Andrea Orlando (foto LaPresse)

Il pasticcio di Orlando sui licenziamenti

Luciano Capone

Draghi interviene per cambiare la norma sul blocco dei licenziamenti. Probabilmente non c'è stato un "inganno" del ministro del Lavoro, ma una gestione un po’ approssimativa e incasinata del dossier

“Nessun blitz – dice al Corriere il ministro del Lavoro Andrea Orlando a proposito della polemica degli ultimi giorni sul blocco dei licenziamenti – la norma è stata inviata per posta elettronica agli uffici di tutti i ministri due giorni prima. E poi ne ho parlato apertamente in conferenza stampa a fianco di Draghi”. Non ci sono particolari motivi per dubitare che le cose siano andate come afferma il capodelegazione del Pd, ma proprio per questo motivo non si comprende allora come mai il governo, o meglio il presidente del Consiglio Mario Draghi, abbia deciso di “migliorare considerevolmente” quella norma. E soprattutto perché Orlando abbia accettato di modificare una misura che, come sostiene, è stata discussa e approvata seguendo le procedure.

 

La questione è, ovviamente, più complessa. E se non si tratta di un sotterfugio o di un “inganno” – questa è l’accusa rivolta da Confindustria e dalla Lega al ministro del Lavoro – sicuramente si tratta, viste le reazioni, di una gestione un po’ approssimativa o incasinata del dossier. D’altronde questo elemento si può dedurre dalla conferenza stampa sul decreto Sostegni-bis in cui Orlando ha presentato la norma dicendo che era stata “costruita in modo repentino nelle ultime ore per l’esigenza di adeguare questo pacchetto ad alcune dinamiche che si stanno determinando”. Il percorso per il ritorno ai licenziamenti previsto dalla norma “repentina” di Orlando prevedeva tre tappe: primo luglio per le grandi imprese e primo novembre per quelle piccole, con una tappa intermedia fino al 29 agosto per le grandi imprese che entro il 30 giugno fanno ricorso alla Cig Covid.

 

Proprio quest’ultima proroga di due mesi è stata ritenuta inaccettabile, nel merito oltre che nel metodo “repentino” dagli industriali, perché da un lato contravverrebbe agli impegni presi dal ministro e dall’altro risulterebbe asimmetrica: finora Cig Covid e blocco dei licenziamenti sono andati di pari passo, mentre in questo caso gli aiuti finirebbero due mesi prima dello stop ai licenziamenti. Probabilmente l’estensione pensata dal ministro è dovuta alle difficoltà che stanno incontrando la riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive. Sono due cantieri aperti che non produrranno nulla di concreto prima della fine di luglio, ovvero un mese dopo il previsto sblocco dei licenziamenti del 30 giugno, con il rischio di ritrovarsi con un’ondata di esuberi in estate senza ammortizzatori sociali adeguati. L’idea era quindi quella di avere una proroga-ponte per adeguare le politiche passive e attive che non sono state riformate finora.

Evidentemente questo brusco cambiamento in corsa è stato, se non ingannevole, quantomeno poco chiaro visto che ha costretto Draghi a intervenire e Orlando a fare retromarcia. La “mediazione” del presidente del Consiglio è consistita nella cancellazione della proroga del blocco fino ad agosto e nell’accoglimento della Cig gratuita in cambio dell’impegno a non licenziare: “E’ un miglioramento considerevole – ha dichiarato Draghi –. L’intervento che abbiamo previsto è in linea con tutti gli altri paesi Ue” e consiste in “un forte incentivo” a non licenziare anche se sa luglio non ci sarà più “il divieto assoluto”.

 

La querelle sul blocco dei licenziamenti è, però, chiaramente anche un elemento della nuova identità politica del Pd che Enrico Letta sta cercando di spostare a sinistra. Le norme introdotte da Orlando e approvate in Cdm sono diventate un simbolo dello scontro tra il Pd e i “poteri forti” come Confindustria. Per qualche giorno i dirigenti dem hanno difeso a spada tratta Orlando da quello che era ritenuto un attacco ingiustificato. “Sulla questione cruciale del blocco dei licenziamenti e della Cig ho letto critiche superficiali e ingenerose nei confronti del Ministro Orlando, che lavora su un tema delicato per milioni di italiani, con tutto il nostro sostegno e apprezzamento”, ha scritto su Twitter il segretario Letta. E a ruota il vicesegretario Peppe Provenzano: “E’ in corso un inaccettabile attacco personale al ministro Orlando da parte di parte del mondo confindustriale e dalla Lega. Ieri il Sole 24 ore ha parlato addirittura di inganno. Dove? Che chi prende Cig gratis non deve licenziare non è inganno, è un principio sacrosanto”.

 

Le barricate social del Pd sono però durate un paio di giorni. Fino a quando Draghi ha deciso che la norma andava “migliorata”. A quel punto la resa ha suscitato la reazione dei sindacati che hanno accusato il governo di essere succube degli industriali. Così Orlando è uscito ammaccato da questa vicenda, riuscendo a scontentare sia la Cgil sia la Confindustria. E’ il secondo stop di Draghi dopo la proposta di aumentare l’imposta di successione. Il Pd sta cercando di costruire una nuova identità più di sinistra, ma fare il partito di Letta e di governo può essere logorante.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali