L'intervista

Scaramelli (Iv): "Amici del Pd, in quale direzione vi muovete su Siena?"

La "falsa partenza" del palio di Enrico Letta

Marianna Rizzini

Il consigliere regionale renziano incalza in nome del "riformismo", visto il rapporto stretto Pd-Cinque stelle: "Siamo uomini di governo, non possiamo dire 'abbiamo scherzato'"

Da una città all’altra, l’interrogativo è lo stesso: caro Enrico Letta, che cosa vuoi fare in prospettiva? E insomma, a soli due mesi dalle elezioni suppletive per i seggi di Siena e Roma-Primavalle (per non dire delle amministrative), e con la recrudescenza del contagio Covid in mezzo che fa pensare ad altro, ci si ritrova in varie città di fronte al dilemma. Italia Viva lo ribadisce: caro Enrico Letta, che vuoi fare con i Cinque Stelle? E la domanda tanto più risuona se a porla è Matteo Renzi in persona (“Enrico ci faccia sapere se vuole i nostri voti”), concetto che, declinato su Siena, la città dove Letta corre appunto per il collegio vacante, suona come un avviso (“siamo di fronte a un bivio e Letta deve decidere, adesso, da che parte vuole stare).

 

Antefatto: da quando Letta ha cominciato il suo cammino senese, il capogruppo renziano in Consiglio regionale Stefano Scaramelli, anche vicepresidente dello stesso, dice che no, così non va, e si capisce che Renzi è perfettamente d’accordo (tanto più che si è riferito a Scaramelli come al suo vero candidato in pectore, pur lasciando una porta aperta al Pd). E il “no, così non va” di Scaramelli non è stato pronunciato in forma implicita, anzi: “Letta ci ripensi, faccia un passo indietro in modo che tutti ne possano fare uno in avanti”, è stato l’invito al segretario Pd. Detta in altra forma: “I territori vanno conosciuti, battuti, saputi affrontare”. Specie se il territorio, come Siena, è governato dalla destra (dopo una recente storia tormentata).

 

Ma chi è Scaramelli, l’uomo che sta mettendo a Letta ostacoli al primo miglio? Sulla sua pagina Facebook il consigliere si dice intanto soddisfatto per la battaglia sullo statuto regionale:  “…Non verrà modificato nel prossimo Consiglio”, scriveva ieri: “Un’altra battaglia vinta che porto avanti dallo scorso ottobre. Da solo, contro tutti e tutto. Andare controcorrente non è semplice. Farlo sempre e comunque con fermezza e competenza non è facile, comporta fatica e costanza. Nelle istituzioni ci sto così, da persona libera che risponde sempre e comunque prima di tutto alla propria coscienza”. Interpellato sulle suppletive a Siena, dice al Foglio di “voler chiedere agli amici e compagni del Pd se intendono proseguire con Italia Viva lungo la strada del riformismo, visto anche che questa è un’elezione per il Parlamento nazionale, e se ci riconoscono come interlocutori allora le cose si fanno insieme”. Ma lui, Scaramelli, vorrebbe candidarsi? Il consigliere regionale dice che “non è tanto un problema di nomi. Ognuno ha i suoi pesi e le sue misure, e certo noi comunque non voteremo con la destra e potremmo, come Italia Viva, essere in grado di esprimere una candidatura, ma il punto è un altro: avevamo chiesto tempo fa un tavolo regionale. Niente. Ora volendo si può recuperare, e fare in due giorni quello che non si è fatto, ma ai compagni del Pd chiedo: in quale direzione vi muovete?”. Li chiama compagni e amici del Pd, Scaramelli, ma non manca di sottolineare quella che a suo avviso potrebbe essere la differenza tra gli uni e gli altri se gli “amici e compagni” scegliessero di farsi più grillini dei grillini: “Noi siamo gente di governo”. E dunque a Siena, dice Scaramelli, “bisogna ripartire insieme. Fossimo al Palio, direi: chi parte troppo presto non arriva lontano. C’è stata una falsa partenza, rientriamo nei canapi”. Con Letta si è sentito, il consigliere: “Una telefonata interlocutoria, ma ripeto: con il riformismo non si può dire ‘abbiamo scherzato’, e  qui ne va del riformismo in Italia”. (Dal Pd intanto si ripete che a Siena si vorrebbe un “campo largo, Iv compresa”). 
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.