Protesta della Lega Nord che occupa i banchi del governo (foto LaPresse)

Il saggio ripensamento

Redazione

Lo stop allo ius soli toglie argomenti forti all’asse Grillo-Salvini

La decisione di rinviare alle calende greche la discussione in Senato della legge sullo ius soli è stata una decisione saggia. Non esporre il governo a una logorante battaglia parlamentare alla vigilia della presentazione della legge di Bilancio era un’esigenza di evidente buon senso. I ministri, che per disciplina politica insistevano a difendere quel progetto di legge, in realtà speravano, com’è poi avvenuto, che Angelino Alfano togliesse a tutti le castagne dal fuoco. Il costo politico di questa innovazione – tutto sommato modesta – sarebbe stato (e sarà, se ci si intestardirà a riproporla nello scorcio finale della legislatura) assolutamente spropositato. L’impopolarità del provvedimento avrebbe messo le ali alla corsa elettorale della Lega e dei 5 stelle, come se ce ne fosse bisogno.

 

La scelta di Alfano non è stata certamente solitaria, e merita rispetto, proprio perché mette in conto la gragnuola di improperi che verranno dalla sinistra e anche da ambienti non secondari del mondo cattolico. Prendendo atto della situazione senza fare drammi, il Partito democratico ha attenuato la sensazione (assai diffusa, vera o falsa che sia) di non avere a cuore la tenuta del governo, e questo non può fargli che bene. Le distanze dalla sinistra sinistra si allargheranno? Può darsi, ma la tendenza prevalente dopo la scissione non poteva che essere questa, se non altro per giustificare quell’atto di rottura arrogante. Il bilancio di questo “fallimento”, paradossalmente, è un bilancio positivo, che ricuce in qualche modo il rapporto tra istituzioni e cittadinanza, che una forzatura avrebbe invece ulteriormente deteriorato. E se dovremo assistere a un’esibizione di lutto inconsolabile da parte dell’intellettualità che ha firmato il solito appello, questa volta a favore dello ius soli, ce ne faremo una ragione.