il colloquio

"Io candidato a Bologna? Faccio quello di cui c'è bisogno". Parla Mattia Santori

Roberta Benvenuto

Il leader delle Sardine vede Letta e Bonaccini. Poi ci racconta: "Con Zingaretti era mancata costanza. Ora dobbiamo costruire un campo largo, non solo in Emilia". Le amministrative? "Servono primarie di coalizione, meglio senza Italia viva"

Due ore di call con Enrico Letta al mattino, due ore di faccia a faccia tra Mattia Santori e Stefano Bonaccini, nel pomeriggio. Una giornata piena di appuntamenti - “concreti” (il primo) e “necessari” (il secondo) -  quella del movimento 6000 Sardine. Con Letta la chiamata su Zoom è partita alle 10,30 ma i contatti, tessuti dalla presidente Valentina Cuppi risalgono già a qualche settimana fa. Subito dopo l’insediamento di Enrico Letta al Nazareno. Così questa mattina per quasi due ore Mattia Santori, Jasmine Cristallo, Micol Urtesi, Anna Claudia Perillo hanno avuto un faccia a faccia virtuale con il segretario del Partito Democratico e il suo staff formato da Marco Meloni, Monica Nardi, Michele Bellini. Un’eredità zingarettiana che Letta non ha intenzione di rinnegare, anzi. La videochiamata del segretario, alle prese con il futuro assetto di alleanze per le amministrative e di coinvolgimento della società civile, appare strategica. Soprattutto alla luce del bipolarismo sul quale Letta sembra voler costruire le future campagne elettorali e il futuro assetto politico a partire da una legge elettorale maggioritaria. 

 

Un incontro durato “più del previsto perché c’è stato un buono scambio”, dice Mattia Santori al Foglio, felice del “riconoscimento reciproco. Letta sta iniziando una stagione di apertura. Ci ha riconosciuto come interlocutori, che è già un segno importante. C’è la necessità di costruire questo percorso che coinvolge anche la società civile”. In questo senso bisogna leggere la partecipazione di Giuseppe Provenzano, “una sorpresa” gradita, dice Santorei, perché “lui ci conosce da sempre”.

 

Ma i temi? Il menù è ricco, si va dal futuro campo largo della sinistra alle amministrative. “Non una lista di pretese ma dei suggerimenti” ci tiene a sottolineare. Le Sardine chiedono la “continuità di un tavolo di confronto del centrosinistra. Quello che è mancato con Zingaretti con il quale c’era una buona interlocuzione ma mancava costanza. L’investimento non diventava concreto. Questo tavolo non deve essere one to one, cioè Sardine-Pd, Pd-Leu, Sardine- art1, ma orizzontale” spiega Santori. 

 

Poi, le amministrative. Se dipendesse dalle Sardine, a Roma, Torino, Bologna, Napoli, in tutte le città che non sanno esprimere una candidatura unitaria le forze di sinistra dovrebbero “rimettersi nelle mani dei cittadini elettori del campo allargato del centro sinistra con primarie di coalizione, un luogo consono e trasparente. È il nostro punto di vista da esterni al Pd”, dice Santori.  Dunque, sul lungo termine un tavolo permanente a sinistra, sul breve le primarie di coalizione per andare compatti alle urne. “Letta ci ha chiarito che la sua priorità adesso è costruire le basi per un partito solido da qui a 10 anni, e noi siamo d’accordissimo. Abbiamo posto il tema amministrative per evitare che queste rompano le uova nel paniere mentre si sta costruendo un processo molto più lungo”. Tavoli, primarie, processi. Anche con Iv e il M5s? “Ti risponderò dopo che avremo incontrato Conte e avremo capito anche il loro disegno. Abbiamo sentito Casalino nelle ultime settimane e dobbiamo incrociare le agende”, risponde Santori. Che poi, a proposito di Italia viva, precisa: “Nella nostra assemblea solo una minoranza la vorrebbe in una grande coalizione guidata dal Pd. La maggioranza dice che se hai calpestato, distrutto, è giusto che non torni dentro”. 

 

Un “incontro necessario, molto informale”, invece quello con Stefano Bonaccini, il presidente della regione Emilia-Romagna che il movimento ha contribuito a far rieleggere. “Avevamo bisogno di confrontarci - spiega Santori - perché non c’era mai stata occasione. Non vedersi aveva acuito la frustrazione di non essere riconosciuti una volta ottenuto il risultato, si era create zone d’ombra che andavano risanate”.  E anche qui la discussione è stata tutta sulle ragioni del perché ha funzionato la campagna d’Emilia che dal novembre 2019 ha portato alla vittoria del Pd nel gennaio 2020. Come dare gambe a questo comune impegno elettorale? “Tutti parlano di un campo largo, qua si è vinto con un campo largo, sia a livello di liste elettorali che di partecipazione e coinvolgimento della società civile. Ognuno con il suo ruolo. Una bella dimostrazione di come potrebbe funzionare un processo di ricostruzione politica del centrosinistra”.

 

Sull’ipotesi di candidarsi a Bologna dice: “Io faccio quello di cui c’è bisogno. Penso che ognuno debba fare quello di cui è capace. Il tema non è cosa farà Santori ma come creare un’alleanza sistemica Sardine e Pd, cioè tra laici e politici, tra civismo e militanza, che oggi viaggiano su binari paralleli. Ci siamo chiesti con Bonaccini come mai l’energia generata dalle piazze delle sardine non abbia trovato un’accoglienza oltre le elezioni. Abbiamo riempito le piazze, abbiamo riempito le urne, ma è mancato un terzo passaggio: riempire i circoli, portare energie nuove dentro al dibattito dei partiti, non solo del Pd. Più volte abbiamo sollevato il tema ai dirigenti dem sia locali sianazionali ma forse un po’ per pigrizia, un po’ per scarso coraggio, un po’ per lentezza, è mancato un pezzetto. Le responsabilità sono da entrambe le parti ma se noi abbiamo sempre rivendicato una separazione dei ruoli, non ci si può addossare la colpa di un processo politico mancato. Insomma, non è che possiamo fare tutto noi”, conclude Santori.