L'intervista

"Uffa! Ancora la televisione di Guglielmi?". A casa dello storico direttore di Raitre

Angelo il gagliardo. Critico e fondatore del gruppo '63. "Ho litigato con Eco per colpa di Un giorno in pretura"

Carmelo Caruso

"Fedez? Io dissi no a Ettore Scola. Franceschini mi voleva presidente Rai, ma saltò. De Bortoli sarebbe ottimo. Il miglior modo di fare televisione è dimenticare quella passata. La tv è la scatola dei perché"

Angelo Guglielmi non farebbe più la televisione di Guglielmi. “Ma le pare? Le posso confidare un segreto? Quando me ne sono andato ero contentissimo. Dopo otto anni alla guida di Raitre non riuscivamo più a inventare nulla”. Anche i geni si esauriscono? “Naturalmente. Esaurirsi è fisiologico. Ciò che conta è  divertirsi. Nella mia Raitre ci si divertiva come pazzi. In quegli anni abbiamo avuto idee gagliarde”. Dunque Guglielmi non replicherebbe la Raitre di Guglielmi, la rete libertina e colta? “Ma non c’è dubbio. Basta con la televisione di Guglielmi! Anche io me ne inventerei una nuova che non abbia nulla a che vedere con quella”.

 

 

Nella sua casa ai Parioli, primo piano, “venga si accomodi”, il professore Guglielmi, il direttore Guglielmi, dice che il titolo di professore non gli è mai piaciuto. “Sa che mi avevano proposto di insegnare televisione ai direttori Rai?”. E lei? Ha rifiutato? “Ovvio. La verità è che io la televisione non la sapevo fare. Ed è per questa ragione che forse ho saputo farla. Cosa avrei dovuto insegnare?”. Ci sono scuole dove insegnano di tutto, creatività, fantasia, scrittura. Sul serio insegnare la spaventa? “Non mi piace. L’unica cosa che non insegnano è la più semplice: mettetevi le mani tra i capelli e riflettete. Il segreto non è inventare ma dimenticare. Non può cominciare nulla se non dal bianco. Un suggerimento: dimenticate”.

 

Oggi ha 92 anni ed è arrivato già alla seconda dose di vaccino. Ha smesso di guardare la televisione e non ascolta neppure la radio. “Non mi incuriosiscono”. E quindi come si informa? “Acquisto due giornali. Repubblica e Corriere della Sera. E poi leggo la vostra newsletter. Il “Foglietto” mi piace”. Da una scatola di latta tira fuori i suoi speciali “auricolari”. Guglielmi vive in una casa dove non si ha paura di tenere i libri anche sul pavimento. Sua moglie non la sgrida? “No. E’ dolcissima. Ha scritto dei libri magnifici. Mi creda. Ne vuole leggere uno?”. Si chiama Alberta Montanari. Oggi non è in casa. Il non-direttore ha due appartamenti comunicanti. Uno è fresco d’estate, l’altro è caldo d’inverno. “Alla nostra età sentire freddo è la pena più grande. Hanno spento i riscaldamenti condominiali e però Alberta ha ancora freddo”. Chi è la donna che ci ha aperto la porta? “Si chiama Valentina. Sta battendo al pc un nuovo libro a cui sto lavorando”. Vede che non sempre il genio si esaurisce? “Il genio infatti si può rigenerare. Io sto manipolando testi che ho scritto anni fa. Erano testi gagliardi”. Guglielmi ama l’aggettivo “gagliardo”. Programmi gagliardi, idee gagliarde. Il gagliardo è un colore rosso? Ma lei è ancora comunista? “Io sono solo un intellettuale, un ribelle che si è occupato e si occupa di letteratura”.

 


Per un’ora riusciamo a dimenticarci della Rai e della sua terza rete che si vuole sempre scongelare. “Ma la mia era rovente. Come la ‘linea’ di Giuliano Ferrara. Ogni settimana era ospite in studio il politico più maltrattato. La mia Raitre comincia con il suo programma”. E’ vero che deve tutto a Walter Veltroni? “Sono stato indicato alla direzione da lui ma se mi ha scelto è stato per far brillare la sua stella”. Mentre lo dice sposta con le mani i saggi di Montaigne “che continuo a rileggere” insieme all’Iliade di Omero. Rivendica la fondazione del Gruppo ‘63, il movimento nato per dimostrare la fine del romanzo anche se poi “Umberto Eco tradì e scrisse il Nome della Rosa. Siamo stati grandi amici”. Avete mai litigato? “Eccome. Fu per colpa della Rai. Criticò “Un giorno in pretura”. E perché? “La riteneva una speculazione indegna mentre per me qualcosa di necessario. Gli italiani hanno cominciato a capire cosa fosse la giustizia italiana grazie a quella trasmissione”.

 

Ha mai capito cosa sia la televisione? “Per me è la scatola dei perché”. Gli chiedo se durante la sua direzione abbia mai censurato qualche artista e cosa ne pensa del primo maggio, di questi direttori o vice di rete che si registrano le telefonate per tutelarsi da Fedez. Mi risponde che “il primo maggio, il concertone, non è più una cosa seria” e che prima di Fedez dire di “no” non era censura, ma linea editoriale. Insomma, lei a chi ha detto di no? “A Ettore Scola. Veltroni mi aveva chiesto di riceverlo. Ho acconsentito”. E cosa gli ha rifiutato? “Voleva che producessi un documentario di sua figlia e poi una sua sceneggiatura sulla vita dei carcerati. In entrambi ho dovuto dirgli di no perché erano lavori che non mi convincevano”. Censura? “Si sarebbe vergognato lui per primo di definirla censura”. Quando pensa alla commissione di vigilanza Rai cosa le viene in mente? “Una superfetazione”. Chi vorrebbe come presidente Rai? “Dario Franceschini mi aveva chiesto di farlo ma poi saltò tutto. Ferruccio De Bortoli sarebbe un bel nome”. Ma come ha fatto durante il lockdown a non accendere il televisore? “Adesso posso dirlo. Sono uscito anche la sera. Non ho rinunciato a camminare. Una piccola trasgressione a quest’età dice che è punibile?”. Penso di no. Guglielmi ci accompagna alla porta. Ha delle calze rosse. Gagliarde.

 

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio