(Foto LaPresse)

Le liste per le europee sono un bel problema

Fabio Massa

Il goffo balletto per le candidature nella circoscrizione Nord-ovest. Pisapia ci sarà, il Cav. boh. Salvini invece fa tutto da solo 

C’una strana goffaggine nel balletto per le candidature nella circoscrizione Nord-ovest alle prossime Europee. Viene in mente l’estetica del brutto di Rosenkrantz, dove il goffo è l’opposto di grazioso per “la carenza di sviluppo nelle distinzioni”. Distinzioni, si badi bene, e non distinguo, che invece abbondano in particolar modo in Forza Italia e Partito democratico. Per parte sua Matteo Salvini, in un incontro semi-ignorato dalla stampa, per lenire i mal di pancia dei ribelli al Pirellone (anche la Lega ha ribelli: segno di vitalità), di distinguo e distinzioni ne ha lasciati pochi.

 

Le candidature alle Europee si sapranno solo il giorno prima della chiusura della lista. Punto. Ci sarà sicuramente Silvia Sardone, ex pasionaria azzurra ormai in campo leghista. Ci sarà sicuramente Angelo Ciocca, l’europarlamentare uscente che usa le scarpe per fare chilometri e per protestare. Ci dovrebbe essere Oscar Lancini, ex sindaco di Adro, bresciano. Poi ci sono quelli che non si sa se corrono o no, come Marco Rondini, che pare abbia rinunciato a una candidatura a sindaco di Rozzano. O Alessandro Morelli, sul quale le voci sono sempre insistenti: oggi parlamentare, domani europarlamentare, dopodomani candidato sindaco a Milano (per ora si è preso una querela d Beppe Sala sulla faccenda della Scala). Ma chissà, per adesso fa il presidente della commissione infrastrutture e telecomunicazioni.

 

Il piatto migliore tra distinguo e goffaggine lo offrono Forza Italia e Pd, giacché il M5s sceglie con le graticole e dunque non c’è carne al fuoco. I dem sono presi da un affollamento là in testa, che rischia di far fuori il Modello Milano. Giuliano Pisapia sarà sicuramente capolista, e di questo se ne era parlato in tempi non sospetti. Convinto da Prodi, avanti a Nord-ovest. Il partito lo sosterrà e gli farà fare bella figura. Poi, al secondo posto, una donna: o Mercedes Bresso dal Piemonte, o Patrizia Toia da Milano, se avrà la deroga. Cosa niente affatto scontata. Oppure – udite udite – Roberta Pinotti, ex ministro della Difesa, dalla Liguria. Che andrebbe però a pestare i piedi a un giovane che si sta facendo strada, ovvero Brando Benifei. Al terzo, lasciato libero da Carlo Calenda, che si è ritagliato il ruolo di capolista a Nord-est (se non ci saranno altre sorprese, sempre possibili con l’ex ministro dello Sviluppo economico) si apre una nuova partita, con distinzioni. Calenda era stato invocato con una raccolta firme da alcuni esponenti vicini a Martina e non solo.

 

Poiché i seggi in palio a Nord-ovest sono presumibilmente quattro, il terzo nome deve cercare di attirare l'elettorato giusto. Un nome molto circolato è quello dell’assessore al Welfare di Palazzo Marino, Pierfrancesco Majorino, per il quale si era speso anche Beppe Sala, in ottica “allarghiamo a sinistra”. Ma visto che c’è Pisapia, la sua (possibile) corsa si fa più complicata, poiché i due pescano nello stesso bacino della sinistra Pd ed ex arancione. Torna in auge allora l’ipotesi dell’altro Pierfrancesco, l’assessore all’Urbanistica Maran, più rappresentativo per l’area riformista. Ma esiste anche un tema di forza del partito: due candidature così esprimerebbero fondamentalmente “Milano” ma c’è il resto del partito sul territorio. Benifei, come detto, va alla grande, Bresso in Piemonte può fare incetta e poi ci sono nomi con un bel curriculum, come Irene Tinagli, economista vicina a Calenda che vive a Milano. Si è detto disponibile anche Piero Graglia, già candidato due giri fa, professore federalista. E il consigliere comunale Carmine Pacente. Situazione difficile per Zingaretti, insomma, che ha da sminare una problematica tutta politica. 

Poi ci sono gli azzurri, che ruotano intorno all’incertezza di Silvio Berlusconi. Pare ci stia ripensando, alla candidatura. Per altri, invece, ci sarà. Di certo c’è che corre Lara Comi, fortissima. E Pietro Tatarella, il vicecoordinatore regionale ormai con i vessilli al vento in tutti i territori, impegnato in iniziative a rotta di collo. E c’è Massimiliano Salini, anche lui europarlamentare ormai esperto. Dicono che l’altro ieri si siano visti a Roma Salini, Lupi e Parolini, l’ex assessore regionale di Brescia. Una corsa a due Salini-Parolini renderebbe difficile il percorso per entrambi, insistendo sullo stesso bacino di voti. Così Tajani avrebbe chiesto a Lupi di scegliere tra i due.

 

Ma invece così non sarà e Salini e Parolini dovrebbero essere entrambi in lista. Su Forza Italia c’è anche l’incognita dell’europarlamentare Alberto Cirio. In base agli accordi, dovrebbe correre come futuro governatore. Ma in questo caso sono al lavoro gli avvocati: c’è ancora in ballo la questione dei rimborsi e Salvini non vorrebbe un governatore azzoppato pochi mesi dopo la vittoria. Ma Cirio è un cavallo fortisse, quindi gli altri sperano che ci sia il via libera per provare la scalata locale e non la gara europea. Alla fine Forza Italia potrebbe prendere due, o magari tre seggi, se andrà meglio del previsto. Con una possibilità per adesso non esplorata: che alla fine Berlusconi opti per le isole. Così non leverebbe un posto a Nord-ovest e risolverebbe i problemi di Micicché. Chissà.

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