Il presidente del Consiglio Matteo Renzi con il ministro della Giustizia Andrea Orlando (foto LaPresse)

Tregua precaria tra governo e magistrati

Redazione

Quasi risolte le tensioni “sindacali”, resta intatto il problema delle troppe interferenze dell’Anm. Il centrodestra, che si è sempre opposto allo strapotere dei giudici, tace.

L’incontro tra il premier e il ministro della Giustizia Andrea Orlando con il presidente dall’Associazione nazionale magistrati si è concluso con “aperture” nei confronti delle richieste della magistratura associata. Piercamillo Davigo crede di aver convinto Matteo Renzi “sull’estensione a tutti i magistrati della proroga del pensionamento a fronte della spaventosa scopertura di organico della magistratura almeno fino a quando l’organico non sarà coperto”. Inoltre, il premer avrebbe espresso una “notevole disponibilità sulle risorse anche ai fini della riqualificazione del nostro personale amministrativo che oggi vive una grave situazione di disagio perchè i trasferiti da altre amministrazioni hanno tutti gradi maggiori del loro e trattamenti economici migliori”. Anche a parere del ministro “le posizioni si sono notevolmente avvicinate”. Non si sa ancora se l’esito dell’incontro sarà ritenuto sufficiente per revocare lo sciopero dei magistrati che era stato annunciato e che aveva provocato una reazione molto netta di Renzi, il quale aveva detto di non capire quali ne fossero le ragioni.

 

Quello che pare si sia determinato è un rientro della tensione tra la magistratura e il governo sul piano di una normale vertenza di tipo sindacale, mentre le esternazioni precedenti dell’Anm si erano spinte su un terreno diverso, quello della contestazione della legittimità delle istituzioni a legiferare in materia di giustizia senza un consenso preventivo della categoria, che pretende una sorta di diritto di veto sulle scelte parlamentari. Si vedrà se alla fine prevarrà l’atteggiamento più pragmatico emerso nel corso dell’ultimo incontro. Il rischio è che la magistratura incassi le aperture del governo come un cedimento non solo nel merito delle questioni in discussione, ma come conferma dell’accettazione della sua inaccettabile pretesa di una sorta di diritto a interferire sulla legislazione. D’altra parte va notato come il governo, a causa del clima referendario, sia stato privato del naturale sostegno delle opposizioni moderate nella sua resistenza alle pretese esorbitanti della magistratura, alle quali pure il centrodestra si è sempre opposto e dovrebbe continuare a opporsi con fermezza, indipendentemente dal vantaggio ipotetico che potrebbe ottenere da un’agitazione della magistratura alla vigilia della celebrazione del referendum.