L'editoriale

Quanti benefici schiaffi agli ingegneri del disordine

E' ora di fare entrare gli adulti nella stanza

Claudio Cerasa

La bocciatura dei populisti, la disfatta dei nemici dell’euro e il contrappasso subìto dai giustizialisti. I guai della Brexit e di Facebook.  I nodi vengono al pettine: il caos si può governare. Gran momento il momento Parisi

Se non ci fosse stato un premio Nobel di mezzo, si potrebbe dire che il momento storico che sta vivendo l’Europa, e non solo l’Italia, è un momento tipico di quelle fasi in cui improvvisamente i nodi vengono al pettine. Siccome però c’è di mezzo un Nobel, anche italiano, un Nobel che ha ottenuto un riconoscimento importante anche per il modo in cui è riuscito, nel campo della fisica, a dare un ordine al disordine e a governare la complessità, potremmo dire che il momento storico che sta vivendo l’Europa, e non solo l’Italia, è un momento Parisi (nel senso di Giorgio). Un momento in cui, per capirci, non solo i nodi vengono al pettine ma in cui tutti coloro che hanno provato ad alimentare il disordine nelle nostre vite, e nelle nostre democrazie, sono stati fragorosamente spinti a più miti consigli. Naturalmente parliamo di qualcosa di più importante del caso Boccassini, niente male scoprire che un pm che ha dedicato la vita a guardare nel buco della serratura di Berlusconi non fa una grande figura quando si guarda nel buco della sua serratura.

 

E parliamo di qualcosa di più interessante del risultato delle amministrative della scorsa settimana, dove i populisti sono stati bocciati, i moderati sono stati premiati, i centrismi sono stati incoraggiati e i grillini sono stati schiacciati. I nodi, anche qui, vengono al pettine, ma i nodi più gustosi che vengono al pettine sono soprattutto altri e basta dare un colpetto di mano al mappamondo per imbattersi in qualche buona notizia utile a testimoniare la fase complicata vissuta dagli ingegneri del caos.

 

Non parliamo anche qui delle Bestie targate Steve Bannon e Luca Morisi, che hanno fatto la fine che sappiamo, ma parliamo di altro. Parliamo dei guai della Brexit, con il panico ai distributori di benzina che vale più di mille editoriali (per non parlare dei permessi extra concessi ad alcuni lavoratori extra britannici dal primo ministro inglese per garantire la distribuzione di beni e servizi da qui a Natale, nei mesi in cui la fornitura di approvvigionamenti ai consumatori sarà particolarmente elevata). Parliamo dei guai dei nemici dell’Europa (nessun continente al mondo è vaccinato come il nostro). Parliamo dei guai della Russia (i suoi cavalli di Troia in Europa non se la passano bene).

 

Parliamo delle utopie dei pacifisti (ancora dubbi se valga la pena esportare o no la libertà in paesi come l’Afghanistan?). Parliamo delle derive ambientaliste (ancora dubbi se valga o no la pena affrontare i temi della sostenibilità ambientale senza rendere insostenibile la crescita?). Parliamo della disfatta dei nemici dell’euro (i cui nemici oggi si sono trasformati improvvisamente in nemici dei vaccini e forse erano meno dannosi prima). Parliamo della sconfitta di quella borghesia italiana che ha investito forte negli ultimi anni sulla dottrina anti casta (Draghi è arrivato a Palazzo Chigi non grazie all’élite del nostro paese ma nonostante essa, nonostante lo sforzo titanico compiuto da un pezzo non irrilevante della nostra classe dirigente di assecondare gli istinti anti sistema, oggi combattuti da Draghi).

 

Parliamo degli schiaffi quotidiani ricevuti da tutti coloro che per anni hanno cercato di trasformare l’Italia in una repubblica fondata sulle procure (i magistrati alla fine, come da previsione di Massimo Bordin, si sono ritrovati ad arrestarsi tra di loro). Parliamo delle sberle ricevute da tutti coloro che per anni hanno provato a negare che ci fosse un problema sul tema della terzietà della nostra magistratura (e con il caso Lucano, altro nodino al pettine, abbiamo scoperto che anche per la sinistra le sentenze della magistratura si possono criticare). Parliamo dei guai di Facebook, alle prese con un pentito interno che ha messo in luce come il social network guidato da Mark Zuckerberg abbia fatto di tutto per non controllare e anzi per alimentare i contenuti più estremistici presenti sulle sue piattaforme (lunedì, provvidenzialmente, Facebook ha annunciato di aver messo in pausa il lancio di un’applicazione Instagram progettata solo per i bambini di età inferiore ai 13 anni).

 

E parliamo, e potremmo parlare a lungo, di tutti i tabù che l’Italia ha scelto di archiviare votando sì, qualche mese fa, al suo Pnrr: meno potere alle burocrazie, lotta ai professionisti del veto, semplificazioni per combattere i colli di bottiglia, trasformazione del vincolo esterno dell’Europa in un’opportunità e non più in un ostacolo. I nodi vengono al pettine. Il caos si può governare. Gli ingegneri del disordine non se la passano dunque bene, il momento è d’oro, gli astri sono allineati, l’estremismo non va più di moda, la razionalità tenta con sfumature diverse di governare il mondo. E questo piccolo e non esaustivo elenco dovrebbe essere lì fisso di fronte a noi per ricordarci che il momento speciale c’è, vale la pena goderselo, vale la pena non disperderlo e vale la pena soprattutto fare di tutto, a livello politico, affinché, passati di moda gli ingegneri del caos, sia possibile spiegare agli ingegneri dell’anti caos che oggi non è più il momento di dividersi: è ora di fare squadra, è ora di smetterla con le scemenze, è ora di cambiare registro, è ora di fare entrare gli adulti nella stanza ed è ora di trasformare finalmente il momento Parisi nella nuova dorsale della politica del futuro. Chi comincia?

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.