Enrico Letta, segretario del Pd (Ansa)

Le ragioni dimenticate

Quando Letta votava per la “scelta sbagliata” in Afghanistan

 7 novembre 2001, la Camera approva la missione italiana. Con i voti dell’Ulivo. Il resoconto parlamentare

Il segretario del Pd, Enrico Letta, ha scritto su Twitter che la drammatica “fuga da Kabul” decisa da Joe Biden è frutto di “un ventennio di scelte sbagliate di cui anche noi purtroppo siamo stati parte. L’occidente esce a pezzi”. La scelta di esportare la democrazia, pur con le sue contraddizioni, non è mai sbagliata, gli ha risposto ieri sul Foglio Giuliano Ferrara. Dovrebbe essere un punto fermo anche per la sinistra democratica che, proprio a proposito della partecipazione italiana alla missione militare in Afghanistan, aveva assunto venti anni fa posizioni ben più ragionevoli, sfociate nel voto favorevole in Parlamento. In quella legislatura, Enrico Letta era deputato della Margherita-Ulivo, e votò a favore, condividendo quanto espresso dal presidente del suo partito, Francesco Rutelli, aderendo alla posizione della coalizione.

Le ragioni (che qualcuno ha forse oggi dimenticato) di quella scelta sono facilmente rintracciabili. Basta consultare il “resoconto sommario e stenografico” della seduta della Camera del 7 novembre 2001, dedicata alle “Comunicazioni del governo sull’impiego di contingenti militari italiani all’estero in relazione alla crisi internazionale in atto”, che riporta gli interventi successivi all’esposizione dell’allora ministro della Difesa, Antonio Martino e di cui riportiamo alcuni stralci. Riportano le cronache che, dell’intervento di Silvio Berlusconi, “uno dei passaggi applauditi da Ds e Margherita è quello relativo alla crisi del medio oriente e alle iniziative proposte dall’Italia per quell’area”. Francesco Rutelli, allora leader della Margherita, il partito di Enrico Letta, si schierò per il sì, pur avvertendo che quello del suo partito “non è un mandato in bianco”.

 

Francesco Rutelli, Margherita-Ulivo. “Ricordiamoci di Simone Veil, che abbandonò il suo pacifismo integrale, il suo rifiuto assoluto della violenza quando aprì gli occhi e il cuore di fronte alla minaccia e alla realtà della guerra nazista. Discutiamo certamente sul come, ma non scegliamo di non scegliere, oppure di dare la comoda, troppo comoda risposta del non rispondere. La minaccia del terrorismo è forte, è organizzata, è diffusa. La comunità internazionale deve togliere al terrorismo le basi territoriali, operative, logistiche, finanziarie, che gli permettono di minacciare il mondo, le nostre società, i paesi arabi e musulmani che rigettano il fondamentalismo ed il fanatismo. (…) Noi, signor presidente, voteremo oggi a favore della risoluzione presentata dall’Ulivo, e voteremo, assieme con la maggioranza, un testo comune, che approva le comunicazioni del ministro della Difesa e impegna il governo in continuità con le nostre responsabilità nazionali e internazionali. Si tratta di una scelta importante e credo sia una scelta giusta”. E ancora: “Diciamo sì a tre obiettivi prioritari contenuti nella risoluzione che abbiamo presentato: agire energicamente perché l’Europa sia unita e conti (senza l’Europa, l’Italia semplicemente si illuderebbe di contare nel mondo); forzare l’impegno europeo e della comunità internazionale per la soluzione del conflitto israelo-palestinese. Lo ripetiamo da decenni in ogni dibattito: uno stato per i palestinesi, libertà e sicurezza per Israele. Ma se non maturerà una soluzione per il medio oriente, nel contesto di questo conflitto avremo più sangue, più terrorismo, più insicurezza in tutto il mondo. (…) Terzo obiettivo: sostenere le Nazioni Unite per l’effettivo arrivo degli aiuti umanitari in Afghanistan e a favore degli sfollati. Debbo dire quanto non condivida l’umanitarismo che, come un rubinetto, si apre e si chiude a seconda delle stagioni politiche”. 

Roberto Giachetti, Margherita-Ulivo. Secondo il resoconto “pur dichiarandosi un convinto militante non violento e antimilitarista, ritiene che l’attuale situazione internazionale imponga una precisa scelta in favore dell’impegno contro il terrorismo internazionale; fa presente, tuttavia, che l’opposizione vigilerà sull’operato del governo, al fine di verificare il mantenimento degli impegni assunti in ordine all’azione da svolgere in ambito europeo e internazionale”. 

 

Significative anche le altre dichiarazioni della sinistra, in appoggio alla decisione del governo.

Marco Minniti, Ds-Ulivo. “La scelta di oggi è una scelta di grande rilievo che si colloca, tuttavia, dentro la cornice, insieme di legittimità e normativa, definita con le mozioni approvate in Parlamento il 9 ottobre scorso. Ricordo che, in quella circostanza, il Parlamento, attraverso suoi atti importanti, attivò l’articolo 5 del trattato Nato. Un articolo mai applicato in più di cinquant’anni di storia della Nato e l’applicazione inedita di quell’articolo ci dava il segno di una straordinaria situazione. Abbiamo sostenuto, convintamente, l’attivazione dell’articolo 5 per tre ragioni: la prima è che si trattava di un atto forte di solidarietà con gli Stati Uniti che erano stati colpiti con quello che non esito a definire un crimine contro l’umanità e che quindi da lì bisognava rilanciare una lotta senza quartiere al terrorismo; la seconda è che dopo l’11 settembre l’intreccio tra sicurezza interna e sicurezza estera è sempre più stretto, le connessioni sono sempre più evidenti e lo avvertiamo anche noi, oggi, nel momento in cui l’Italia è fatta oggetto delle minacce dirette di Bin Laden; la terza è che non c’è vera pace senza la sconfitta del terrorismo. Si tratta di tre convincimenti che ci hanno portato ad impegnarci, insieme, in una straordinaria iniziativa su scala planetaria di cui sappiamo, con certezza, gli obiettivi e di cui non conosciamo, dobbiamo dircelo con grande chiarezza, né la durata né l’intensità dell’intervento. 

Piero Fassino, Ds-Ulivo. Secondo il resoconto “manifesta rispetto per chi, nel corso del dibattito, ha espresso una posizione di dissenso. Nel giudicare inoltre prioritaria la lotta al terrorismo internazionale, ritiene legittimo, a tal fine, l’uso della forza, che tuttavia non può prescindere dall’esigenza di rilanciare l’azione politico-diplomatica ed il dialogo con i paesi islamici”. Disse Fassino: “Chi, come noi, è convinto che sia ineludibile l’assunzione di responsabilità non lo fa certo a cuor leggero. Chiunque di noi è mosso da sentimenti di inquietudine e di angoscia; tuttavia, l’angoscia non può oscurare la consapevolezza delle sfide che il terrorismo ci ha posto. L’11 settembre è successo davvero qualcosa e non soltanto una spaventosa ecatombe, nella quale sono periti migliaia e migliaia di cittadini, americani inermi; l’11 settembre abbiamo assistito ad un salto di qualità, alla rottura di ogni limite nell’offensiva terroristica; dopo l’11 settembre ogni uomo e ogni donna di questo pianeta avverte che, se non c’è una risposta adeguata, qualsiasi rischio può accadere. È per questo che la lotta al terrorismo, oggi, e` una priorità (…) È con questa consapevolezza che noi ci accingiamo a sostenere l’impegno italiano in un’azione che vede mobilitata tutta la comunità internazionale, un’azione che ha la legittimazione delle Nazioni Unite, un’azione cui ha dato il suo consenso, in modo convinto ed unitario, l’Unione europea, un’azione che ha visto insieme i grandi del mondo”.

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