roma capoccia

Nervi&indizi su Roma. Nel silenzio dei sondaggi, parlano gli atteggiamenti dei partiti

Marianna Rizzini

Il nervosismo e il "dàgli a Calenda" a sinistra, il "remi in barca" a destra

Ci sono indizi, non numeri, in giorni in cui i sondaggi non vengono resi pubblici. E per capire qualcosa, ora che la campagna elettorale volge al termine, il comportamento di partiti e candidati può dire più della cifra pura. Ci sono infatti numeri che descrivono scenari contrapposti, talmente contrapposti da risultare fuorvianti. Unici dati certi: il tirare i remi in barca della destra, esclusa Giorgia Meloni; il nervosismo a sinistra; l’aria noncurante del sindaco uscente e ricandidato Virginia Raggi.

     

Che cosa raccontano, questi dati certi anche se non misurabili? Intanto c’è un centrodestra che a Roma quasi gioca a “chi appare di meno” a sostegno di un candidato, Enrico Michetti, già in partenza non voluto da tutti con la stessa forza, per non dire “non voluto e basta” (sempre Giorgia Meloni esclusa, nel senso che è stata la leader di Fratelli d’Italia a volerlo e ora è lei che lo accompagna in giro per la città). E c’è la Lega che su Michetti non ama esporsi, quando addirittura non parla bene di un altro candidato: sono diventate infatti un caso le parole del ministro per lo Sviluppo Giancarlo Giorgetti in un’intervista alla Stampa, a proposito di Carlo Calenda che, ha detto Giorgetti, “mi pare che abbia le caratteristiche giuste per amministrare una città complessa come Roma”.

     

E insomma se Meloni risponde che “Giorgetti, se conoscesse Roma, saprebbe che Calenda non arriverà mai al ballottaggio”, a sinistra sempre Calenda compare come oggetto di nervosismo, come se non fosse neanche nello stesso campo. Quanto è legato ai numeri, quanto no? Fatto sta che l’ex ministro e senatrice pd Valeria Fedeli ha detto che “la Lega scende in campo a Roma per Calenda per riportare di nuovo la città a destra”. E lo scrittore e assessore alla Cultura del III Municipio Christian Raimo ha così commentato il tatuaggio di Calenda: “Tatuarsi - come ha fatto Carlo Calenda - sul polso, SPQR nell’ultima settimana di campagna elettorale, come postare un disegnino in posa da legionaria come ha fatto Beppe Grillo con Virginia Raggi, vuol dire una sola cosa: cercare una complicità con i fascisti”. E la senatrice pd Monica Cirinnà ha attaccato Calenda per “le pessime doti di amministratore”. (La difesa è arrivata dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori: “Calenda bravo ministro e persona perbene”). E ci si domanda come mai, numeri o non numeri, i toni siano così accesi contro il candidato di Azione: lo si percepisce  pericoloso ora o in prospettiva, in vista di un progetto riformista futuro?

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.