"Il ddl Zan ha problemi oggettivi". Fassina (Leu) chiede al Pd di mediare

"Non si può approvare un provvedimento così rilevante sul piano dei diritti civili e delle libertà con una eventuale, anche se al momento poco probabile, strettissima maggioranza"

Francesco Cocco

Il ddl Zan, il disegno di legge contro i reati di natura omotransfobica, arriverà in aula al Senato il 13 luglio. La legge, già passata alla Camera a novembre scorso, continua a dividere le forze politiche e visto che martedì prossimo si ricorrerà al voto segreto potrebbero esserci colpi di scena e alleanze inedite. "Non si può approvare un provvedimento così rilevante sul piano dei diritti civili e delle libertà con una eventuale, anche se al momento poco probabile, strettissima maggioranza" dice Stefano Fassina. Il deputato del gruppo Leu non crede sia il caso di forzare la mano sul decreto e aggiunge che "nel merito sono necessarie modifiche“. Perché se "le norme che riguardano l'inasprimento delle misure antidiscriminatorie sono sacrosante", ci sono invece, in particolare nell'articolo 1, quello che riguarda l'identità di genere, "norme che si configurano come visione antropologica, legittima, ma di parte, che a mio avviso non possono stare nel disegno di legge". Sullo stesso punto anche all'interno del Pd ci sono visioni critiche, come quella del senatore Mino Taricco, che al Foglio ha spiegato quali sono, secondo lui, i tre punti da modificare. Fassina chiede al Pd di essere lui a trovare una mediazione, magari poi "chiedendo un impegno esplicito ai gruppi politici per garantire immediata approvazione in terza lettura alla Camera dopo l'approvazione in Senato".