Beppe Grillo (foto LaPresse)

La nuova geniale idea del M5s: niente manovra, paga Standard & Poor's

Luciano Capone

"Facciamo causa". La proposta è stata lanciata sul blog di Beppe Grillo dalla deputata Carla Ruocco. E così del complotto di Trani non si butta via niente

Roma. Come abbiamo fatto a non pensarci prima? Il governo, che negli anni passati non ha fatto spending review e per questo ha disseminato il suo percorso di clausole di salvaguardia, può presentare il conto da pagare a Standard & Poor’s. La proposta è stata lanciata sul blog di Beppe Grillo dalla deputata Carla Ruocco, che sul tema aveva presentato qualche settimana fa un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan per chiedergli di fare causa all’agenzia di rating. Facciamo causa a Standard & Poor’s per svariati miliardi – è la geniale idea – così non c’è più bisogno di trovare le risorse per evitare l’aumento dell’Iva.

Ma con quale motivo facciamo scucire gli svariati miliardi di euro che ci servono all’agenzia americana? Beh, ad esempio – è la geniale idea del M5s – potremmo chiederle i danni per il processo in cui è stata assolta. “E’ passato un mese da quando a Trani in solitudine il pm Michele Ruggiero ha ricevuto la sentenza che Standard & Poor’s nel declassare l’Italia ha fatto una sciocchezza, ma non l’ha fatto apposta – scrive la Ruocco sul Sacro blog – Quindi non è un’assoluzione perché il fatto non sussiste; il fatto c’è. S&P ha arrecato danno alla Repubblica Italiana”. Pertanto il ministero dell’Economia dovrebbe “chiedere i danni”. Sul blog è stata pubblicata, come base per la causa da intentare, la requisitoria contro S&P del pm Ruggiero. Proprio quella che è stata sementita nella sentenza dei giudici.

Il concetto era già stato esposto in Parlamento: “Dalla sentenza di Trani emerge chiaramente che il doppio declassamento che l’Italia ha subito da Standard & Poor’s non doveva essere fatto, quindi era illegittimo – diceva la Ruocco – chiediamo al governo se vuole chiedere il risarcimento dei danni all’agenzia di rating o vessare gli italiani con manovre correttive”.

 

Il ministro dell’Economia aveva ribattuto che non può prendere alcuna iniziativa dopo una sentenza che non solo assolve S&P, ma di cui non si conoscono ancora le motivazioni. La replica di Padoan è stata sintetica, anche perché non era semplice rispondere a una domanda che si trova in quel territorio grillino in cui non esistono la logica, il diritto e soprattutto i fatti. Perché innanzitutto è falso che la sentenza di assoluzione abbia decretato che il downgrade del rating italiano fu “errato e falsificato”, come dice il M5s. Altrimenti non ci sarebbe stata un’assoluzione. In secondo luogo è impossibile, sul piano logico prima che legale, evitare una manovra correttiva mettendo a bilancio i proventi da un’eventuale vittoria in una causa civile, che sono ipotetici, una tantum e incassati dopo svariati anni (secondo i tempi della giustizia). Infine c’è un problema di diritto: la causa non si può fare. La prescrizione in una causa civile per responsabilità extracontrattuale è di 5 anni: il fatto contestato risale a gennaio 2012 e i termini sono scaduti.

Ma, a parte i dettagli, il punto fondmentale di questa teoria del complotto elaborata dalle brillanti menti della procura di Trani su suggerimento di Elio Lannutti di Adusbef, secondo cui la crisi italiana sarebbe stata il frutto di un “grande imbroglio” della finanza internazionale, è che le agenzie di rating sono sempre state assolte o archiviate: Moody’s, Fitch e S&P. Tutte. Sempre. Nello specifico S&P’s, prima dell’assoluzione a Trani davanti al pm con la cravatta tricolore, era stata archiviata a Milano. E anche in un’inchiesta della Corte dei Conti. In quel procedimento, che era uno spin-off dell’inchiesta di Trani, fu lo stesso procuratore Raffaele De Dominicis a chiedere l’archiviazione perché “non appare sostenibile in giudizio la tesi accusatoria”. Le teorie del complotto del rating non hanno alcuna base reale o fondamento giuridico, ma hanno una grande presa nella propaganda politica contro la “finanza internazionale”. De Dominicis, dopo l’inchiesta archiviata, è stato nominato assessore al Bilancio di Roma nella giunta M5s di Virginia Raggi. Come è diventato un attivista del M5s l’ex senatore Idv Lannutti, autore degli esposti contro le agenzie di rating. A questo punto manca solo il pm di Trani Michele Ruggiero, che probabilmente con le sue tesi ardite ha chance di essere più convincente nei comizi che nelle aule giudiziarie.

Di più su questi argomenti:
  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali