Foto LaPresse/Massimo Paolone

Chi è Mattia Fantinati, l'ingegnere anti-Cl che ora parla di turismo

Marianna Rizzini

L’ascesa accanto a Di Maio del cinque stelle del Nord

Roma. Non ci si può presentare nel mondo delle piccole e medie imprese senza un Caronte, devono aver pensato alla Casaleggio Associati e presso l’inner-circle del candidato premier a Cinque Stelle Luigi Di Maio. Si sa infatti che gli esordi sfasciatutto del non-partito con non-statuto devono essere fatti dimenticare in fretta, se si vuole affrontare la campagna elettorale con lessico adatto ai tempi e agli obiettivi (conquistare anche chi mai avrebbe votato il M5s), obiettivi non più in linea con la vis parolaccesca del Beppe Grillo vintage, quello che si era presentato come l’Apriscatole di tonno. E nel frattempo Di Maio percorreva le vie del Nord dove il M5s ha sempre faticato, fatta eccezione per la Torino di Chiara Appendino, sindaca che però ultimamente si trova alle prese con la prima vera crisi di confronto con la realtà, i vertici del M5s testavano sul campo i volti (e l’eloquio) di coloro che dovranno affiancare il candidato premier nell’opera di convincimento-elettorato. E se in Lombardia Di Maio poteva contare su Stefano Buffagni, già consigliere regionale e paladino del referendum sull’autonomia lombarda, e su Dario Violi, candidato a Cinque stelle per la corsa alla presidenza della Lombardia (nel 2018), nel Veneto un tempo felice, ma poi colpito dalla crisi, al candidato premier di M5s serviva un nome-garanzia. Garanzia di rottura rispetto agli “altri” che hanno governato a Nord, e garanzia per gli imprenditori finora restii, nelle regioni più produttive, a consegnarsi all’ondivago M5s.

   

E il nome prescelto è quello del deputato quarantaduenne Mattia Fantinati, ingegnere con esperienze piccolo-imprenditoriali anche noto per essere colui che, nell’estate 2015, si presentò al Meeting di Rimini, quindi a “casa” di Comunione e Liberazione, sparando a zero contro Comunione e Liberazione. Non solo: l’ingegner Fantinati si è occupato di studiare il punto “turismo” del programma “dal basso” (e dal web) a Cinque stelle, motivo per cui, nei giorni scorsi, e anche sul Fatto quotidiano, è stato inserito ufficiosamente nella rosa dei possibili futuri ministri di un governo Di Maio di là da venire. Fantinati si è schermito e ha smentito, ma non è stato molto creduto. Tra i parlamentari, infatti, e vista la penuria di personalità “esperte” presso l’entourage grillino, l’ingegnere veneto si colloca nella categoria dei Danilo Toninelli e delle Barbara Lezzi: coloro che sono arrivati a Roma con una dose inferiore di naiveté e una dose maggiore di moderazione verbale rispetto ai Carlo Sibilia e alle Paola Taverna. Ma nessuno avrebbe collegato Fantinati addirittura a un futuro ministero del Turismo, se non si fosse creato, negli anni, un piccolo plotone di fan internettiani del deputato che, nei suoi video, arringava le folle invisibili del web nientemeno che dall’Atene di Alexis Tsipras, nel giorno del referendum greco, al grido di “Renzi dovrebbe fare come lui”. E che poi, a proposito del ddl intercettazioni, appariva con gli abituali ciuffo e pizzetto per dire che Renzi era “peggio di Berlusconi”. Ma lo diceva con l’aria serena di un Cinque Stelle non invaso dall’esprit distruttore del demiurgo Beppe.

   

Quella volta al Meeting di Rimini

Proprio per via del suo lato apparentemente dialogante era stato invitato al Meeting di Rimini, nel 2015, il Fantinati che ora siede accanto a Di Maio durante gli incontri con gli imprenditori. E aveva esordito in modo insospettabile: non sono qui per cercare consenso, il M5s è un Movimento dal basso, noi ci siamo tagliati gli stipendi per aiutare le famiglie in difficoltà. Poi però il discorso aveva preso la piega che non ti aspetti: sono qui “per denunciare Cl”, aveva detto, come una delle più “potenti lobby italiane”, una lobby “che ha trasformato un’esperienza spirituale e morale in un paravento” per il perseguimento di “interessi personali” e per la conquista “di denaro e potere”. E aveva citato il Vangelo di Luca, Fantinati, dicendosi “indignato” e includendo nel j’accuse pure “gli sponsor”, e cioè “Finmeccanica…Eni… Intesa San Paolo”. Quando la chiesa riuscirà “a cacciare i mercanti dal tempio?”, aveva domandato infine alla platea basìta. Poi il sipario era calato. Fino all’inverno 2017, quando un Fantinati in via di istituzionalizzazione è riapparso per parlare di territorio da valorizzare, cultura da esaltare e pericolo-cementificazione da scongiurare.

Di più su questi argomenti:
  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.