Il ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli (foto LaPresse)

Gli spintoni a Fedeli e gli irresponsabili che incitano alla violenza

Claudio Cerasa

Non capire il peso di certe parole è un modo come un altro per dimostrare che i populisti di oggi sono degli irresponsabili turisti della democrazia

Al direttore - Ho visto che le cronache raccontano di uno contusione del ministro Valeria Fedeli a seguito di una bagarre scatenata in aula dalla Lega durante la discussione dello Ius Soli. Non pensa sia una cosa grave, direttore?

Luca Maffei

Verrebbe voglia di minimizzare e dire che non è successo niente e che qualche spintone in Parlamento può capitare ma purtroppo quello che è accaduto ieri con il ministro Valeria Fedeli non può essere archiviato così facilmente. Nel mondo, oggi più che mai, esiste un movimento trasversale, a carattere demagogico, che in modo più o meno esplicito ha sdoganato l'idea che di fronte a qualche atto non gradito della politica sia giustificabile la violenza. Beppe Grillo, una settimana fa, ha detto, esplicitamente, che “la gente ha tutto il diritto di essere violenta quando gli porti via i diritti, la salute”. Luigi Di Maio, il vice capo algoritmo, qualche settimana fa, dopo il parere negativo dato dal Senato sulla decadenza di Augusto Minzolini, ha detto, esplicitamente, “poi non lamentatevi se i cittadini ricorrono alla violenza”. Ci piace pensare che Beppe Grillo e Luigi Di Maio giustifichino solo la violenza verbale di cui il Movimento 5 stelle è portavoce nazionale. Ma purtroppo in una fase storica come quella in cui viviamo oggi – un anno fa in Inghilterra un uomo ha sparato alla deputata laburista Jo Cox, uccidendola; oggi Nathalie Kosciusko-Morizet, ex ministra francese e candidata della destra alle legislative a Parigi, ha perso conoscenza per vari minuti dopo essere stata aggredita da un passante mentre faceva campagna elettorale per le legislative, ieri un uomo ha sparato al deputato repubblicano Steve Scalise – giocare con le parole che incitano alla violenza è un modo implicito per caricare altra violenza. La seconda Repubblica è nata con la Lega che agitava il cappio e il cappio della gogna è stato la metafora di un ventennio. Non capire che giocare con la violenza nella repubblica di oggi può portare altra violenza è un modo come un altro per dimostrare che i populisti di oggi non sono soltanto un popolo che risponde ai clic di alcuni e trasversali clown ma sono, cosa più grave, degli irresponsabili turisti della democrazia.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.