Roberto Speranza (foto LaPresse)

La strategia di Speranza e le mire di Emiliano. Renzi recluta i giovani

Redazione

Raccontano che il povero Augusto Barbera in questi giorni si stia lamentando per la sua perfetta solitudine. Il giudice della Corte costituzionale è l’unico in seno alla Consulta a non nutrire rancori o a non avere recriminazioni nei confronti di Matteo Renzi. Si sente un po’ come uno contro tutti e teme che questo peserà nelle due decisioni che la Corte sta per prendere: quella sul referendum che riguarda il Jobs Act e quella sull’Italicum. La seconda sentenza, in realtà, pare fosse già scritta ma le vicissitudini politiche hanno cambiato le carte in tavola. E ora è da capire quale sentenza scongiuri le elezioni anticipate, dicono al Nazareno.

Roberto Speranza si felicita con Beppe Grillo perché ha abbandonato Farage. L’ex capogruppo del Pd a Montecitorio ha fatto un omaggio al comico genovese via comunicato stampa. E questo ha messo in allarme il Nazareno: da Matteo Renzi in giù tutti hanno capito che Grillo si è convinto che andrà a governare, e per questa ragione abbandona le posizioni anti-europeiste più estreme. Perché allora Speranza si congratula con lui? Non può essere così ingenuo da non capire dove intende andare a parare. La sensazione al Nazareno è che ormai i bersaniani giochino al tanto peggio tanto meglio: ben venga la vittoria del M5s pur di abbattere Renzi. 

Ma Speranza, che è in grande spolvero in questo periodo, ha un solo problema. Michele Emiliano vuole il suo posto. O meglio, il governatore della Puglia intende candidarsi anche lui alla segreteria del Partito democratico, convinto che dopo l’inevitabile tonfo di Matteo Renzi toccherà a un suo antagonista prendere il posto. Emiliano ha dalla sua i sondaggi (ha più del doppio di Speranza) e l’appoggio ormai quasi esplicito di Massimo D’Alema, ovvero dell’uomo che decise di candidarlo a sindaco di Bari quando l’attuale presidente della regione Puglia era un magistrato alle prese con l’inchiesta Arcobaleno. Speranza vuole ancora resistere e propone a Emiliano un ticket: io alla segreteria del Pd, tu candidato alla presidenza del Consiglio. Ma il governatore della Puglia non si fida: sa che dopo la vittoria del no al referendum sarà assai difficile decidere un premier con il voto popolare. Perciò ritiene che sia meglio accontentarsi dell’uovo oggi piuttosto che aspettare la gallina domani. 

I renziani di stretta osservanza sembrano essere sempre di meno. Non tanto nel partito, quanto nei gruppi parlamentari dove la maggior parte dei deputati e dei senatori temono di dover dire addio al loro seggio. Non solo, sono anche preoccupati dalla notizia secondo cui Renzi sta cercando di fare un po’ di scouting presso le nuove generazioni, per coinvolgere nella politica attiva anche chi ha meno di quarant’anni. E questo timore dei parlamentari del Pd rappresenta uno dei motivi per cui il segretario ha deciso di non insistere nella battaglia sulla legge elettorale. Meglio aspettare la sentenza della Consulta e non turbare i sonni dei parlamentari. Già, Renzi sta prendendo seriamente in esame anche l’ipotesi di elezioni a scadenza naturale – è ovvio che lui non le vorrebbe, ma sa che le forze che muovono in quella direzione, a cominciare dal Quirinale, passando per mezzo gruppo parlamentare Pd e per Berlusconi, sono molto motivate e determinate a mettergli i bastoni tra le ruote.

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