Capodanno in quarantena

Carmelo Caruso

Il prolungamento dello stato d'emergenza fino al 31 gennaio 2021 potrebbe finalmente liberarci dal bollettino dei feriti, dalle "bombe quota 100". A casa. E' una buona notizia

Non è la cattiva notizia, lo stato d’emergenza come stato d’eccezione, ma è lo stato d’emergenza che potrebbe liberarci (finalmente!) dai botti di Capodanno, dalle “bombe di Maradona”, dalla “palla quota 100”, dai cocci di bottiglia.

 

Ed è vero che sarà difficile sorridere e dimenticare il 2020 ma lo si saluterà da casa molto probabilmente per decreto perché la pandemia non è finita e i contagi non sono calati, ma meglio la sobrietà che la seconda ondata. E insomma non è vero che lo stato d’emergenza, che il governo ha intenzione di prolungare fino al 31 gennaio 2020, sia la sciagura della democrazia, i “pieni poteri” che chiede Giuseppe Conte e che scatena i giureconsulti che ci vedono sempre la vertigine del diritto, il burrone della costituzione.

 

I contagi sono sotto controllo, e però i casi aumentano, il Lazio preoccupa, la Lombardia trattiene il fiato, e l’influenza di stagione non fa salire la febbre dei sovranisti ma la abbassa. Neppure Giorgia MeloniMatteo Salvini griderebbero al putsch perché più della vanità di Conte spaventa il prelievo sierologico, l’assembramento con la trombetta e due mesi e mezzo in più (lo stato d’emergenza scade il 15 ottobre) sono soltanto un ulteriore dispositivo di sicurezza che non ha niente a che fare con i tanko, i militari, tutti gli spauracchi che circolano nella mente e che qualcuno agita a sproposito.

 

Un po’ come gli stadi che il contagio ha svuotato, questo prolungamento, che toglierà l’eccesso al Capodanno, è il vaccino che potrebbe consegnarci l’immunità. Così come gli spalti vuoti hanno mandato in quarantena,gli ultras, il capodanno senza piazza potrebbe mandare a letto i cecchini per una notte, i tarantolati che lanciano piatti per liberarsi dal malocchio. Senza il bollettino dei morti e feriti causa botti, senza sbevazzatori e baci che non vogliamo dare. Lo stato d’emergenza è l’ubriacatura che non ubriaca. E’ più trasgressiva l’eccezione che la solita triste e ordinaria sbornia in piazza.

 

 

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