Il personaggio

Parisi riprova a vendere al governo la sua app per i navigator

Valerio Valentini

Rimane alla guida all'Anpal e non solo. Cerca di fare acquistare l'app Italy works. Il Pd chiede un cambio di rotta. Chiara Gribaudo, appena nominata nella segreteria Letta, lo invoca, ma anche Chiara Saraceno chiamata al ministero da Orlando

Roma. E’ saltato Domenico Arcuri, è stato nominato un nuovo capo della Polizia perché quello vecchio è andato a sostituire il vecchio responsabile dei Servizi segreti, alla guida della Protezione Civile è arrivato Fabrizio Curcio, il Cts è stato  stravolto. Il M5s ha liquidato il suo capo politico; nel Pd è saltato un segretario e il suo successore ha già rinnovato la squadra del Nazareno.

 

Tutto cambia, nel vorticoso trapasso dal BisConte al governo Draghi. E però Mimmo Parisi resta lì, saldo e inamovibile alla guida dell’Agenzia nazionale delle politiche attive, ben tetragono ai colpi di ventura e ai cambi di stagione politica. Compresa questa che vede il ministero del Lavoro passare dalla grillina Nunzia Catalfo al dem Andrea Orlando, uno che peraltro aveva criticato assai aspramente, durante il Conte II, alcune “sconcertanti” iniziative del capo dell’Anpal e che dunque non parrebbe avere alcun debito politico nei confronti del prof. “italopugliese” che Luigi Di Maio volle richiamare dal Mississippi per venire a diventare “il papà dei navigator” e del reddito di cittadinanza.


E in effetti, a ben vedere, l’approccio tra Orlando e Parisi non era stato dei migliori, a giudicare dai toni bruschi che avevano caratterizzato i loro primi confronti. E forse è proprio con l’ansia di chi sente tremare la terra sotto i propri piedi che il presidente dell’Anpal, colui che insomma dovrebbe gestire le politiche attive in Italia, ha pensato di darsi subito da fare. E giovedì ha convocato un Cda in cui all’ordine del giorno non c’era l’allargamento dell’assegno di ricollocazione sollecitato dal ministero, ma l’acquisto da parte del governo italiano della famigerata app “Italy works”. Quella, cioè, ricalcata sull’omologo software d’incrocio tra domanda e offerta del lavoro di cui Parisi si serviva mentre era intento ad “abolire la povertà” nel Mississippi.

 

E dunque “l’utilizzo dei fondi disponibili per l’app” è una voce che stava a cuore del presidente dell’Anpal. E i fondi in questione sono i 25 milioni che Invitalia aveva stanziato quasi due anni fa per comprare la mirabolante app proposta da Parisi (e che a giudizio di Ernst & Young, stando a un parere richiesto dalla stessa Anpal, potrebbe essere rimpiazzata da un altro software al prezzo di 600 mila euro), prima che il tramonto del governo gialloverde e l’avvento di quello rossogiallo arrivassero a bloccare tutto. Gli è andata male anche stavolta, in verità: perché il vertice è stato sospeso, per gli impegni di alcuni dei suoi partecipanti, prima che si affrontasse l’argomento. Ma Parisi s’è subito affrettato a richiedere la convocazione urgente di un nuovo Cda dedicato alla tanto sospirata app, da svolgersi magari prima dell’audizione dello stesso presidente dell’Anpal alla Corte dei conti, prevista per la settimana prossima nell’ambito dell’indagine a carico del prof. italoamericano per via dei suoi esosi viaggi in business class tra Roma e il Mississippi.

 

E’ insomma in questo marasma, al netto delle eventuali e tutte ipotetiche risultanze giudiziarie, chel’agenzia che dovrebbe sovrintendere alle politiche attive si ritrova in un momento in cui, di qui al 2023, dovrà gestire e spendere circa 5,5 miliardi di fondi straordinari: quelli della fiscalità di vantaggio prevista dall’ex ministro Peppe Provenzano e quelli del piano europeo React Eu. “Come ho più volte ripetuto nel corso di questi mesi, al vertice dell’Anpal c’è urgente bisogno di un cambio di rotta che non può passare dall'ammissione della fallimentare gestione di chi l’ha presieduta negli ultimi due anni”, ci dice la deputata Chiara Gribaudo, appena nominata alla guida del dipartimento Giovani nella segreteria di Enrico Letta. Segno insomma che anche nel Pd il livello di sopportazione nei confronti della stagnazione dell’Anpal è ai livelli di guardia. E del resto la sociologa Chiara Saraceno, professoressa chiamata da Orlando a presiedere un comitato per la valutazione del Reddito di cittadinanza, non più tardi di una settimana ci ribadiva che, a suo giudizio,

 

“Parisi non è la persona adeguata a guidare l’Anpal”. E che da quelle parti le cose non funzionassero, d’altronde, se n’era accorta anche la grillina Catalfo. La quale, non a caso, in uno dei suoi ultimi atti da ministro aveva ipotizzato il riassorbimento dell’agenzia in una Direzione generale del ministero, specificamente dedicata alle politiche attive. Chissà se è questo progetto, poi abortito, quello con cui anche Orlando vorrà risolvere i problemi dell’Anpal. Quello che pare chiaro, però, è che la situazione occupazionale italiana, e gli impegni europei, sembrano richiedere soluzioni rapide e nette.
 

Di più su questi argomenti:
  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.