Cosimo Pacciani sul palco della Leopolda nel 2013 (video Youtube)

“Non c'è più una generazione Leopolda/Vedrò come quella del 2011”

David Allegranti

Cosimo Pacciani, capo dei rischi al Fondo Salva Stati, sei anni fa era sul palco della manifestazione renziana (e ci tornò nel 2013), oggi constata con amarezza che le cose sono parecchio cambiate

Roma. Cosimo Pacciani, banchiere di Sesto Fiorentino, capo dei rischi al Fondo Salva Stati, penna raffinata, da qualche anno si è sottratto all’attualità politica. Il mestiere, d’altronde, glielo impone. Questo non gli ha impedito però di accorgersi delle cose che non vanno, tra Leopolda e renzismo. D’altronde, Renzi non pare più essere se stesso. E questo è chiaro a Pacciani, che parlò alla Leopolda del 2011 (e poi un’altra volta a quella del 2013), quando ancora su banchieri e uomini della finanza non si facevano le molte distinzioni che oggi vanno di moda, pure nel Pd, per assecondare qualche istinto proto-grillino. Altri tempi. Nel 2011 lo spread era il piede di porco per divellere Berlusconi, l’Italia e il suo governo attendevano letterine di richiamo dall’Europa. Sul palco Pacciani, all’epoca banchiere della Royal Bank of Scotland, mostrò una copia del Financial Times del giorno stesso. Il quotidiano britannico diceva che l’Italia avrebbe dovuto fare qualcosa (riforme elettorali e del mercato del lavoro), lo scetticismo nei confronti del Cav. era elevato. La Leopolda sembrava, ai suoi partecipanti, la risposta giusta e Pacciani diceva che il paese doveva essere di nuovo accreditabile. Sul palco c’erano anche diverse persone del giro di Vedrò (la convention annuale organizzata a Dro da Enrico Letta) di quegli anni, Renzi era riuscito a catalizzare l’attenzione di molte persone diverse anche per storia. Pacciani era uno di quelli lì, ci credeva.

 

 

Oggi, interpellato dal Foglio, che ha contattato alcuni frequentatori storici della Leopolda, preferisce declinare l’invito a commentare: lavora appunto per il Fondo Salva Stati, il Mes, dove è capo dei rischi, sicché non vuole esprimere opinioni politiche. Però sull’Italia del 2011 e anche sulla Leopolda qualcosa dice, ed è già molto: “No - dice al Foglio - non c’è più una generazione Vedrò/Leopolda come quella del 2011. Sembrano gli anni Ottanta, quelli del riflusso”. E, aggiunge, “Comunque, viva Fiorenza!”, quasi a voler ironizzare su certi eccessi fiorentinocentrici. Tuttavia Pacciani ha lasciato diverse tracce programmatiche in questi anni. Nel 2011 pubblicò anche un piccolo ebook, chiamato “La Politica Accidentale”, un peana sul fare politica sulla base del merito e delle competenze contro una certa politica delle poltrone. Pacciani ha dovuto constatare con amarezza che negli anni le cose sono parecchio cambiate in casa renziana. Non a caso, il banchiere fiorentino che da anni si divide tra l’Inghilterra e il Lussemburgo non s’è più fatto vedere alla Leopolda. L’ha detto recentemente anche a qualche amico, come Edoardo Nesi, che invece ancora è entusiasta. Fra maledetti toscani, come noto, ci s’accapiglia.

 

 

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.