il piano trasparente

Nasce il "buon fratello" del Pnrr. Un portale per verificare l'efficienza degli enti. Fannulloni, attenti!

Carmelo Caruso

Un sito per permettere a tutti i cittadini di verificare se gli enti sono in linea con gli obiettivi del Recovery. Lo ha chiesto il governo per far sì che scatti una gara virtuosa del fare. Il progetto è seguito da Mef e Sogei

E’ pensato dal governo, ci sta lavorando da settimane il Mef, è destinato a modificare la narrazione, e il controllo, sul Pnrr. Anche se i dettagli non si conoscono, il Foglio può anticipare la missione e la novità di quanto si potrà vedere presto. E’ un portale, un sito, per misurare l’efficienza delle amministrazioni impegnate sul Recovery. Qual è la straordinarietà? E’ questa: sarà un sito aperto e non solo riservato agli addetti ai lavori. Un software che per la prima volta funzionerà da metro, illuminerà i vizi e le virtù dei dipendenti dell’azienda Italia.


Perché si vuole? Per favorire una competizione virtuosa, per dare vita a una gara tra enti. Si fa per  accelerare e non perdere minuti e denaro. Significa, e si precisa meglio, che qualsiasi cittadino potrà verificare non tanto lo stato d’avanzamento dei bandi (e si potrà) ma controllare se comuni o regioni sono in linea con gli obiettivi. Non è una gogna, anche se qualcuno già lo pensa. E’ qualcosa di diverso: è il modo più democratico per puntare gli occhi sui 191,5 miliardi concessi dalla Ue e consentire che nessuna risorsa vada persa. Cosa diceva Mario Draghi, cosa dice in ogni occasione? “Dobbiamo spendere i soldi del Pnrr e spendere bene”. Non andrebbe per nulla temuto, anzi.


Gogna, dunque? No,  è solamente la “scopa” che dovrebbe impaurire i fannulloni. Si tratterebbe di fatto della più grande finestra sul Recovery e sarebbe una sorta di verifica, ripetiamolo ancora, minuto per minuto. Non si potrà sfuggire. Quale amministrazione potrà permettersi di ritardare, di soprassedere, di dire “ma io non sapevo”?


 Un portale esiste già. Si chiama Italia Domani ed è lo strumento, la bacheca, dove è possibile, fin da adesso, monitorare i bandi. Si trovano testi completi, date di scadenza suddivise per enti locali. E però, quello di cui stiamo parlando, sarebbe un software che si aggiunge, e la cui natura è simile alle sezioni di “amministrazione trasparente”. Di diverso, rispetto a questi “sottoscala di vetro”, quelli che abbiamo imparato a conoscere navigando sui siti dei ministeri, è che su questo nuovo portale non ci saranno pubblicati gli stipendi di qualcuno. Sarà possibile comprendere solo se qualcosa si sta facendo, e bene.


Si può definire “l’ispettore Pnrr”, il mouse al posto del dirigente occhialuto. A progettarlo è la Sogei, la Società Generale d’Informatica, che fa riferimento al ministero guidato da Daniele Franco. Realizza servizi informatici e rilascia per la Pa piattaforme di lavoro.


I contenuti del progetto, sia Mef che Sogei, non li vogliono ancora fornire: “Non anticipiamo niente”. E fanno male. La cosa certa è che non smentiscono. Un sito che rilancia il concetto di “accountability”, e diciamolo in italiano, la cosiddetta responsabilità di chi è chiamato ad amministrare risorse pubbliche, dovrebbe essere una felicità per tutti. Tanto più per chi lo disegna.


Proprio ieri, sono stati presentati, al Ministero della Pubblica Istruzione, i bandi per “la scuola domani”. Sono 5 miliardi di euro di risorse che serviranno a rifare gli edifici e non solo. Del resto, non stanno forse già nascendo osservatori esterni, tutti con la voglia di setacciare il Pnrr, sferzare gli enti pigri? Uno di questi è Orep, Osservatorio Recovery Plan, ed è stato pensato in sinergia con l’università di Tor Vergata e la Promo P.a fondazione. Sono “i giornali del Pnrr” e lo “raccontarlo giorno per giorno”. Un altro è quello di Carlo Cottarelli, Osservatorio Cpi. Era nato per studiare i conti pubblici. La notizia della nascita di questo portale “aperto”, a mezza bocca, è quindi confermata. Non si capisce cosa attende il Mef, la Sogei, a presentare questo “Corriere del Pnrr”.


Si ripete, non è il “grande fratello” ma quello “buono”, la telecamera che ci farebbe capire immediatamente chi pensa all’Italia domani (applaudire gli enti “avanti tutta”) e pizzicare invece gli “enti lagna lagna”. Perché non si possono dare le buone notizie?

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio