ANSA/ DANIELE MOSNA

La Lega e la storia triste del Festival dell'economia di Trento

Valerio Valentini

Così la giunta del Carroccio ha organizzato una gara per far vincere chi non ha vinto, e poi lo ha fatto vincere lo stesso "nel nome di una maggior trasparenza". Rivendicando poi il tutto come un merito

La storia era già grottesca di suo. Perché la giunta provinciale di Trento, guidata dal leghista Maurizio Fugatti, aveva indetto perfino una gara per riuscire a sottrarre l’organizzazione del Festival dell’Economia a chi in quella città lo organizzava con successo da 16 anni. E il grottesco in particolare stava in questo: che la gara tanto accortamente organizzata aveva dato l’esito contrario a quello sperato. E infatti nella graduatoria stilata dalla commissione di esperti il punteggio più alto lo aveva raccolto proprio il progetto ideato dall’editore Laterza e dall’economista Tito Boeri, il che aveva costretto la giunta a una specie di atto d’imperio, dichiarando l’altro concorrente, quel Sole 24 Ore arrivato secondo, come vincitore d’ufficio. Questa, almeno, era la versione che di questa strana faccenda davano Boeri e Laterza, e con loro anche l’Università e il Comune di Trento, insomma quei detrattori di Fugatti che certamente volevano fornire una lettura distorta dei fatti. Ma ti pare?

 

E invece nelle scorse ore il presidente leghista ha offerto il suo resoconto: e ha confermato che è proprio così che sono andate le cose. Solo che, e semmai qui sta la stranezza della storia, Fugatti non riscontra alcuna anomalia da chiarire, nell’operato della sua giunta. Hanno organizzato una gara per far vincere chi non ha vinto, e poi lo hanno fatto vincere lo stesso. E il tutto, beninteso, “per favorire una maggiore trasparenza”.

Sembra una commedia degli equivoci e invece no, invece è così che la Lega ha gestito il più importante festival dell’Economia d’Italia, appena ha avuto la possibilità di metterci sopra le mani. Rivendicando poi il tutto come un merito. Almeno stando alla lettera che proprio il presidente Fugatti ha inviato al dipartimento di Economia dell’Università di Trento, che a metà settembre aveva protestato formalmente contro la scelta della giunta avviando una raccolta firme che aveva ottenuto oltre 400 adesioni. È insomma in nome della trasparenza, che la giunta provinciale il 12 febbraio 2020 approva una deliberazione che impone a tutti gli aspiranti organizzatori del Festival di presentare il loro progetto. “Nel procedimento di valutazione la provincia si avvale di una commissione di esperti, nominata dalla giunta provinciale (…)” che “attribuisce alle proposte ricevute un punteggio ai fini della verifica della qualità”. E qui però viene il bello. Perché “la delibera non delinea alcuna procedura di gara – prosegue Fugatti  – limitandosi a fornire gli strumenti per giungere a una valutazione preliminare di ciascuna proposta. Pertanto, laddove più proposte conseguano un punteggio positivo, non si procede alla formazione di alcuna graduatoria. Spetta alla giunta provinciale individuare la proposta e le proposte di interesse”.

La spiegazione in sostanza finisce qui. E spiegazione non è, a ben vedere. Perché Fugatti rivendica di aver agito nel rispetto di una delibera fatta dalla sua stessa giunta. E per quanto questa storia abbia dell’assurdo, nessuno credeva comunque che la giunta avesse violato le norme che lei stessa aveva emanato. Restava semmai da illustrare le ragioni che avevano indotto Fugatti a preferire il progetto del Sole 24 Ore, che vede l’ex ministro di centrodestra Giulio Tremonti come coordinatore scientifico, a quello di Laterza e Boeri: posto che il primo ha ottenuto un punteggio di 5 punti più basso del secondo, e posto che la Laterza organizza dal 2006 il Festival a Trento, vanta una cinquantina di premi Nobel ospitati in una città che non è certo crocevia dell’accademia mondiale e produce – secondo studi dell’ateneo cittadino –  una ricaduta economica sul territorio di 2,6 euro per ogni euro speso. E per trovare un senso a questa faccenda, non resta allora che affidarsi alle parole che Fugatti ha evitato di riportare nella lettera inviata all’università ma che aveva urlato subito dopo aver vinto le elezioni nel 2018: “Cambierò il Festival dell’Economia, c’è troppa sinistra”. Si sperava ci fosse dell’altro, in verità. Perché a vederla così, nella luce retrospettiva di queste baruffe elettorali, la storia che sembrava grottesca diventa in verità assai triste.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.