Il lungo addio di Conte
Silenzio e speranza non sono serviti a nulla. L’avvocato del popolo lascia Palazzo Chigi
In un Palazzo Chigi trasformato nella rocca del silenzio, ieri sera Giuseppe Conte assaporava in solitudine la forma stessa di un’unica parola: “Reincarico”. Come un frutto tra le labbra. Ma pian piano, l’attesa muta veniva sostituita da una specie di insidia dei nervi. Un brivido del pensiero. Fino al botto. Il fallimento di Roberto Fico, della mediazione, del “tavolo degli improbabili”. E ora?, si chiedeva Conte. Il sogno delle elezioni. Lo spettro dei tecnici. La silhouette di un altro premier, il tanto temuto Mario Draghi, che sarà incaricato dal Quirinale. E con lui la certezza, per Conte, di aver perso definitivamente Palazzo Chigi.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitaleLe inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioniOPPURE
- Salvatore Merlo
Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.