Massimo D'Alema (foto LaPresse)

Strategia per far sopravvivere la sinistra progressista: fare l'opposto di ciò che suggerisce D'Alema

Claudio Cerasa

L'ex premier, che dal 2010 presiede la “più importante fondazione dei progressisti europei”, se la intende più con Civati e Corbyn che con Renzi e Macron

Al direttore - Vabbè, Renzi ha (forse) meno del 70 per cento, ma D’Alema rosica uguale.

Michele Magno

A proposito di D’Alema, piccolo dato significativo. Il nostro ex presidente del Consiglio presiede dal 2010 la Feps (Foundation for European Progressive Studies) e in sette anni di presidenza della “più importante fondazione dei progressisti europei” la situazione dei progressisti europei è più o meno questa: le uniche forme di progressismo ancora in vita, in Europa, sono quelle che hanno fatto l’opposto di quanto suggerito da Massimo D’Alema, e prima o poi qualcuno dovrebbe riflettere sul fatto che il capo della “più importante fondazione dei progressisti europei” oggi se la intenda più con i Civati e i Corbyn che con i Renzi e con i Macron. Bonne chance, monsieur Dalemenchon.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.