L'egemonia degli uomini ombra

La Superlega dei numeri due. A Roma servirebbero le secondarie

Altro che primarie. A Roma chi conta non si candida. Cambiare?

Carmelo Caruso

Un sindaco per Roma? Perché non cercarlo tra i numeri due? Astorre, Mancini, Durigon, Gasparri, Lombardi. Sono gli indispensabili e più interessanti anche da raccontare

La verità su Roma la diciamo noi. Chi pensa che le elezioni siano il miglior sistema per trovare un sindaco, si sbaglia. Chi pensa che a sinistra servano le primarie, ancora peggio. Se solo Enrico Letta avesse coraggio, se sul serio la sua intenzione è sorprendere, si farebbe promotore di questa formidabile Superlega. Cosa aspetta a intestarsela più del voto ai sedicenni?

 

Non sono le primarie che vanno fatte, ma le secondarie che andrebbero organizzate e di tutta fretta. Perché nessuno riesce a dire che a Roma, più che altrove, un sindaco non comanda ma è solo il cestino del malumore? Perché non dire che chi conta è chi manda avanti qualcuno che gli consenta di stare dietro? Basta leggere quello che ripete ogni giorno Carlo Calenda, leader di Azione, candidato che non ha secondo fini e dunque lotta contro i secondi del Pd. Qual è la sua opinione? Che in questa magnifica ed eterna città non sono i primi a contare, ma i vice a dettare la linea. Caro Letta, dice lui, “ma come te lo devo dire? Allontana Bettini, Astorre e Mancini. Non gli far governare le primarie”. Di Goffredo Bettini è superfluo scriverne. Da decenni è il secondo di Roma che conta più di tutti i primi(cittadini) che ha fatto eleggere (solo con Ignazio Marino, gli è andata male, ma si sa che era “marziano”).

 

Non riguarda solo la sinistra (alla destra ci si arriva). Prima però il quesito: vale la pena perdere ancora tempo a raccontare le mosse dei candidati quando sarebbe più utile descrivere le riunioni segrete dei loro “ci penso io”? Si prenda Astorre che a un milanese non dice nulla ma a un romano invece tutto. E’ segretario del Pd Lazio e sarebbe il secondo di Dario Franceschini che ha il “vicecomando” come regola di vita. E’ tanto simpatico quanto abile. Quando gli si fa una domanda non è così sciocco da rispondere. Lui sorride e la aggira. Alla trattativa vera per convincere Nicola Zingaretti c’era lui.

 

Che male ci sarebbe a candidarlo alle fanta-secondarie? (Quota areadem). E si dica con franchezza. Cosa sarebbe Gualtieri senza Claudio Mancini, il suo sparring partner? Mentre l’ex ministro stava a Bruxelles, chi faceva i comizi a Roma? Chi si occupava della viabilità del quartiere Monteverde? (che a dirla tutta …). Gualtieri si candida alle elezioni suppletive ma è Mancini che poi gira le sezioni. Era perfino tesoriere del Pd Roma e quando un ex ministro dell’Economia incontra un tesoriere del Pd, l’ex ministro è sempre una seconda scelta. (Candidato quota ex Ds?).

 

Si vada adesso a destra. Matteo Salvini se a Roma è qualcuno lo deve a Claudio Durigon. E’ l’uomo pacca sulla spalla. E’ vero che è finito impacchettato dai giornalisti di Fanpage, ma per Salvini è un titolo di merito. E’ Durigon che ci mette la faccia. E’ speculare a Luciano Nobili, che è l’altro amministratore delegato di Roma ma per conto di Matteo Renzi e la sua Italia viva. Lottano contro il peso ma si sentono due pesi massimi in una città voragine. Pure Giorgia Meloni, una che su Roma vuole, giustamente, dire la sua, la fa dire a Francesco Lollobrigida (che è secondo e cognato) e a Chiara Colosimo. In questo caso sarebbe secondarie patriottiche. Nel M5s la sola donna che ha dimostrato capacità di amministrare Virginia Raggi è la sua arcinemica: Roberta Lombardi. E’ adesso in giunta con Nicola Zingaretti. Forza Italia? E’ da anni che a Roma se ne occupa Maurizio Gasparri che è un numero uno, ma sempre due di fronte a Silvio Berlusconi. Non è la serie B della politica romana. Al contrario. Sono loro i veri candidati fuoriserie. Tanto seri da non volersi candidare.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio