Editoriali

Un Sasso sulla scuola

Redazione

Si chiama Rossano Sasso ed è sottosegretario all'Istruzione. Leghista, strizza l'occhio ai no vax e gareggia con la sua collega Barbara Floridia (M5s), a chi li accarezza di più. E' più unfit di Durigon

Sentite cosa pensa della vaccinazione (obbligatoria) per gli insegnanti: “Illiberale, non si può imporre un tso per lo più sperimentale”. Crede in pratica che i vaccini siano dei filtri esoterici. Ha aggiunto che la proposta di renderlo necessario  “è da apartheid”. Intervistato ieri dal quotidiano La Stampa ha preso le difese di quella che crede la sua base elettorale: i docenti no vax, i malmostosi che esigono tamponi gratis, tutta la schiuma che tifa per la Dad: Socrate spiegato dalla cucina. Si chiama Rossano Sasso, ed è leghista, sottosegretario all’Istruzione e ha un passato di valore: è stato sindacalista Ugl Scuola.

 

Si vanta di aver difeso i diritti dei precari ed evidentemente dimentica che il primo diritto che dovrebbe oggi assicurare è quello allo studio. Appena nominato si era distinto per aver confuso Topolino con Dante. Voleva dimostrare di essere colto e invece ha scambiato un sigh per una terzina: “Chi si ferma è perduto. Mille anni ogni minuto”. Era sicuro che fosse una citazione del sommo poeta mentre si trattava solo di un affrettato copia incolla da un fumetto. E’ questa l’unica nota simpatica di un sottosegretario unfit. C’è di peggio. Sasso deve perfino concorrere. L’altra sottosegretaria all’Istruzione è Barbara Floridia, del M5s, e gareggia in ammiccamenti no vax con il suo collega. Accarezzano entrambi questi duecentomila docenti ciuchi, non vaccinati, si battono per fargli ottenere i tamponi gratuiti, parlano di libertà vaccinale che è solo libertà di contagio. 


Che sostegno può mai arrivare a un ministro in difficoltà, come Patrizio Bianchi, da queste due matricole? Prima delle dimissioni di Claudio Durigon, il Pd farebbe bene a chiedere l’allontanamento di Sasso, la delega a distanza. Il numero due della scuola non può essere il compare di Claudio Borghi.   

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