Un'immagine di Torino (foto LaPresse)

Cosa chiedono gli imprenditori torinesi al Renzi del Lingotto

David Allegranti

Boglione (Robe di Kappa): “Stravinca o faccia un partito nuovo”. Canavesio (EnviPark): “Creare la domanda di riforme”

Roma. Il Lingotto di Torino non è solo l’occasione per un amarcord nel Pd che fu. È anche un modo, dice Renzi, per elaborare un programma di governo. E dalla città oggi governata dai Cinque Stelle possono arrivare spunti anche dal mondo imprenditoriale. “In Italia il problema – dice al Foglio Marco Boglione, presidente di BasicNet, azienda proprietaria dei marchi Robe di Kappa e K-Way – è la farraginosità della governance. Noi vorremmo vederla risolta. Da una parte ci sono i Cinque Stelle, che sono belli tonici. Tutto si può dire, ma sono un partito completamente nuovo e motivato. Quindi penso che dall’altra parte ne servirebbe un altro; il Pd invece da tempo si sta trascinando in questioni di potere e di correnti. Il vero nemico di Renzi finora è stato il suo partito”.

 

“È dal Pd che Renzi ha avuto una vita molto dura”, prosegue Boglione. “L’ex premier dunque non deve solo vincere, ma stravincere, e se non ce la facesse a prendere una larga, indiscutibile maggioranza all’interno di casa sua io penso che gli converrebbe fare un partito nuovo. O riesce a prendere la Bastiglia con un mandato molto ampio, oppure io non immagino che Renzi possa essere uno dei tanti del Pd. Peraltro, in molti gli dicevano di fare – fin da subito – un partito nuovo. Come spiega la nostra Costituzione, le persone contano molto poco, mentre contano tantissimo i partiti. Quindi servono partiti nuovi. Il M5s, a cominciare dal nome, è tutto nuovo. Quindi è meglio cambiare completamente i partiti o farne di nuovi. Solo così si può cambiare l’Italia”. Quindi, si chiede Boglione, “come fai a governare una nave se hai l’equipaggio che rema contro? Per questo Renzi deve stravincere e avere un partito iperallineato al suo modo di fare. Deve essere proprio un partito nuovo”. Basterà?

 

Il referendum del 4 dicembre ha interrotto il percorso delle riforme, ma questo non significa che non siano necessarie, dice Davide Canavesio, amministratore delegato di Environment Park e ex presidente dei Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale di Torino. “Renzi deve avere il coraggio di portare avanti le riforme; se vuole andare avanti non deve mettersi a mediare e a fare compromessi. Non deve lavorare sull’offerta, ma sulla domanda di riforme. Deve lavorare sull’ascolto per creare la domanda di riforme più che la domanda di cambiamento. Con il cambiamento per il cambiamento, quindi fine a se stesso, non si va da nessuna parte. Io penso che in questi mesi non abbia spiegato al paese e alle molte associazioni e realtà deluse che le riforme non servono al governo ma all’Italia. Per questo, se fai un referendum ma non hai creato la domanda di riforme, le riforme non passano. Io penso che si sia rotto il patto tra la politica, il sistema economico e la popolazione e che questo patto vada ricostruito. Anzitutto riascoltando i singoli territori. È giusto parlare di Europa, ma bisogna anche fare qualcosa per i territori che producono sviluppo e che ogni tanto lanciano un grido di disperazione. Non bisogna dare per scontato che tutto ciò che viene fatto a Roma vada bene a cascata anche per gli altri. Quindi è inutile parlare di Europa se ci sono i giovani – penso a Torino – che non hanno possibilità di lavoro. A Renzi dunque serve un percorso di ascolto ma anche di comunicazione per spiegare come le riforme sono collegate alla possibilità di creare lavoro. Certo, anche gli imprenditori devono fare la loro parte. Ma il punto chiave sono i giovani; se non hanno possibilità di lavorare, il territorio in cui vivono muore”.

 

Alberto Barberis, attuale presidente dei Giovani Industriali torinesi, dice di non aspettarsi molto dall’ex segretario. Semplice equidistanza o sfiducia verso Renzi? “In realtà da Renzi in questo momento non ci aspettiamo nulla; ci aspettiamo piuttosto dal governo che con la prossima legge di stabilità rimangano gli impegni presi in precedenza. Potrà sembrare banale ma in questo momento gli imprenditori hanno soprattutto bisogno di stabilità, indipendentemente da chi è al governo. Quello che viene deciso dal Pd riguarda soprattutto il Pd. Casomai ci aspettiamo indicazioni per un futuro certo rispetto a quello che vediamo adesso. Per esempio ancora non si capisce quando andremo a votare e ciò non agevola le imprese. Non sappiamo neanche quale saranno le regole del gioco e in questo modo è difficile ragionare su investimenti sul futuro. Guardi, noi quello che chiediamo è anzitutto buonsenso”. Gli 80 euro, per esempio “non sono una soluzione; certo, sono utili per chi li riceve e ci va a mangiare la pizza due volte al mese. Ma la società funziona se le aziende funzionano meglio e si produce ricchezza e se questa ricchezza viene distribuita nel modo corretto e tutti ne giovano”.

Di più su questi argomenti:
  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.