L'intervista

Boccia: "Noi del Pd e il M5s come l'Ulivo del '96. Fuori c'è la destra. Di Roma non parlo"

Le primarie, le alleanze, le città al voto: parla l'ex ministro grande sponsor dell'intesa rossogialla

Simone Canettieri

Il responsabile dem per gli enti locali: "Conte sarà leale con Draghi, finora è stata la Lega a non votare in Cdm"

Francesco Boccia è il delegato di Enrico Letta, e dunque del Pd, agli enti locali. Ossia alle amministrative. L’ex ministro del Conte II è il grande sponsor dell’alleanza tra dem e M5s. In questa intervista al Foglio risponde a tutte le domande eccetto che a una. Questa: chi tra Pd e M5s a Roma non dovesse arrivare al ballottaggio dovrà appoggiare l’altro alleato? Insomma, Raggi per Gualtieri o viceversa? “Non rispondo. Non vedo l’ora che si voti”.

Boccia, a Roma Gualtieri ha vinto le primarie: ma l’affluenza è stata gonfiata.

“Sono temi da bolla, da gossip. Bastava uscire dalla redazione e girare per Roma per respirare la voglia di partecipazione e di mobilitazione. La verità è che la politica a Roma è tornata in strada e tra la gente”.  

Boccia dice, a proposito di Roma, che “Gualtieri rappresenterà un perimetro sociale ampio e unito con lo stesso Fassina e gli altri partecipanti: Caudo, Battaglia, Grancio, Zevi e Ciani”. Ma ci saranno strascichi. “Nessuno strascico. Il risultato certificato è semplicemente eccezionale nell’anno del Covid-19, con tutte le limitazioni conseguenti. Quando 48 mila persone escono di casa, in una calda domenica di giugno, per partecipare a un processo democratico bisogna solo avere rispetto”.

Su Roma non si sbottona. Meglio provare con Bologna: se Isabella Conti non dovesse sostenere Lepore è fuori dal centrosinistra?

“Hanno fatto una campagna intensa, dura e bella. Partivano da proposte diverse con un comune denominatore: essere alternativi alla destra bolognese, quella dei conflitti tra Lega e FdI. Ha vinto Lepore e la Conti ha ottenuto un ottimo risultato; insieme sono il simbolo di quanto può essere forte oggi il centrosinistra in Italia. Sono il bel volto di una visione progressista e riformista di Bologna e del paese. Hanno lottato, come ha ricordato Romano Prodi, come è giusto che sia, a volte con toni anche accesi, ma si sono ascoltati e sempre rispettati. E ora, grazie a loro, possiamo sconfiggere più facilmente la destra”.

E Conti?

“Non si tirerà indietro nessuno, non cercate sempre le polemiche. Sono già al lavoro perché amano Bologna”. 


A Torino è possibile trovare una sintesi su un altro candidato per un accordo in extremis con i 5 stelle?  

“Lo Russo ha vinto le primarie e oggi guida la coalizione di centrosinistra.  Ha incontrato Letta e hanno discusso su come far rinascere Torino dopo i cinque anni della giunta Appendino e dopo il  Covid”.

Lo Russo è inamovibile?

“Chiunque voglia parlare con il centrosinistra torinese avrà in lui  un interlocutore attento ai bisogni della città, forte del sostegno degli altri candidati e dei partiti che hanno partecipato alle primarie. Ha la forza e la competenza per vincere le elezioni a Torino unendo il centrosinistra”.

A Napoli Calenda appoggia Bassolino contro Manfredi, unico esempio insieme alla Calabria, di candidato rossogiallo. Ecco Calenda, alla luce delle sue scelte a Napoli e a Roma si è messo fuori da solo dal centrosinistra?

“Calenda? Dico solo che dovrebbe imparare a rispettare la comunità democratica che, peraltro, ha contribuito a farlo eleggere in Europa. Noi vogliamo battere la destra con le nostre proposte, lui contesta il centrosinistra e favorisce indirettamente la destra. Non ho dimenticato gli insulti di qualche mese fa in Puglia quando diceva meglio la Meloni che il centrosinistra di Emiliano. E’ finita come sapete: lui e Scalfarotto all’1,6 per cento e il centrosinistra ha battuto la destra anche per lui”.


L’alleanza Pd-M5s non decolla.

“Nemmeno nel 1996 dopo la nascita dell’Ulivo si arrivò a un’alleanza sui territori ovunque. Ci fu bisogno di molto tempo. Ora siamo a  due città capoluogo di regione su sei e almeno sette capoluoghi di provincia su quattordici e potremmo arrivare anche a dieci. E moltissime città con il doppio turno hanno l’alleanza”.

Se Conte portasse il M5s fuori dal governo salterebbe l’alleanza?

“Fin qui chi non ha votato provvedimenti in Cdm è la Lega. Qualcuno ha parlato di un Giorgetti dissidente che mette a rischio l’esecutivo?”.  

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.