Il caso

Letta vede le Sardine, ma non Renzi. "Beh, mi mancano anche Verdi e Fratoianni"

A sette anni dallo "stai sereno" le prove di disgelo sono ancora lontane tra i due ex premier

Simone Canettieri e Carmelo Caruso

Il segretario Pd oggi si è sentito con Mattia Santori e continua il suo giro di incontri con i leader del centrosinistra.  Rimane fuori il leader d'Italia Viva che dice: "Ci farà sapere lui"

Incontra perfino le Sardine. Su Zoom e non in tenda, ma cambia poco. Enrico Letta continua a spostare l'appuntamento più atteso della sua agenda di segretario del Pd: il faccia a faccia con Matteo Renzi. Finora l'ex premier ha chiamato, scritto e parlato con tutti (o quasi): Carlo Calenda, Bersani & Speranza, Giuseppe Conte e oggi, appunto, Mattia Santori, il sub comandante sardinista. Chiacchierata a cui ha partecipato anche il vicesegretario (con delega alla sinistra) Peppe Provenzano.

Ma Renzi no, non ancora può aspettare. 

Alla Camera ironizzando proprio Letta l'altro giorno a proposito del Grande disgelo la metteva giù così: "Quando vedrò Matteo? Ho detto che lentamente incontrerò tutti i leader del centrosinistra: mi mancano ancora, se è per questo, anche Bonelli dei Verdi e Fratoianni di Sinistra italiana". Qualcuno ci ha visto un modo elegante per evidenziare la consistenza elettorale di Italia viva: poco più del 2 per cento. 

 Renzi scalpita e dissimula. E proprio a oggi a Barbara Jerkov del Messaggero ha detto che "non se andrà da Italia viva" e in quanto a Letta "al momento non è fissato alcun incontro. Non ho alcun problema personale a incontrarlo.  Ci farà sapere lui". 

Nulla di personale, forse. Ma a sette anni dal gelido passaggio della campanella, fra Matteo ed Enrico c'è ancora qualcosa di irrisolto. La frase "stai sereno" perseguita Letta, se è vero che anche Matteo Salvini per irriderlo gliela ha scagliata contro. E in un certo senso, ancora la frase, è diventata la metafora dell'infedeltà e del pugnale, due parole che racchiudono l'intera parabola di Renzi. Costretto a ricordare sempre nell'intervista al quotidiano romano che all'epoca la scelta di giubilare l'allora premier fu presa e condivisa all'unanimità da tutti i dirigenti del Pd (vedi Franceschini, ora artefice del ritorno del professore di Sciences Po).

Ma quindi quando si vedranno i nostri eroi ora dal destino inverso? E ci sarà una foto che finalmente testimonierà l'amicizia ritrovata? E se ci sarà quanto saranno distanti per far finta comunque di essere uniti?    

 

Di più su questi argomenti: