Lo scontro

Le regioni contro Draghi (e Speranza"). "Furbetti chi? Vogliamo un incontro"

Chiesto un confronto poltico dopo le frasi del premier sulle disparità vaccinali

Carmelo Caruso

Un asse di governatori di centrodestra chiede un vertice: "Quelle del premier accuse generiche.". Li guida Fedriga. Bonaccini media. I ritardi vengono addebitati a Speranza che si vuole assediare: "Le linee guida precedenti le ha date lui"

Roma. Un incontro per chiedere a Mario Draghi la ragione del suo rimprovero. Un confronto politico da avere già questo fine settimana, il prima possibile, perché le sue frasi “sono state, e ci dispiace, ingenerose e generiche”. I governatori vogliono adesso un “momento di verità” dopo le parole del premier sulle inaccettabili disomogeneità regionali, sulle vaccinazioni alle categorie professionali. Ieri, nella Conferenza stato-regioni, si è costituito un cartello di governatori e vice. Sono Luca Zaia, Massimiliano Fedriga, Marco Marsilio, Letizia Moratti, Maurizio Fugatti. Vogliono ribaltare la responsabilità “che non è nostra. Non siamo tutti uguali”. L’obiettivo non è  Draghi, ma il ministro della Sanità, Roberto Speranza: “Le linee guida precedenti ce le ha date lui”.

 

Dicono, e lo dice chi gli è vicino, che Draghi non avesse  intenzione, e assicurano davvero, di alterare quel clima di “leale collaborazione” che ha permesso di accelerare la campagna vaccinale. Raccontano che sia stata la parola “alcune” regioni, scelta per non ferire, quella che ha finito per ferirle. “E’ giusto che il premier circostanzi il suo riferimento. Amareggiano queste uscite” spiegava ieri in videoconferenza il presidente dell’Abruzzo, di Fdi, Marco Marsilio che la pensava come Luca Zaia, un altro che non vuole scuse, ma più severità. La sua idea è sempre stata questa: “Se il premier è convinto che qualcuno abbia fatto il furbetto, deve essere inflessibile. Noi, in Veneto, non abbiamo sbagliato nulla”.

 

Non era la volontà del premier accomunare le regioni che hanno ceduto alle pressioni di  categorie professionali. Se ha deciso di fare quel passaggio, il passaggio sugli anziani lasciati indietro, è perché crede che il richiamo al senso di responsabilità sia sufficiente per rimediare agli errori del passato. E che gli errori siano stati commessi è la convinzione di Fedriga. L’ha chiamato, quello del governo, “metodo scaricabarile perché mai si deve fare di tutta l’erba un fascio” ed è stato un modo per accendere l’orgoglio regionale. Chi ha partecipato alla riunione fra governatori, dove all’ordine del giorno c’era tutt’altro, dice che è di Fedriga il suggerimento, la proposta di spedire una lettera a Draghi con due richieste ben precise: chiarimento sulle categorie essenziali che si continuano a vaccinare e linee guida ancora più dettagliate. E’ giusto ricordare che la sua presa di posizione ha valori molteplici.

 

C’è una partita che è rimasta sospesa ma che è altrettanto importante. Riguarda la presidenza della Conferenza stato-regioni a cui Fedriga aspira legittimamente. E’ il ruolo di Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna stimato da Draghi: si erano sentiti e ancora prima di vedersi a Palazzo Chigi durante gli incontri che hanno preceduto la nascita del governo. I rapporti fra stato e regioni sono mutati anche grazie a Mariastella Gelmini che è riuscita a ottenere una piccola vittoria molto apprezzata dai presidenti di regione. La battaglia sui codici Ateco da abbandonare come metodo è stata sua. Sarà ancora lei a gestire questa incomprensione. Il governo ha sempre creduto che con l’arrivo delle dosi anche le polemiche sulle categorie vaccinate possano essere superate.

 

Per tutta la giornata, il premier, è stato impegnato prima con il Cdm, dove dicono che Vittorio Colao abbia illustrato una relazione molto apprezzata, e poi con il Consiglio europeo dove si è discusso fra le tante cose di passaporto vaccinale. Se esiste un modo di agire, ed esiste, il suo è sempre stato questo: all’estero inflessibile e in Italia paziente. Continuano infatti gli affiancamenti regionali da parte della struttura di Figliuolo. Dopo Calabria, Sicilia, Sardegna, due team sanitari mobili sono stati spediti in Basilicata e Molise.

 

La verità è che le frasi di Draghi hanno toccato un nervo scoperto. C’è qualcosa di non chiarito che riguarda  il passato. Le categorie professionali che hanno tanto fatto discutere, ad esempio i magistrati, e così si difendono i governatori, “sono state indicate da Roma”. Vincenzo De Luca è da mesi che ci ironizza. A gennaio, era stata l’Anm a chiedere all’ex ministro della Giustizia,  Bonafede, “un immediato intervento del legislatore per estendere la vaccinazione ai settori della giurisdizione civile e penale”.

 

Sempre l’Anm ha chiesto di considerare i magistrati “esercenti di un servizio di pubblica utilità” e dunque avere una corsia preferenziale per le vaccinazioni. I governatori di alcune regioni hanno ricevuto lettere di procuratori in cui si chiedeva conto del ritardo: perché non vaccinate i magistrati come è stato stabilito? La scelta di altre regioni, trattenere le dosi per effettuare il secondo richiamo, viene invece fatta risalire alla struttura dell’ex commissario Domenico Arcuri: “Ci hanno detto loro di accumularle. L’errore è stato fare un’operazione pubblicità a fine dicembre solo per poter gridare: ecco siamo partiti” rivela un governatore. Oggi pomeriggio ci sarà una cabina di regia e si parlerà di misure. Le regioni, quelle più esposte, hanno deciso di chiedere a Draghi un chiarimento anche per indebolire Speranza che ritengono “il ministro della chiusura a prescindere”.

 

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio