Antonello Turturiello (Foto Imagoeconomica)

Chi è Turturiello, l'uomo che la Lega vuole come Ragioniere dello Stato

Valerio Valentini

Lumbard di Roma, fedelissimo di Garavaglia, esperto di finanza regionale. Con lui parte l’operazione di accerchiamento a Tria

Roma. Per lui che, pur essendo ormai un lumbard d’adozione, conserva ancora l’accento romanesco come inequivocabile tratto distintivo delle sue origini, stabilirsi nella Capitale sarebbe un po’ come un ritorno alla base. Sì, perché Antonello Turturiello, classe ’62, nato e cresciuto nella periferia sud di Roma, è l’uomo che la Lega vorrebbe nominare a capo della Ragioneria generale dello stato rimasta orfana di quel Daniele Franco per il quale sembra pronto un ritorno in Via Nazionale, stavolta nel ruolo di vicedirettore generale della Banca d’Italia.

 

A portare Turturiello con sé al ministero dell’Economia, il leghista Massimo Garavaglia ci aveva già pensato, in verità, l’anno scorso, quando era stato nominato viceministro. E del resto, proprio al fianco dell’uomo dei conti del Carroccio, Turturiello aveva lavorato per gli ultimi cinque anni nel ruolo di direttore dell’area finanze della regione Lombardia, di cui Garavaglia era assessore all’Economia. Alla fine, però, non se ne era fatto niente: un po’ perché il nuovo presidente Attilio Fontana non se ne era voluto privare; un po’ perché, tra gli uomini più vicini a Giancarlo Giorgetti, era forte la paura che il nome di Turturiello finisse stritolato nella morsa delle trattative su nomine e poltrone d’inizio legislatura. E così il funzionario romano è rimasto a fare il segretario generale a Palazzo Lombardia, dove era arrivato – racconta chi c’era – a metà anni novanta, come braccio destro di Alberto Zorzoli, allora assessore al Bilancio della prima squadra di governo di Roberto Formigoni. Da lì in poi, una lunga opera di contabilità per giunte e consigli regionali, che si succedevano con più o meno clamore senza che mai la permanenza di Turturiello fosse messa in discussione.

 

Neppure dalle opposizioni, se è vero che anche Stefano Buffagni, allora capogruppo del M5s in Lombardia che coi leghisti spesso si accapigliava e ancora più spesso trovava un accordo, per lui non spendeva che parole d’encomio. E anche questo apprezzamento dal fronte grillino, ora, potrebbe giocare a favore dei piani di Garavaglia, a cui piacerebbe molto vedere arrivare il “suo” uomo dei conti in Via XX Settembre, anche per allestire quella che nel Carroccio chiamano, con lessico un po’ abusato, “una cabina di regia” intorno a Giovanni Tria, in vista dei mesi tribolati che accompagneranno la stesura del prossimo Def. Sempre che non vada in porto una candidatura interna, ovvero quella di Biagio Mazzotta, attuale capo dell’Ispettorato generale del bilancio del Mef, che conosce alla perfezione il lavoro della Ragioneria.

Su Turturiello avevano provato a scommettere anche gli esponenti dei governi del Pd, che a un certo punto, compiaciuti per la sua competenza almeno quanto estenuati dalla sua tigna nelle contrattazioni, gli chiesero di andare a supportare proprio Franco. Lui rifiutò, all’epoca. “Per fedeltà a Garavaglia”, dicono i leghisti. “Per motivi familiari”, pare fosse stata invece la giustificazione ufficiale. “In ogni caso, uno dei pochi veramente competenti di finanza regionale che abbiamo in Italia”, riconosce Luigi Marattin, che ricorda di quando, da consigliere economico di Matteo Renzi, a Palazzo Chigi convocava proprio Turturiello, insieme ad Alessandro Petretto e Francesco Delfino, “per avere dei pareri sulla riforma che ci avrebbe poi permesso di superare il patto di stabilità”.

 

“È stato sempre l’ambasciatore lombardo a Roma”, dicono i leghisti di governo, esaltando la sua “convinta fede autonomista” spacciata però, negli incontri ufficiali, per “leale collaborazione tra stato e regioni”. “Leale – scherzano al Mef, dove più di un dirigente lo conosce sin dai tempi dell’Università La Sapienza, dove si è laureato nel 1988 in Economia e commercio – nel senso che riusciva sempre a strappare qualcosa in più del previsto per le regioni”. Ora, al posto di Franco, potrebbe toccare a lui, che in effetti è stato visto a Roma, in compagnia dei colonnelli del Carroccio, proprio in questi giorni.

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