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La metamorfosi di Renzi, da rottamatore a sacerdote delle liturgie

Carmelo Caruso

“È il momento di tornare alle liturgie del parlamento”, ha detto ieri il leader di Italia viva. Non era stato proprio lui ad avere rottamato le cerimonie e ad aver dichiarato guerra ai professionisti della tartina?

Ma cos’è questa voglia di liturgia ? “È il momento di tornare alle liturgie del parlamento” ha detto ieri Matteo Renzi. Ah, si? Parlamentizzare la crisi, con un passaggio “formale”, salire al Colle, presentarsi di fronte a Sergio Mattarella e consegnare “dimissioni” ufficiali. Insomma, quanti bolli. Ma non era proprio lui ad avere rottamato le cerimonie (come dimenticare il tweet “arrivo, arrivo” mentre era in stanza con Giorgio Napolitano?) e ad aver dichiarato guerra ai professionisti della tartina? E non era ancora Renzi ad averci spiegato che esistono formule sacre ma che niente impedisce (giustamente) a un leader di farne fuori un altro mentre è in carica? Tanto uno si aggrappa al rigore tanto Giuseppe Conte, che per una vita ha solo studiato come fare rispettare le liturgie, le “congela”. In queste ore sta trattando malgrado quanto si dice, ma la trattativa è prevista da un regolamento parlamentare o non è nient’altro che il non detto del compromesso?

   

Il ricorso ai responsabili, la sfida in aula senza ancora dimettersi... Sono tutte possibilità che valuta non il professor Conte ma il prossimo senatore, onorevole, perché tutti sanno, anche lui, che certo la sua parabola non finisce qui. Era una liturgia passeggiare a piedi dopo aver incontrato al Quirinale Sergio Mattarella, o era già la sua piccola passeggiata in campo, un piccolo strappo? Ebbene, oggi che è in difficoltà, Renzi si affida alle liturgie che rallentano Conte malgrado Conte le padroneggi. Torna all’incenso, fa riferimento all’emerito professor Sabino Cassese. Conte che deve inseguirlo ha chiuso invece i suoi manuali e forte del suo cv prepara tranelli in aula, studia i passaggi con Goffredo Bettini e Rocco Casalino. Non si è solo ribaltato il tavolo ma si sono ribaltati i caratteri. Renzi torna “todo modo”, Conte, che è cresciuto in collegio vorrebbe invece correre come l’adolescente dei Quattrocento colpi. Rivendicandole e andando oltre le liturgie di fatto le aggiornano, le stirano. Uno si scapiglia e l’altro un po’ si acciglia.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio