(foto LaPresse)

Il terzo giorno di consultazioni

Fico accetta il mandato esplorativo per confermare l'attuale maggioranza. Riferirà entro martedì

redazione

Il M5s ha fatto cadere il veto su Renzi ma ha confermato di sostenere Conte. Il centrodestra ha chiesto le elezioni ma non ha chiuso a soluzioni alternative

La giornata in diretta  

 

 

Il calendario della crisi 

 

Ieri è stato il giorno di Renzi. Oggi, al Quirinale, la traiettoria della crisi risentirà della salita al Colle delle ultime due delegazioni: quella del centrodestra unito, alle 16, e del Movimento cinque stelle, alle 17. Ma non è detto che saranno le ultime visite dei partiti al Capo dello stato: che insomma non ci sia, già dalla prossima settimana, un ulteriore giro di consultazioni. Di certo c'è che già da questa sera il quadro apparirà almeno leggermente meno incerto. 

 

 

Le divergenze nel centrodestra

 

Se Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani (Il Cav. non parteciperà in prima persona alle consultazioni) ostentano compattezza, in realtà hanno sull'evoluzione della crisi idee piuttosto divergenti. Con il capo della Lega che ieri s'è lasciato andare alla disponibilità di ragionare su un governo di salvezza nazionale. "Prima Conte va via da Palazzo Chigi, poi ragioniamo del resto". Lasciando alla Meloni, vista la disponibilità di Forza Italia a contribuire a un governo di larghe intese, il cerino di chi si ostina a chiedere le elezioni anticipate. Tant'è che prima dell'appuntamento al Quirinale la leader di Fratelli d'Italia ha voluto chiamare a raccolta i suoi senatori e deputati: la posizione di Salvini le appare incongrua e vuole cercare di capire a che partita stia giocando. Se il suo è solo un tentativo per agevolare l'uscita di scena di Conte o all'ipotesi di larghe intese ci stia davvero iniziando a pensare. Inoltre della delegazione unitaria del centrodestra faranno parte anche quelle componenti come l'Udc e Cambiamo di Giovanni Toti che più sono sembrate disposte a un interlocuzione di massima per un governo di unità nazionale. 

 

Il dubbio amletico tra i cinque stelle: aprire o no a Renzi?

L'altro attore su cui saranno puntati gli obiettivi è il Movimento cinque stelle. Non solo perché è il partito di maggioranza di questa legislatura e qualsiasi tentativo di far partire un governo non può che passare da un loro coinvolgimento. Ma anche perché nelle parole che Renzi ieri ha rilasciato dopo l'incontro con Mattarella, s'è capito che se dovessero continuare a esprimere un veto su Italia viva, qualsiasi ipotesi di Conte ter decadrebbe all'istante. Ed è il motivo per cui i gruppi parlamentari hanno convocato un'assemblea con il capo politico Vito Crimi. Non è sfuggito ai parlamenti grillini che la proposta di Renzi di dare un mandato esplorativo al presidente della Camera Roberto Fico in parte avesse l'obiettivo di spaccare il gruppo, che adesso deve rispondere alla domanda: siamo disposti a riallacciare un rapporto con Renzi per salvare Conte o gli sbarriamo tutte le strade e cerchiamo un'alternativa che in questo momento ancora non c'è? Quel che diranno una volta terminato il colloquio con il capo dello stato, quindi, servirà a capire quale delle due linee avrà prevalso. Ma intanto la strategia delineata dai vertici parrebbe quella di non porre alcun veto a patto che la controparte offra una garanzia sul futuro di Conte a Palazzo Chigi. In mattinata, in realtà, il quadro già di per sé ingarbugliato si è ulteriormente complicato. Perché il M5s, a firma del suo deputato Pino Cabras, ha depositato una richiesta di interrogazione nei confronti di Renzi a proposito dei compensi ricevuti dal governo dell'Arabia Saudita.

Che fa Mattarella?

Verso le 18 il presidente della Repubblica avrà concluso il giro di consultazioni, che si era aperto mercoledì con i presidenti del Senato (Alberti Casellati) e della Camera (Fico). E, solo paradossalmente, potrebbe decidere, dopo le canoniche 24 ore di riflessione, di ripartire da lì: e cioè, come proposto anche dalla delegazione di Italia viva, dare a Roberto Fico il mandato di esplorare se ci sono le condizioni di ricostituire una maggioranza parlamentare, probabilmente a partire da quella attuale più l'apporto del gruppo di responsabili che si è formato al Senato. Sarà il momento in cui, come ha chiesto Renzi, Pd, M5s e Leu (che ieri continuavano a usare toni molto duri nei confronti del senatore di Rignano additandone "la grande irresponsabilità") dovrebbero riconoscere pubblicamente e formalmente Italia viva cme un interlocutore di maggioranza. "Solo lì potremo arrivare a discutere di chi guida la squadra", ha ammonito l'ex premier. Ma c'è sempre la possibilità che tutto salti e alla fine le sfilate al Quirinale di questi giorni non saranno state che l'antipasto di altre visite a venire, a partire dalla prossima settimana. Quando a quel punto toccherebbe parlare di formule come governo istituzionale o del presidente. E addirittura, anche se appare l'ipotesi meno probabile, di elezioni anticipate. 

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