L'intervista

"Ho il problema di assumere, non di licenziare". Parla Pasini, re dell'acciaio

Oltre un miliardo di fatturato, 1600 dipendenti. "Sono un fan di Draghi"

Carmelo Caruso

"Stiamo cercando personale. Pronti a vaccinare in fabbrica. C'è un'idea da anni 70 sull'imprenditore. Il Pd? Credo che sia solo in cerca di elettorato. Draghi rimanga premier". Intervista al presidente di Feralpi

Si chiama Giuseppe Pasini. È presidente della Feralpi. Produce acciaio. Oltre un miliardo di euro di fatturato. 1.600 dipendenti. Sta per concludere il suo mandato alla guida di Confindustria Brescia.  E’ dunque  lei uno dei famigerati imprenditori che non vedono l’ora di licenziare? “Io sono uno di quei tanti, tantissimi, imprenditori, che non vedono l’ora di assumere. Le dico di più. Lo stiamo facendo. Continueremo a farlo. Non smetteremo”. Dove sta assumendo? “Negli stabilimenti italiani del mio gruppo. A Lecco. A Como. Stiamo cercando personale. Lo formeremo. Come abbiamo sempre fatto. Siamo pronti a vaccinarlo in fabbrica. Non le sembra sufficiente?”. Non state quindi attendendo lo sblocco dei licenziamenti per liberarvi di “forza lavoro” e affamare la “classe sociale”? “Ma davvero crede a questa vecchia idea da anni 70?”. C’è qualcuno che si è purtroppo convinto che sia tornato il capitalismo con la “K”, che il miglior modo per uscire da una pandemia sia puntare tutto sulla lotta, che per ripartire ci serva uno sciopero “generale”.  Dice Pasini: “Ho il problema di crescere, non di decrescere. Di allargare e non di rimpicciolire”.

 

 
E allora perché si “aggira” per l’Italia il fantasma del grande licenziamento d’epoca? E perché un ministro del Lavoro come Andrea Orlando ha provato a prorogare il blocco anziché parlare di come creare nuovi posti? “Perché in questo paese rimane solido un vecchio retaggio. E’ un problema culturale e riguarda la figura dell’imprenditore”. Nel decreto Semplificazioni dovrebbe infatti entrare, e questo lo scriviamo noi, più che l’abolizione del codice degli appalti, l’abolizione del delle frasi bollite, l’abolizione dei cliché tardo-marxisti-spelacchiati. Dice ancora Pasini: “Si prenda il settore manifatturiero. Sa quanto tempo serve per formare un dipendente? Il patrimonio di qualsiasi imprenditore è il dipendente e la sua formazione. Non serve solo tutelare l’operaio, ma aiutarlo a lavorare, occuparsi della sua salute. Non si licenzia solo una persona ma un’enciclopedia di conoscenze”.

 

Perché il ministro Orlando non rivendica gli accordi fatti con la buona industria, i protocolli per vaccinare in fabbrica? Eppure, fino a poche settimane fa, ne andava giustamente orgoglioso. Cosa è accaduto? E’ successo che sono tornate parole come “avidità”, “profitto” e che nei confronti degli imprenditori è scattato il vecchio tic stupido di ritenerli “avversari”. Spiega Pasini: “Se l’imprenditore pensasse solo al profitto, come sento spesso dire, non avrebbe firmato accordi con il governo, con le regioni. Per quale ragione la Confindustria si sarebbe spesa e chiesto di procedere con vaccinazioni rapide nei luoghi di lavoro”. Quando l’Italia è stata costretta a chiudersi in casa, quando si è sospeso il commercio e il turismo, a rimanere aperta è stata l’industria, l’impresa. Non significa che tutti gli imprenditori sono illuminati ma significa che non sono tutti capitani di ventura. Ragiona Pasini: “Ho sempre immaginato la mia fabbrica come un patrimonio di tutti e non solo mio”.

 

A Brescia, dove la Feralpi ha sede, il sindaco è un uomo del Pd che per fortuna è immune dal marxismo spinto. Si tratta di Emilio Del Bono. Presidente, a lei piace questo Pd che rilegge Engels, Lukács, Althusser? “Conosco il segretario Enrico Letta e lo stimo. Il Pd non è un partito contro le imprese. Credo che dietro le ultime sue uscite ci sia solo l’ansia di trovare uno spazio elettorale. Penso che sia un partito in transizione. Lo motivo così”. A chi va lasciato Mario Draghi? Risponde Pasini: “All’Italia. Deve continuare a lavorare da premier. Esiste un partito di estimatori di Draghi e io ne faccio parte”. Chi sono gli uomini del premier? “Ministri come Colao, Cingolani. Sono competenze vere. Quando l’Europa ci chiederà conto, quando ci incalzerà per conoscere come, e se, siamo riusciti a spendere le risorse del Recovery, solo Draghi potrà garantire credibilità. Il Quirinale dopo. A Palazzo Chigi ora. E fino al 2023”.

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio