Irene Tinagli (foto LaPresse)

Monti generation. Chi è Tinagli, candidata al dopo Gualiteri

Carmelo Caruso

Dal Pd a Montezemolo passando per Monti e Calenda. Storia dell’economista esplosa in tv pronta per guidare la Commissione problemi economici e monetari a Bruxelles

E’ la competente dell’incompetenza, materia che ha studiato come catastrofe d’epoca, fenomeno spia, prima di giungere alla conclusione scientifica che “l’unica strada per candidarsi in politica è non aver fatto mai niente”. In Europa credono invece che Irene Tinagli, economista ed eurodeputata del Pd, sia la candidata giusta per sostituire Roberto Gualtieri, oggi ministro, che ha lasciato la presidenza dell’Econ – la commissione problemi economici e monetari – per occuparsi dei conti italiani che sono un problema non solo economico, ma culturale. Per uno che torna c’è quindi un’altra che riparte come la Tinagli che è nata ad Empoli, si è laureata a Milano (Bocconi), ha studiato in Danimarca, si è specializzata negli Usa (“Grazie alle borse di studio e senza chiedere soldi alla famiglia che non è certo un casato affollato di cognomi”) e infine ha insegnato economia all’università Carlos III di Madrid.

 

In Spagna è rimasta fino a dieci anni fa, convinta che “in una nazione con il trenta per cento di disoccupazione, come l’Italia, avere una formazione non serve a nulla”. E infatti, il suo curriculum è lungo quanto il suo (ultimo) libro “La Grande ignoranza” (Rizzoli), testo oggi necessario insieme a quello di Tom Nichols, “La conoscenza e i suoi nemici”, per comprendere che “si può essere di tutto – volgari, aggressivi, ignoranti, millantatori, costruttori abusivi e falsari – ma guai a difendere le competenze”.

 

Prima di difenderle su carta, le ha difese a Ballarò, la trasmissione di Giovanni Floris che, per un certo numero di anni, si è rivelata l’Ena del pensiero politico italiano, il saranno famosi e candidati. Cresciuta in una famiglia dalle origini modeste (“Un nonno operaio e l’altro sarto”) la “professoressa Tinagli” è oggi una delle maggiori esperte di public management e non per vocazione, ma per disperazione (“Dovevo trovare un lavoro. L’alternativa era ingegneria, ma sarebbe stata per me difficile”). Sarebbe stata, c’è da scommettere, una valida filosofa (“Ero innamorata della filosofia e della letteratura”), ma purtroppo “non c’era sblocco professionale per pensatori e poeti” ha dichiarato in un’intervista. Si è sposata in Spagna, il marito insegna management a Madrid, “città dinamica” dove i “talenti” non sono da “svendere” che poi è il titolo di un altro suo libro.

 

Prima che esplodesse in tv e si facesse leggere sui giornali (è stata editorialista de La Stampa), Walter Veltroni si era accorto di lei nel 2008 quando stava per nascere il Pd. Insieme ad altre cento personalità, la Tinagli prese parte al coordinamento nazionale, ma un anno dopo scelse di dimettersi. Contestava le posizioni ambigue su importanti temi etici, ma ancora di più su istruzione e ricerca (“Di fronte alle posizioni del Pd su questi temi non posso che essere sconcertata”). Rifiutò anche la candidatura offerta dal partito perché a quel tempo abitava negli Usa e “non potevo dare un contributo militante, ma solo di idee”. Lo offrì ugualmente, ma da professoressa, sempre a Ballarò, quando Silvio Berlusconi chiese all’Italia clemenza: “Provate a mettervi nei miei panni”. Invitata in studio, trovò la freddura di genio: “Ma perché non prova lui, una mattina, a essere uno di noi”. Con Bersani segretario, si è allontanata dal Pd e si è avvicinata a Italia Futura l’associazione di Luca Cordero di Montezemolo e nel 2012 è stata eletta alla Camera con Scelta Civica. Il suo primo comizio lo tenne a Mirandola, paese terremotato, in compagnia di Mario Monti. In quell’occasione arrivarono le uova di una donna infuriata che però Monti seppe “montare”: “Monti non scappò, anzi, la invitò a parlare. A quel punto, a spaventarsi fu la donna tanto che preferì andare via”. Recuperata dal Pd e candidata nell’altro Nord, l’Ovest, la Tinagli, con il sostegno di “Siamo europei”, ha raccolto 105 mila preferenze: la donna più votata. Nelle scorse settimane era tra chi, come Calenda, chiedeva il voto anziché il governo con il M5s. Tinagli non twitta quanto lui e per questa ragione in alcuni casi risulta più efficace di lui quando spiega che “le persone più competenti commettono errori, ma gli incompetenti ne commettono di più e di più dannosi”.