Carlo Calenda e Matteo Renzi (foto LaPresse)

Liste centriste alle regionali

David Allegranti

Liberal-democratici in ordine sparso. Iv con il Pd o da sola, Azione si presenta in Puglia

Roma. Se qualcuno sogna ancora per le prossime elezioni regionali un polo liberale-centrista con Matteo Renzi, Carlo Calenda ed Emma Bonino tutti insieme, resterà deluso.

 

Italia Viva presenterà le sue liste e andrà da sola o con il Pd. In Toscana, Marche e Campania, il partito di Renzi sarà alleato dei democratici. Fino a qualche settimana fa, invece, l’intenzione era di non appoggiare Vincenzo De Luca in Campania. Resta fermo invece il no in Puglia “perché c’è Emiliano”, ha detto Matteo Renzi ieri ad Agorà: “Ma comunque ci saranno 6 liste di Italia viva così parleremo di voti veri anziché di sondaggi”, ha aggiunto l’ex senatore di Scandicci. Italia Viva dovrebbe presentare in Puglia Ivan Scalfarotto (la decisione non è ancora ufficiale), che si è detto “a disposizione” del partito.

 

In Veneto, invece, i renziani andranno da soli. Dunque sia in Puglia, sia in Veneto, dove c’era qualche possibilità che nascesse un’alleanza Renzi-Calenda, non saranno realizzati i nuovi progetti liberal-democratici di cui si è a lungo parlato. Nessun esperimento nel Nord-Est, insomma, spiega al Foglio il capo dell’organizzazione di Italia viva, Ettore Rosato: “Calenda ha prima chiesto di fare l’alleanza poi è andato da solo in Veneto a dire che sostiene Lorenzoni”, vicesindaco di Padova e candidato del centrosinistra alle prossime regionali che Italia viva considera troppo vicino alla sinistra movimentista: “Noi naturalmente restiamo disponibili – dice Rosato – anche perché con Azione in Veneto ci sono persone con cui siamo in sintonia”.

 

Anche in Puglia, spiega Rosato, è andata così: “Calenda ha detto che sta con noi, poi vedremo”. La Puglia potrebbe essere l’unico caso in cui Azione si presenterà alle elezioni regionali del 2020, perché Emiliano, ha detto ad Askanews, è “il peggior populista che c’è in Italia. Peggio dei 5 Stelle”. Ma in generale, ha detto Calenda, “noi abbiamo deciso che a queste elezioni regionali non parteciperemo perché i candidati del centrosinistra sono molto deboli. Hanno scelto persone che non sono in grado, come invece era Bonaccini, di rappresentare un’alternativa riformista. In Puglia c’è una situazione peggiore”. Per l’europarlamentare “Emiliano, con quello che ha fatto su Ilva, sulla Tap, con la Xylella e le vaccinazioni, è veramente un populista privo di responsabilità. Per i pugliesi, va battuto nelle urne. Lo dico con grande franchezza se dovessi scegliere tra Fitto ed Emiliano sceglierei Fitto tutta la vita. Voglio però trovarmi in una situazione per non dover scegliere tra Fitto ed Emiliano”. Sempre che sia ancora Raffaele Fitto il candidato di centrodestra in Puglia (ieri è saltato di nuovo l’incontro fra Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia per ufficializzare le candidature alle regionali).

 

Più Europa spera ancora nella nascita di un terzo polo, ma per come si stanno mettendo le cose che possibile che accada soltanto in alcune regioni: “Sicuramente non parteciperemo mai a coalizioni con i 5S, né con candidati che sono ‘grillini dentro’, come Michele Emiliano”, dice al Foglio il vicesegretario di Più Europa Piercamillo Falasca: “Quindi se si creassero le condizioni per un terzo polo, ad esempio in Puglia come in Liguria, le valuteremmo positivamente. Per le altre regioni stiamo valutando”. Nessuna possibilità invece di un accordo con il Pd: “A noi pare che la segreteria del Pd, se potesse, siglerebbe un accordo strutturale con il M5S in tutte le regioni”, dice Falasca. “Se non lo fanno, è perché i grillini non reggono una scelta del genere. Anche per questo, non abbiamo tutto questo entusiasmo nei confronti delle coalizioni col Pd”. D’altronde è stato lo stesso segretario del Pd, Nicola Zingaretti, a chiedere una mano agli “alleati del governo”, cioè Iv ma anche e soprattutto il M5s: “Affrontiamo con spirito unitario le prossime elezioni regionali promuovendo alleanze larghe, civiche e progressiste. In ogni regione si deciderà in autonomia, ma se l’obiettivo è vincere e sconfiggere le destre faccio un appello sincero e accorato” a chi sta con il Pd nel governo Conte: “Non ostacolate nei territori le alleanze che si potrebbero creare. Il Pd è ovunque disponibile per essere una credibile alternativa alla destra”, ha detto Zingaretti. “Questo dovrebbe essere l’obiettivo di tutti in un sistema maggioritario a turno unico”. Insomma, la prospettiva per il Pd è sempre la solita, quella del TTS: Tutti Tranne Salvini (o anche Tutti Tranne i Sovranisti). Ma in qualche regione pare sia pure la prospettiva di Italia viva.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.