Città che vai, rompicapo che trovi sullo schema Pd-Cinque stelle

Da Torino a Napoli, passando per Roma e Bologna. Enrico Letta punta sul "campo largo", ma sul territorio le resistenze continuano

Marianna Rizzini

Le primarie digerite a forza, i nomi che non ci sono, le diatribe tecniche e quelle di sostanza. E la nota dolente tra le dolenti: Roma

Città che vai, intoppo che trovi sullo schema Pd-M5s, nel giorno in cui viene ufficializzato alla Camera lo slittamento delle elezioni amministrative ad ottobre. E certo Enrico Letta, tornando tempo fa da Parigi, ha evocato più volte quel “campo largo” del centrosinistra che però, al momento, pare limitarsi, quando va bene, alle dimensioni del campo da calcetto. E insomma, anche se Letta e Giuseppe Conte dialogano attraverso le “Agorà” di Goffredo Bettini (che continua a consigliare vivamente unità) la questione delle alleanze e dei nomi, sul territorio, appartiene alla categoria dei rebus.

 

E a Bologna, per esempio, città simbolo della sinistra, l’ultimo tavolo tecnico sulle primarie del centrosinistra (e ce ne sarà un altro nelle prossime ore) ha prodotto un allentamento momentaneo di tensione sul tema “pre-registrazione” per il voto on line, tema su cui il candidato pd Matteo Lepore aveva discusso con gli altri candidati, tra cui la renziana Isabella Conti. Tuttavia non si è giunti alla soluzione definitiva (votare tutti in presenza ai gazebo e non soltanto gli over 75 è un’ipotesi). Ma se è vero che a Bologna l’alleanza Pd-Cinque stelle non è in discussione, è vero pure che il M5s attenderà l’esito dei gazebo (e  della contesa Pd-Iv) per pronunciarsi in via definitiva.

 


Il fatto è che le primarie non sono così benvenute come Letta vorrebbe, tanto che a Torino, dove peraltro i rapporti tra Pd e Cinque stelle non sono idilliaci (anzi), proprio sulle primarie si è temporeggiato fino a due giorni fa, quando, nel corso di un incontro  tra Enrico Letta, il responsabile Enti Locali Pd, Francesco Boccia, e i vertici piemontesi del Pd, è emersa “la volontà di chiamare a raccolta il popolo del centrosinistra per le primarie di coalizione”. Si dice soddisfatto il candidato Stefano Lo Russo, capogruppo Pd in Comune a Torino. Ma sull’intesa cordiale Pd-Cinque stelle nel Pd piemontese si ricorda “la reazione allarmata sia del Pd sia dei Cinque stelle all’intervista a Repubblica  in cui la sindaca uscente Chiara Appendino parlava di nome comune e di laboratorio”. Lo stesso Lo Russo, al Corriere della Sera, dice parole autarchiche che preludono più ad accordi futuri (secondo turno) che ad accordi immediati: “Il perimetro largo di cui si parla va ricercato nella città, non nei partiti”, dice Lo Russo. “La proposta politica del centrosinistra deve essere capace di allargare il campo a tutte le energie positive di Torino: dai professionisti ai sindacati, dal terzo settore alle imprese, con una attenzione particolare ai giovani. Credo che se il centrosinistra sarà capace di trasmettere la solidità del suo progetto, ha buone chance di vincere già al primo turno”. 

 


Poi c’è Napoli, la città dove è in campo l’ex sindaco Antonio Bassolino, con l’idea “di essere sindaco di tutti”. Ma nel Pd si pensa ad altro, e cioè allo schema suddetto di intesa. Non senza tensioni: “L’alleanza Pd-M5s è cosa fatta a Napoli? Chi si accontenta gode”, ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, mentre il deputato di Italia Viva Gennaro Migliore, che le primarie le invocava, ha commentato così lo scenario: “Nelle altre grandi città al voto non c’è alcun affanno a chiudere alleanze tra Pd e M5s. Solo a Napoli...”. E l’accusa è: Pd schiacciato sui Cinque stelle, sia nel caso si realizzi infine una candidatura di Roberto Fico (al momento smentita) sia nel caso ci si orienti su una figura civica. 


All’estremo opposto c’è Roma, nota dolente tra le note dolenti. Ed è a Roma che il rebus si fa rompicapo: Carlo Calenda è il campo da tempo, per le primarie di centrosinistra sono già schierati  vari nomi, ma lo stallo è speculare nel Pd e nel M5s: la presenza in campo della sindaca uscente Virginia Raggi rende infatti impervio l’accordo: il Pd locale ha espresso il suo “niet”, e nel M5s non c’è unanimità, anzi, sulla sua  corsa al bis. E dal lato dem c’è ancora chi sogna, nonostante  la disponibilità dell’ex ministro Roberto Gualtieri, il “sì” (pure quello più volte smentito) dell’ex segretario  e governatore del Lazio Nicola Zingaretti. 
 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.