Pd contro Pd

Dilemmi d'Emilia. La regione rossa alle prese con gli strani casi Bologna e Rimini

Chi ripensa ai tempi in cui nel capoluogo vinse Guazzaloca, chi mette in guardia contro "il rischio Cattolica e Riccione", dove hanno vinto M5s e destra

Marianna Rizzini

Stefano Bonaccini alla ricerca di un terzo nome per Rimini, mentre a Bologna una parte di Pd sostiene la candidata di Italia Viva

E’ la regione “rossa” per eccellenza, simbolo di buona amministrazione e pragmatismo, e laboratorio di dialogo a sinistra del Pd e verso i Cinque stelle. E però ora l’Emilia-Romagna ha un problema: le incipienti elezioni amministrative fanno venire in mente, dalle parti di Bologna, i tempi lontani in cui, dice un osservatore locale, “a forza di dividersi in fazioni è arrivato Sergio Gazzaloca – e non ci era andata così male. Oggi chissà: auguri”. E insomma succede, in Emilia, che una parte del gruppo dirigente del Pd bolognese viri verso la candidata di Italia Viva Isabella Conti, e che in Romagna, in quel di Rimini, il Pd schieri due candidati l’un contro l’altro armati per le primarie — e il livello di tensione è talmente alto che Stefano Bonaccini, presidente della Regione, ha buttato sul tavolo l’ipotesi di un terzo candidato tra due litiganti. 


Passo indietro: l’intervento in direzione del segretario Pd Enrico Letta, il 13 maggio. Intervento in cui Letta (che già da tempo dice di non voler scegliere dall’alto il candidato sindaco per Bologna) insiste sulle primarie: “Un modo per dialogare con la città, parlare del territorio e del centrosinistra. Quando le primarie sono contendibili in modo molto aspro e impegnato, come accade a Bologna, si grida alla rissa. Quando sembrano avere una candidatura più forte si dice: a che servono? Io credo che l’importanza del metodo che ci siamo dati sia capire la realtà della situazione, senza che sia la scelta in una stanza chiusa del segretario o di due o tre dirigenti. In questo senso le primarie a Bologna, Roma e Torino saranno una modalità per parlare delle città e del centrosinistra”. Ma un conto è dire un conto è fare. E a Bologna il fare è in questo momento complicato dal suddetto groviglio: il candidato Matteo Lepore, assessore comunale appoggiato ufficialmente da Bonaccini (“Matteo in questi anni ha fatto bene, conosce davvero la città e ha una buona sintonia con le generazioni più giovani”), non è sostenuto dall’altro assessore Pd Alberto Aitini – che ha deciso di schierarsi dalla parte di Isabella Conti, sollevando critiche sottotraccia a Roma (della serie: “Il partito ora appoggia Lepore”). Intanto Conti ha fatto sapere che in caso di vittoria di Lepore lo voterà. “Ma lui? E’ un’anomalia che la coalizione sia variabile a seconda di chi vince le primarie”, ha detto la candidata, mentre il Pd bolognese è percorso dalla tentazione, per dirla con un dirigente, di “sostenere una candidatura alternativa, con posizione svincolata rispetto all’appartenenza tradizionale”. 


A Rimini, intanto, ci si dibatte, sempre nel Pd, per la successione ad Andrea Gnassi, sindaco uscente. In lizza ci sono la presidente dell’assemblea legislativa Emma Petitti (orlandiana, in campo dall’autunno scorso, allora messa in guardia dal segretario provinciale Filippo Sacchetti al grido di “se si sceglie la strada in solitaria il Pd non può fare la ola”) e l’assessore alle attività economiche Jamil Sadegholvaad, sostenuto da Gnassi e dalla maggioranza Pd in Comune, in nome della continuità e della Rimini riqualificata. Dice un esponente del Pd emiliano: “Petitti potrebbe anche vincere le primarie, ma poi?”. E insomma il caso Rimini offre un’anteprima di quello che potrebbe succedere in altre grandi città dove si vagola senza accordi. Motivo per cui Bonaccini è in cerca di un terzo nome “civico” in grado di ricucire (e magari evitare le primarie di coalizione): “Se si va su una terza soluzione condivisa forse è il modo per uscire uniti e compatti e costruire un centrosinistra largo”, ha detto il governatore, alla vigilia di una direzione locale in cui si deve cercare la via d’uscita, pena lo scenario “Cattolica e Riccione” (le altre perle della Riviera dove, con la sinistra divisa, in precedenza hanno vinto rispettivamente i Cinque stelle e la destra). 
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.