Aver a che fare con il M5s
Nicola Salvini e Matteo Zingaretti
Vite parallele con un finale ancora da scrivere
Il segretario del Pd e il segretario della Lega, analogie (e ultimatum) di due leader alle prese con le bizze dei grillini
“Finché ci sono cose da fare si va avanti. Ma se la bicicletta si ferma, cade”. Chi l’ha detto? Matteo Salvini alla vigilia del Papeete o Nicola Zingaretti dopo le regionali? E di chi è invece la frase “non cambia nulla se il M5s mantiene i patti”? E’ di Nicola o è al contrario di Matteo? Ed è stato il segretario della Lega o quello del Pd a dire che “il reddito di cittadinanza va rivisto?” (risposta: l’hanno detto entrambi). Come ben si vede il gioco è facile e potrebbe anche durare a lungo – “non si governa con quattro idee diverse del paese” ha detto qualche giorno fa Zingaretti riferendosi ai grillini, mentre Salvini a suo tempo aveva detto che “le idee devono essere condivise altrimenti è difficile governare”. E il fatto è che questi due uomini così diversi per linguaggio e indole personale si trovano a vivere, l’uno dopo l’altro, una situazione non così diversa. Salvini si fece aggressivo e baldanzoso dopo le europee stravinte, e si andò poi a schiantare con il mojito e le danze sulla spiaggia. Zingaretti ha invece trovato coraggio dopo le regionali, e chissà come andrà a finire. Entrambi hanno avuto a che fare con il Movimento cinque stelle, da una condizione prima di debolezza e poi di forza. Entrambi si sono misurati con i grillini che perdono voti ma che pure continuano a essere il partito di maggioranza relativa, in un contesto sempre più sfilacciato, nervoso e mattoide. Salvini s’era convinto di poter andare alle elezioni e incassare, dunque martellava. Anche Zingaretti ora ci va pesante, ma per fare cosa? (Merlo segue a pagina tre)
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- Salvatore Merlo
Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.