Il senatore Dario Stefano (Ansa) 

Caos Puglia. Il senatore Stefano si sospende dal Pd

“Emiliano sostiene il sindaco postfascista di Nardò Mellone. E i dem non dicono niente?”

Michele De Feudis

Il vicecapogruppo a Palazzo Madama ha inviato una lettera di fuoco a segretario nazionale Enrico Letta, e a quello regionale Marco Lacarra. Il dissenso è profondo: “Alla Regione il Pd e il centrosinistra hanno approvato la legge sull’Enoturismo proposta dalla Lega. Non se ne può più”

“Se il governatore Michele Emiliano decide di sostenere un candidato sindaco di Casapound, il Pd deve dirgli pubblicamente che noi dem siamo da un’altra parte”: il senatore salentino Dario Stefano, vicecapogruppo a Palazzo Madama, alza il tiro contro il presidente della Regione Puglia, annuncia l’autosospensione dal partito e spiega al Foglio le ragioni del suo dissenso profondo.

    

Stefano, la misura è colma? “Basta, ci sono alcuni accadimenti che necessitano un moto di chiarezza da parte del mio partito, il Pd”. Che è successo? “Due i fatti scatenanti. Il primo è il post di Emiliano a sostegno del sindaco di Nardò, Pippi Mellone, notoriamente esponente di movimenti di estrema destra. Eppure nella seconda città più popolosa del Salento, con il Pd, abbiamo costruito una alleanza che unisce i 5S e i progressisti intorno al democratico Carlo Falangone. Abbiamo seguito la linea nazionale e quella proprio di Emiliano, che ha fatto l’accordo con i grillini dopo le regionali: non proponiamo mica un accordo con la Lega… Bene, in questa città Emiliano va con la destra. E il Pd non dice nulla?”. Il secondo casus belli? “In Consiglio regionale è stata approvata all’unanimità una legge sull’Enoturismo, presentata dalla Lega, che contraddice la posizione nazionale del Pd…”.

   

Stefano, già nel dibattito che aveva preceduto le regionali aveva stigmatizzato le simpatie a destra di Emiliano (nei giorni scorsi un assessore civico della giunta, Gianni Stea, ha accolto nelle fila del suo movimento un consigliere comunale, ex candidato di Casapound alle politiche del 2018). Ora però la questione è sui tavoli dem a Roma e Bari: “Ho scritto una lettera al segretario nazionale Enrico Letta e a quello regionale Marco Lacarra: chiedo di sgombrare il campo da pericolosi equivoci”. Ma Letta sapeva della “liaison” tra Emiliano e Mellone? “E' un fatto noto, e proprio perché è noto, va affrontato”, chiosa Stefano. Il senatore si riferisce all’appoggio conclamato che il sindaco di Nardò - di destra eretica, salda posizioni identitarie e strappi pro diritti civili, si riconosce nelle tesi dell’ex direttore del Secolo d’Italia Flavia Perina - ha riservato a Emiliano alle primarie del centrosinistra e alle ultime regionali dove un assessore della giunta neretina era candidata nella lista Emiliano sindaco di Puglia. Allora i voti di destra non erano sgraditi? “Una alleanza larga non significa essere prigionieri del trasformismo. Ne parlai al tempo con Nicola Zingaretti. Ma per le regionali ci hanno detto che bisognava evitare che la Lega andasse al governo della Regione, e forse qualcuno si è anche ingoiato qualcosa che non doveva. Se però ora aggiungiamo che in consiglio regionale il Pd e la maggioranza vanno a traino di una iniziativa legislativa della Lega, si è superato il limite”, aggiunge Stefano. “I dem sono il principale perno della coalizione che sostiene Emiliano, e in Puglia i cittadini identificano il governatore con noi. Certo, non è iscritto, ma anima inspiegabilmente le dinamiche del partito…”, puntualizza. Adesso ha anche una formazione emilianista ad hoc, Con: “Ha creato una sigla alleata del Pd, ma se è strumento per dare ospitalità a una destra trasformista ed estrema fino a Casapound, è meglio che lo dica subito…”. La chiosa finale: “Emiliano personalmente può fare quello che vuole. Mi chiedo però se il Pd deve accettare supinamente queste svolte o decide di distinguersi. A Roma ci chiedono di combattere per mantenere intonso il ddl Zan e a Bari siamo silenti quando il governatore si schiera con il sindaco di Casapound? Lo iato sui temi programmatici con Emiliano del resto è antico. Basta ricordare le sue posizioni populiste, sull’Ilva e la Tap, o quando era accanto ai negazionismi della Xylella o ai no-vax. Ora il governatore ha cambiato idea sulla peste degli ulivi e sui vaccini, ma il Pd, alle politiche non avuto certo un raccolto soddisfacente in Puglia…”.

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