Dopo la rinuncia di Cirinnà

"Cercasi donna disperatamente". Psicodramma delle primarie a Roma

Da Marianna Madia ad Arturo Parisi, un coro di perplessità per Enrico Letta, che convoca la direzione

Marianna Rizzini

"Speri si stoppi subito questa farsa", dice Madia. "Letta, ma si può continuare così?", dice Parisi

“Spero si stoppi subito questa farsa o si smentisca a parole e nei fatti: non è accettabile la ricerca di una donna solo per fare da figurante contro il candidato designato”. È la deputata pd Marianna Madia a consegnare a Twitter tutto il suo sdegno per quello che, da più parti dello stesso Pd, viene da qualche giorno considerato un boomerang mediatico nella partita romana per il sindaco. Monica Cirinnà si è ritirata dalla corsa in nome “dell’unità del partito” e in sostegno dell’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (“si conclude il sogno di correre per la città”, ha detto Cirinnà, che ieri ha posato con Gualtieri per Roma “capitale dei diritti, dell’ecologia e del lavoro”).

 

 

Ma succede anche che il ritiro di Cirinnà scateni un putiferio, nel partito in cui il neo segretario Enrico Letta ha insistito per avere due capogruppo donna per Camera e Senato – e Marianna Madia ne sa qualcosa, essendosi già polemicamente esposta al momento della scelta di Debora Serracchiani per la Camera (“cooptazione mascherata”, era stata l’accusa dell’ex ministro Madia alla dirigenza del partito). E ieri filtrava la notizia di altri infruttuosi tentativi di convincere un’altra donna a correre alla primarie, dove sono rimasti in gara solo uomini. Ricerca non riuscita neppure in altri partiti: Loredana De Petris, da LeU, ha smentito di voler partecipare, mentre l’ambientalista Rossella Muroni, ex LeU ora nel Gruppo Misto, ribadiva la rinuncia a correre.

 

 

Si faceva sentire da Twitter anche il padre nobile dell’Ulivo ed ex ministro della Difesa Arturo Parisi: “Cercasi donna disperatamente che illeggiadrisca la competizione e non metta a rischio il risultato predeterminato. Enrico Letta, ma si può continuare così?”. E Letta intanto convocava una direzione in streaming per stamattina, proprio su amministrative e alleanza con il M5s, per “rimettere la chiesa al centro del villaggio”, cioè per “rimettere il Pd, la sua identità, ‘noi’ al centro”. E però la convocazione arrivava ex post: dopo il “niet” a Cinque stelle in varie città e dopo l’esplosione delle polemiche sul cherchez la femme.

 

 

“Le cose si dicono in faccia”, è la parola d’ordine della direzione, “senza aggirare i temi spinosi”. Che sono tanti: il voto di ottobre in sé, la legge elettorale, l’atteggiamento di Virginia Raggi (che non dà certezze sul secondo turno) e quello di Chiara Appendino (che a Torino nega l’appoggio a un candidato pd). “Il tema non è l’alleanza con i Cinque stelle ma il come”, è il Leit motiv lettiano, pronunciato di nuovo mentre la minoranza interna di Base Riformista promette un intervento per oggi e l’area di Matteo Orfini lascia trapelare perplessità sulla linea. Per non dire del campo largo della sinistra a sinistra del Pd: il presidente dell’VIII Municipio di Roma Amedeo Ciaccheri metteva in dubbio l’utilità stessa delle primarie: “A che servono consultazioni così? Il Pd si prenda la responsabilità di ratificare Gualtieri”.

 

Non era l’unico, Ciaccheri. Anche se da prospettiva diversa, infatti, Roberto Morassut, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera, pilastro del partito nella capitale, aveva buttato lì l’idea sul Riformista: “Sono convinto che, per come si sono messe le cose, le primarie a Roma  potremmo evitarle. Senza nulla togliere agli altri potenziali candidati, che sono tutte persone di valore, è evidente che la candidatura di Roberto Gualtieri sia ampiamente sostenuta dal resto della coalizione. Quella della capitale è una battaglia politica in cui la forza e la nettezza di una scelta possono essere decisive, soprattutto in un momento in cui si vorrebbe far passare il Pd come partito incerto”. E, alla luce dei fatti, pareva iperrealtà la frase del responsabile Enti Locali Francesco Boccia, che da Radio Immagina aveva invitato nuovamente Carlo Calenda a partecipare alle primarie: “C’è ancora tempo”. 
 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.