La manifestazione

Per Israele la politica italiana depone le armi: solidarietà bipartisan al Portico d'Ottavia

Per un pomeriggio le liti da cortile si mettono da parte. Anche Raggi si fa vedere, Gualtieri non c'è

Simone Canettieri

Letta e Salvini all'evento organizzato dalla comunità ebraica di Roma. Tajani applauditissimo. Il Pd in forze, sul palco si avvicendano Boschi, Calenda, Toti, Lollobrigida

Un portico per tutti. Ma soprattutto per loro due. Abituati alla Striscia di Gaza della politica italiana e ben allenati a mandarsi missili quotidiani, Matteo Salvini ed Enrico Letta si ritrovano per la prima volta sotto la bandiera di Israele. Che non è appunto quella del governo Draghi, di cui sono i litigiosi azionisti con reciproche accuse di sabotaggio. 
Eccoli al Portico d’Ottavia, cuore del ghetto, giorno dell’orgoglio, bandiere alle finestre. Bambini con i cartelli “fuori Hamas dalla Palestina
”.  

 

I leader della Lega e del Pd si avvicendano sul palco dove poi vi torneranno per una foto di gruppo con gli altri rappresentanti dei partiti. Antonio Tajani, applauditissimo, cita le battaglie di  Marco Pannella e il lavoro diplomatico di Silvio Berlusconi. Salvini, anche per lui grande accoglienza, ribadisce la voglia di pace ma anche di chiarezza: “I missili vanno condannati sempre e bisogna dire che Hamas è una organizzazione terroristica e che ci vuole una soluzione pacifica che gli islamisti non vogliono”. Letta dal palco rivela di aver  telefonato all’ambasciatrice palestinese per “esprimere il rifiuto di quel che sta accadendo”.

 

E poi fa un appello “alla comunità internazionale: smettiamo di dare per scontato che sia una vicenda senza soluzione”, Maria Elena Boschi  chiede “pace per Israele che ha diritto e dovere di esistere perché è l’unica oasi democratica dell’area”. Carlo Calenda, nel duplice ruolo di leder di Azione e candidato sindaco,  cita  le sue battaglie  su Twitter “con quel cretino di Chef Rubio”  e ribadisce che  “non può esserci equidistanza tra terrorismo e democrazia”. 


Hamas, aggiunge un applaudito Calenda, è pericolosa così come i paesi che ritengono questa organizzazione interlocutore. Per Fratelli d’Italia, c’è Francesco Lollobrigrida, sta qui con Ignazio La Russa, per conto anche di Giorgia Meloni: “E’ ora che tutte le forze politiche senza se e senza ma sostengano uno stato che ha diritto di esistere e non ci devono essere più incomprensioni da questo punto di vista. Quindi tutte le forze politiche siano concordi e dimostrino la solidarietà verso un popolo che è da tanto tempo costretto a combattere per la difesa della propria terra”.  Il M5s è rappresentato dai parlamentari Iolanda Di Stasio, Marta Grande e Andrea Cioffi che sale sul palco. Ma nessuno lo conosce. Sicché Enrico Letta chiede in un orecchio a Emanuele Fiano chi “è questo che parla?”.  C'è anche Giovanni Toti per Cambiamo.


Hanno tutti raccolto l’invito della comunità ebraica di Roma. L’arco parlamentare è quasi completo (eccetto la sinistra-sinistra). E già questa è una notizia. Una mobilitazione importante, seppur con solo ventiquattro ore di preavviso. L’appello di Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica della capitale,  fa dunque breccia nei partiti. La manifestazione, alle spalle della sinagoga, inizia con il suono delle sirene, che richiamano ai missili, ai coprifuoco, ai bunker. “Sirene suonate solo nella giornata di ieri oltre mille volte”, ricorda Ruben Della Rocca, numero due  della comunità ebraica. 


E’ un appuntamento dal forte simbolismo, certo. Ma alla vigilia delle elezioni a Roma tutto si contamina. E dunque bisogna anche registrare gli aspiranti sindaci presenti: c’è Carlo Calenda, appunto, Tobia Zevi, in corsa alle primarie. Passa  anche la sindaca Virginia Raggi, un blitz di pochi minuti. E’ assente invece Roberto Gualtieri, l’uomo forte dei dem nella corsa al Campidoglio (“Aveva già preso altri impegni”, dicono imbarazzanti dal Pd romano, ben consapevoli di quanto sia importante avere rapporti di buon vicinato con la comunità ebraica). 
Il Pd è comunque rappresentato in forze (Quartapelle, Fiano, Sensi, Pinotti, Picierno, De Luca jr, Fassino). C’è un problema a sinistra? “Purtroppo abbiamo  visto di tutto in questi anni – dice dal palco Della Rocca – anche un politico con i baffetti che passeggiava con gli Hezbollah”.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.