L'intervista

"Frenatore io? Al Pd dico trattiamo sul ddl Zan". Parla Ostellari

"A cosa serve spezzare la corda, deteriorare i rapporti di maggioranza? E' sicuro il Pd di fare la cosa giusta?”

Carmelo Caruso

Il leghista meno amato da Fedez e ritenuto il "signor rallento" del ddl Zan. Padovano, cattolico "dialogo e non affosso nessun testo. Il Pd vuole mettere in difficoltà il governo?". La versione di Andrea Ostellari, presidente leghista della Commissione Giustizia

Roma. Perché il Pd si dovrebbe fidare della Lega? “E perché non dovrebbe farlo? E’ falso dire che la Lega non voglia estendere le tutele e i diritti. Non è forse anche questo un pregiudizio come tutti quelli che la legge Zan si prefigge di smontare?”. E’ vero che è lei, Andrea Ostellari, il grande frenatore di questo ddl? “Frenatore io?”. La chiamano il “presidente ostruzionismo” e dicono che, alla guida della commissione Giustizia del Senato, stia facendo di tutto per impedirne la votazione. E’ solo una cattiveria? “E’ una frase che non racconta il lavoro intenso, le audizioni che la commissione sta svolgendo. Per natura sono un mediatore. E davvero non amo parlare di me, ma preferirei parlare solo del tema”.


Fa di professione l’avvocato e vive a Padova come Alessandro Zan che per i giornali è però l’antagonista di Ostellari. Vi conoscete, vi sentite? “E’ chiaro che ci conosciamo. Siamo della stessa città, ci vediamo in treno. Lui è il primo firmatario di questa legge ed è normale che la difenda fino in fondo. Io penso  che possa essere migliorata. Ora c’è una grande occasione. Con pazienza si può arrivare a un buon testo, allargare il consenso, ottenere un’ampia maggioranza. Oppure si può, legittimamente, scegliere di accelerare, come ha intenzione di fare il Pd, ma rischiando di vederlo bocciare in Aula, di creare divisioni”.

 

Enrico Letta potrebbe assumersi il rischio, chiedere come partito la calendarizzazione al Senato e poi il voto, il 13 di luglio. E raccontano che lo voglia fare perché teme i giochi della commissione che Ostellari presiede. In questi mesi si è infatti meritato il titolo di “senatore rallento” e l’idea è che tutte le audizioni, i contributi di diritto che la sua commissione chiede, siano solo espedienti  da giureconsulto, da ex giudice onorario. Anche questa è un’altra cattiveria? “Di sicuro, da presidente, non ho mai fatto nulla di anomalo e ci tengo a precisarlo. Ho presieduto con garanzia che significa in maniera determinata ma sempre favorendo il dialogo. Nessuno può negarlo”. Si è laureato in giurisprudenza con una tesi sulle “forme alternative di detenzione”. L’ultimo libro che sta leggendo è “La giustizia in castigo” di Romano Ricciotti.

 

E’ entrato nella Lega nel 1992. Anche  sua moglie è leghista? “Condivide le mie idee”. E sullo Zan? “Ne parliamo, come stiamo facendo in queste settimane. La vittoria non è già discuterne?”. Prima di essere eletto senatore che ruoli ha avuto? “Sono stato consigliere comunale, segretario provinciale, attualmente commissario della Lega in Emilia”. Ed è stato anche relatore della legge sulla legittima difesa. In quel caso quanto tempo ha impiegato per farla approvare? “Un anno”. Perché il ddl Zan non può essere approvato subito? “E perché una commissione non può chiedere ulteriori approfondimenti su un argomento che, come si vede, è così importante? Mercoledì prossimo, ad esempio, ascolteremo Cesare Mirabelli. Non potrà che arricchirci con la sua testimonianza”. Quanto tempo dovrebbero prendere questi miglioramenti? “Poco, se c’è la disponibilità di tutta la maggioranza a lavorare e trovare un accordo”. Cosa non le piace del ddl Zan? “E se cominciassimo a dire su cosa siamo tutti d’accordo?”. E sarebbe? “Sulla condanna delle discriminazioni. Io farei anche di più. Non solo omosessuali, ma anche disabili e altre categorie di persone maggiormente a rischio. Il nodo è tecnico. Il diritto deve punire il fatto, cosa diversa è l’opinione. Mi chiedo: cosa vuol dire discriminazione? Sono temi complessi. La posizione ribadita da Matteo Salvini è una: dialoghiamo, arriviamo insieme”. Propone al Pd un concordato? “Suggerisco una via d’uscita anziché dividerci”. E’ cattolico? “Lo sono”.

 

Si è detto che dietro alla pubblicazione della Nota verbale della Santa Sede ci sia la mano di Ostellari e si maligna che l’abbia ricevuta in anteprima. E’ così? “Mi conferiscono poteri che non ho. Per quanto riguarda la nota? La ritengo frutto di una posizione legittima, che contribuisce al dibattito. Non è la richiesta di non legiferare, ma una serie di osservazioni che hanno presentato numerosi costituzionalisti, educatori e associazioni”. Al Pd cosa manda a dire? “Trattiamo. La buona volontà c’è. La scelta è loro”. Quanto deve a Fedez? I suoi insulti dal palco del Primo maggio l’hanno laureata personaggio? “Ho ricevuto insulti, minacce. Non gli ho dato peso. L’ho superata”. Ecumenico? “A cosa serve spezzare la corda, deteriorare i rapporti di maggioranza? E’ sicuro il Pd di fare la cosa giusta?”. Conciliante? “Sempre per l’accordo”.    
 

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio