Contorsioni grilline

Michele Emiliano mette a disposizione un posto in giunta per i Cinque stelle: il welfare

David Allegranti

I Cinque stelle non sono ancora entrati nella giunta pugliese, ma l’accordo con il partito di Nicola Zingaretti ha già prodotto i primi risultati: l’elezione di Loredana Capone, Pd, a presidente del consiglio regionale e di Cristian Casili, M5s, alla vicepresidenza.

I Cinque stelle non sono ancora entrati nella giunta pugliese, ma l’accordo con il partito di Nicola Zingaretti ha già prodotto i primi risultati: l’elezione di Loredana Capone, Pd, a presidente del consiglio regionale e di Cristian Casili, M5s, alla vicepresidenza. Un patto che ha fatto commuovere (non di gioia) Antonella Laricchia, sfidante di Michele Emiliano alle ultime elezioni regionali: “Sono dispiaciuta che i miei colleghi siano commettendo il classico errore della vecchia politica”, ha detto in aula la consigliera regionale, l’unica a opporsi all’intesa con il Pd. Gli altri quattro consiglieri del M5s, invece, hanno votato a favore di quello che un tempo sarebbe stato definito, tra gli stessi grillini, un inciucio. Tra i pochi a dirlo apertamente però – in attesa che la piattaforma Rousseau in una data non meglio precisata si pronunci sull’ingresso in giunta – ci sono Alessandro Di Battista e Barbara Lezzi, vicini all’ex candidata Laricchia. “Nella mia Puglia il M5s (non mio) è ufficialmente in maggioranza e con i voti della stessa maggioranza ottiene la Vicepresidenza del Consiglio. Per l’assessorato bisogna attendere ancora un po’. Cosa diceva il testo di sintesi degli Stati Generali? Sentito il territorio, vero? Balle! Mi perdonerà l’amico Cristian Casili ma non posso di certo porgergli i miei auguri. È l’implosione definitiva di un movimento che non c’è più”, dice l’eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Rosa D’Amato.

 

I Cinque stelle che si apprestano a entrare in giunta (Emiliano ha lasciato un posto libero per loro: il welfare) troveranno vecchie conoscenze della politica pugliese. Soprattutto troveranno acerrimi avversari che per tutta la campagna elettorale avevano attaccato. Come l’assessora ai Trasporti Anita Maurodinoia, campionessa di preferenze e imputata per corruzione, o l’assessore all’agricoltura Donato Pentassuglia.

 

E nel Pd che si fa di fronte a queste baruffe grilline? Nel Pd si ride. Giustamente. “La maggioranza fa bene ad allargarsi e ad approfittare del loro appetito”, dice al Foglio il consigliere regionale Fabiano Amati. “Dicono che lo fanno per questioni programmatiche, ma sono  così attenti al programma che su quattro consiglieri hanno chiesto quattro incarichi. Insomma, partirono per insegnare la rivoluzione e finirono per fare a malapena una ripassata del trasformismo”.

 

Sghignazza anche Forza Italia: “Dopo aver cercato di ergersi a maestri di morale, sventolando la bandiera del puritanesimo politico, ecco che il M5S finalmente getta la maschera ed entra nella maggioranza di Emiliano in cambio di una poltrona”, dice il deputato Mauro D’Attis, commissario regionale di Forza Italia: “Il tutto calpestando le promesse elettorali, che hanno visto i grillini proporsi (per finta, evidentemente) come alternativa al centrosinistra”.

Di più su questi argomenti:
  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.