo di controinformazione: con scienziati e giuristi proveremo a far luce sui dati limitati che ci vengono forniti. Se continuiamo così, vivremo per sempre in uno stato d’eccezione, almeno finché ci sarà anche un solo ricoverato per Covid”. E dunque, in nome della risposta alla narrazione secondo lui mainstream sul Covid e contro il “pensiero unico”, l’8 dicembre, all’International University College di Torino, nascerà un think tank contro il green pass, a suo dire anticostituzionale. Ma non è la prima volta che Cacciari si lancia in invettive: a Otto e mezzo, su La7, qualche sera fa, se l’è presa con il vaccino “che curicchia” e ha invocato un “piano B”. Non bastasse, intervistato da Affaritaliani.it, si è detto incredulo: “Non riesco a capire per quale ragione quasi tutta la stampa nazionale, giornali, web, tv e radio, sia uniformata e parli sempre e solo di Covid. È un vero scandalo”.

Che succede al prof. Cacciari? Lo chiediamo al suo amico e filosofo Stefano Bonaga (“lo ribadisco, sono amico di Massimo da quando abbiamo 18 anni, gli voglio bene”, dice, “vorrei soltanto che le mie parole gli arrivassero come un piccolo contributo alla riflessione”). E insomma, il Cacciari che parte in quarta contro vaccini e green pass e disegna i contorni di una sorta di dittatura sanitaria, a Bonaga pare, “come dicevo anche in un’intervista a Rolling Stone, un ballerino che, fatta la spaccata, non riesce più a tirare indietro la gamba — ma che, se potesse, un po’ indietro la tirerebbe. Si è avventurato un po’ troppo in là, ecco”. E però, in compagnia di altri intellettuali, Cacciari insiste: “La cosa che mi lascia perplesso”, dice Bonaga, "è questo mettere l’accento su una fantomatica dittatura. Ma insomma, allora è dittatura scolastica dover andare a scuola dai 6 ai 16 anni? Ed è dittatura del vestiario non poter andare in giro nudi? Io, figuriamoci, sostengo l’impossibilità della libertà del volere. La libertà sociale è soltanto il residuo delle norme. Fin dai tempi dei primi due cavernicoli, per i quali deve essere valsa la regola del ‘non darmi una bastonata sennò te la do anche io’ ”.

Cacciari dice che in questo momento non si possono esprimere dubbi. “Ma il dubbio viene coltivato a livello scientifico. E parliamo di Coronavirus, qualcosa che ha avuto enorme impatto politico e psicologico, e parliamo dei suoi effetti: i saperi che se ne occupano procedono per tentativi, in questa fase, per errori e rimedi. Puoi non avere dubbi sul teorema di Pitagora, non su un virus su cui la scienza sta ancora studiando – e la politica si adatta. Ci vorrebbe un po’ di pietas. Massimo dice che il green pass è imperfetto? Vuole un piano B? E allora uso un’espressione che mi fa ridere, ‘critica costruttiva’, ma che rende l’idea: che cosa propone, allora? Ci vuole un po’ di responsabilità delle proprie parole. In questo momento può essere pericoloso introdurre elementi che rischiano di non favorire comportamenti razionali”. E “se a una cena siamo in quattro davanti a un bicchiere”, dice Bonaga, “non è mainstream dire che abbiamo davanti un bicchiere: è un bicchiere, punto. E la certezza assoluta non c’è in nessuna soluzione medica. Non possiamo finire in balia di un delirio luciferino, quasi come se si volesse accedere a una verità mistica”.

Quello che dispiace a Bonaga è “l’impoverimento di pensiero. Recuperiamo un po’ di rispetto per le difficoltà che tutti possono avere, ovvie in una fase come questa. E se tu esprimi un dubbio ma poi, come il mio amico Massimo, e mi permetto di dirlo proprio perché è un amico, sempre tu ti vaccini, hai già risolto il dubbio con un’azione pratica”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.