Michele Emiliano (foto LaPresse)

Emiliano contro il modello Emiliano

Il governatore della Puglia contro la deriva politica della magistratura. Sorrisi

Michele Emiliano, governatore della Puglia, protesta per la violazione del segreto istruttorio in relazione a un’inchiesta su di lui e sul suo capo di gabinetto per il pagamento, da parte di alcuni imprenditori pugliesi, della fattura di 65 mila euro relativa alla propaganda per Emiliano nel corso delle primarie del Pd del 2017, nelle quali si era presentato in competizione con Matteo Renzi. Emiliano aveva saputo con due giorni di anticipo della richiesta di documentazione che gli è poi arrivata dalla procura e per questo ha denunciato la violazione del segreto istruttorio “di natura strumentale visto il mio ruolo pubblico”. Insomma Emiliano pensa che nella procura ci sia chi utilizza le inchieste per finalità politiche. Questo è naturalmente censurabile, anche se il caso specifico è piuttosto singolare, visto che la notizia è stata data all’indagato e non alla stampa, che ne è venuta a conoscenza proprio per l’iniziativa di Emiliano.

 

In ogni caso il governatore Emiliano ha ragione a denunciare la deriva politicistica di settori della magistratura, fenomeno degenerativo di cui però il magistrato Emiliano è un esempio indiscutibile. Persino il Csm a suo tempo gli aveva chiesto di dimettersi dalla magistratura, per la sua evidente attività di partito, e si era sentito rispondere che il suo impegno non era quello di un aderente a un partito (del quale però aveva cercato di essere eletto segretario, seppure con scarsissimo esito). La tutela del ruolo pubblico di Emiliano è un dovere di tutti, magistratura compresa, ma dovrebbe essere in primo luogo esercitata dallo stesso Emiliano, che la rende problematica con i suoi comportamenti tribunizi, che hanno avuto effetti deleteri per la regione, dal rifiuto di abbattere gli ulivi infettati dalla Xylella alla battaglia contro l’oleodotto. Per quel che riguarda le recenti indagini è persino inutile dire che Emiliano è innocente fino a condanna definitiva, il che però altrettanto ovviamente non lo assolve dai suoi errori politici.

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