Caro Cav., libera nos a Travaglio

Redazione
Ma che ci fa Berlusconi con il partito dello sfascio? Dopo le amministrative tocca azzerare tutto per tornare a essere un vero partito di governo. Ancora lettere a [email protected]

Il direttore del Foglio, Claudio Cerasa, ha invitato su queste colonne l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a cambiare idea, a sostenere il referendum costituzionale di ottobre e a non confondersi all’Italia degli Zagrebelsky, dei Grillo, dei Travaglio, degli Ingroia e dei professionisti del no. Questa riforma, come ha messo nero su bianco il capogruppo al Senato Paolo Romani un anno fa, “rappresenta una pagina storica, che porta l'Italia fuori dalle paludi ottocentesche di una rappresentatività estrema e irragionevole, dalla lentezza e dall’indecisione, dal diritto di veto di partiti irrilevanti e dalla impossibilità di governare, che permette di superare il bicameralismo, delineando un assetto parlamentare e un procedimento legislativo più snello, con una netta distinzione di ruoli e funzioni fra le due Camere e che porta due firme: quella di Renzi e quella di Berlusconi”. Caro Cav stavolta ha torto, non si può dire di no a una legge che non è perfetta, ovvio, ma che sterilizzerà il potere dei giudici, metterà in un cassetto i veti delle minoranze, rafforzerà i poteri del premier, darà più stabilità ai governi, metterà gli elettori nelle condizioni di scegliere da chi farsi governare, contribuirà a ricreare le basi, come si dice, per un bipolarismo maturo e renderà impossibile la formazione di esecutivi fragili come quelli avuti nel 1996, ai tempi del suo governo Ci ripensi, caro Cav., si guardi attorno, si chieda che ci fa lì con Moni Ovadia e Marco Travaglio, si domandi se non vale la pena sbarazzarsi una volta per tutte dell’Italia dello sfascio e alla fine siamo certi che ci ripenserà. Il nostro è un appello. Chi lo condivide ci scriva qui: [email protected].


 

Qui trovate tutti gli interventi di politici, analisti e intellettuali sull'appello del direttore Claudio Cerasa per un Sì al Referendum

 

Al direttore - Certamente voterò Si.
Andrea Putzulu

 

Al direttore - Condivido la campagna.
Michelangelo Pascale

 

Al direttore - Fedele berlusconiano dal 1994 voterò sì. Berlusconi e Travaglio antinomia assoluta.
Gigi Calcagno

 

Al direttore - E’ già stato detto tutto o quasi. Ribadisco semplicemente che la compagnia dei Travaglio, Zagrebelsky, Rodotà & C. dovrebbe essere sufficiente a qualsiasi tentennamento.
Filippo La Vecchia

 

Al direttore - Onorevole Berlusconi ha l’occasione di lasciare un segno indelebile nella storia politica di questo Paese
Franco DiGioia

 

Al direttore - Condivido il vostro appello!
Stefania Aleni

 

Al direttore - Condivido pienamente le ragioni del Sì.
Adele Carrera

 

Al direttore - Silvio, pensi ai sorrisetti compiaciuti di chi impartisce sempre lezioni di morale agli altri, a chi ha sempre ragione e gli altri sono tutti stupidi, a chi spera, ardentemente, che vada sempre tutto male nel nostro paese. A chi dice sempre no. Pensi a tutte queste cose poi decida come e se rimanere nella storia. Dai, faccia campagna per il Sì!!
Sara Romoli

 

Al direttore - Approvo anche io. Voterò sì
Vigna Bruno

 

Al direttore - Ma come proprio il Cav del nazareno quello che sosteneva Renzi per le riforme adesso solo per “gelosia” politica e voglia di spodestare il Royal baby dal trono vota contro l’italicum? Dov’è la coerenza?
Carletti Roberto

 

Al direttore - Dai Berlusca, chiudi alla grande!
Fabrizio Garavaglia

 

Al direttore - Caro cavaliere, non crede che andare a braccetto con Travaglio, i magistrati e i grillini servirà solo a loro? Se Forza Italia deve perire, perisca almeno senza l’ignominia di una battaglia per miopi interessi di bottega. Se sopravviverà lo dovrà alla coerenza dei suoi principi, che fino a qualche tempo erano esattamente quelli del sì al referendum, nell’interesse dell’Italia, non di una parte soltanto. E non agisca per ripicca a quelli che avevano impedito a Lei di fare la stessa cosa.  
Diffidi di quelli che La appoggiano in questa operazione, non hanno certo a cuore quello che Lei ha sempre sostenuto di avere: il Suo paese.

Mario Mauro

 

Al direttore - Condividendo pienamente le ragioni a favore del si espresse nel Suo articolo,vorrei aggiungere ulteriori elementi alla discussione.Qui si rischia di considerare gli elettori di Forza Italia come un gregge di passata memoria.Non si possono votare delle riforme,tempo prima,considerandole  indispensabili al futuro del Paese e successivamente bollare le stesse come eversive. Se il Patto del Nazareno esprimeva senso di responsabilità per il bene dei cittadini e le riforme costituzionali erano lo strumento per tale scopo,lo strappo di Renzi sull’elezione di Mattarella non può aver cambiato la sostanza della questione.Molti elettori di Forza Italia sono dotati di capacità d’analisi e seguono con attenzione.Ragioni di bassa politica e gelosie personali non possono essere nascosti dietro presunti attentati alla democrazia. Il presidente Berlusconi e i suoi collaboratori abbiano più rispetto verso persone  che hanno avuto fiducia in loro e che meritano la dovuta considerazione.Io voto sì.
Massimo Graniti

 

Al direttore - Chi scrive segue con trepidazione il succedersi degli eventi recenti guardando ogni passo dei partiti viene riportato  dai media e sopratutto nei dintorni di Forza Italia.  La storia insegna che i contributi dati da Berlusconi alla Repubblica italiana sono molti. Il primo facendo saltare “la gioiosa macchina da guerra Occhettiana, impedendo la vittoria di una coalizione certamente illiberale e il liberista,  rimettendo l’Italia in carreggiata con l’occidente. Berlusconi ha dimostrato  ancora di avere il senso dello Stato quando, senza acrimonia per essere stato disarcionato, e peggio ancora di essere stato estromesso dal Senato, ha accettato di aderire al “Patto del Nazareno”, che i pigmei della politica non hanno mai capito o meglio avuto interesse a capire. Analogo senso della dignità istituzionale ha dimostrato non andando a votare al referendum messo in cantiere dalla disperazione di chi vede allontanarsi la prospettiva di una propria scalata nella visibilità e nel potere nazionale. A questo punto a Berlusconi resta il passo definitivo da fare: trovare il coraggio di dimostrare a certa sinistra cosa distingue un uomo di Stato da un politicante arrabbiato e frustrato. In fondo il 90 per cento di quello che dice Renzi è figlio della cultura liberista professata da Berlusconi e da tutti i fondatori di Forza Italia nel 1994. Se salta questo governo non si vedrà mai realizzato il grosso del disegno liberista della prima Forza Italia. Ma non è solo il referendum che è importante. Il giornale “Il Dubbio” di Sansonetti auspica una convergenza di tutti i partiti contrari alla “barbarie giustizialista”: Forza Italia e il Pd renziano, Scelta Civica, Socialisti di Nencini, NCD e Verdiniani ecc. che tutti insieme debbono trovare il coraggio che fu di De Gasperi, Nenni, Togliatti, Malagodi e tutti i Padri Costituenti. Debbono fare questo guardando solo agli interessi dell’Italia. Il monito che la  storia ci rivolge deve insegnare ai nostri politici non solo cosa ha portato all’Italia la cooperazione delle forze politiche costituenti, ma anche cosa ha determinato il fatto che dopo che è stata approvata la Costituzione (della quale gli stessi Padri costituenti prevedevano una evoluzione quando si fossero realizzate  le condizioni e la maturazione democratica)  lo spirito costituente si sgretoló e inizio la contrapposizione frontale. La rottura del “Patto per l’Italia” fu l’inizio del processo di introduzione nel tessuto delle Istituzioni la  tossicità della contrapposizione settaria  che ha condotto l’Italia allo stato attuale. La cornice della Repubblica  tracciata dalla carta costituzionale  rimase vuota e mai pienamente realizzata: l’attuazione delle Regioni di è realizzata  a pezzetti con le leggi  disallineate e disorganiche; le leggi  sulla organizzazione dei sindacati, sul diritto di sciopero, sulla organizzazione dei partiti, non furono mai approvate (e Dio da quanti danni questo ha apportato tanto che queste leggi sono tutte all’ordine del giorno per essere approvate  quasi 70 anni dopo). Tutto questo come si vede  è stato causa di tutti i mali che affliggono il Paese. Il Patto del Nazareno sembrava volesse ripristinare il “Patto Costituente”. Così non è stato. Ora Berlusconi ha l’occasione per dimostrare  quello che in fondo lui  è: Uomo  intelligente che Ama l’Italia e gli italiani. Anche  Renzi però deve dimostrare la virtù della prudenza e della mediazione.
Lui che è un cattolico deve ricordarsi che San Tommaso diceva che la prudenza è lo spirito della sapienza. Quindi  da parte sua deve fare un prudente passo  di lato se non indietro,  sull’Italicum sostituendo  il premio di maggioranza al partito con l’attribuzione  di detto premio alla coalizione. Adesso Direttore una preghiera per lei. Continui la battaglia intrapresa, magari perseguendo anche un’alleanza di scopo con i media che fanno la stessa battaglia verso una convergenza tra chi è liberale, garantista, innovatore che vuole bene all’Italia. In queste condizioni Berlusconi farà certamente la sua parte. Auguri

Salvatore D’Ambrosio

 

Al direttore - Egregia direzione, naturalmente appoggio in modo convinto il Vostro appello, ma c’è da scommetterci che il Cav quanto prima si esibirà in uno dei suoi consueti colpi di teatro, e finirà  per appoggiare il quesito referendario. Non mi spiego come si possa chiedere ad un elettore di centro destra di non votare una riforma che di fatto riduce il numero di parlamentari, abolisce il bicameralismo perfetto, amplia i poteri del premier, rende più efficiente e snella l’attività del governo. Mi chiedo come si possa, dopo vent’anni in cui si è detto e ripetuto che era necessario, opporsi ad un cambiamento del genere. Il cav farebbe bene, anzi, ad “intestarsi” il merito di questa riforma, che vedrete passerà, perché fortunatamente il tempo del “No” fine a sè stesso è terminato, sembra incredibile, anche in Italia.
Nicola Lucci

 

Al direttore - Condivido l’appello di Ceresa.
Cristina Tassinari

 

Al direttore - Condivido l’appello. Caro Berlusconi: “Vota sì”.
Angela Console

 

Al direttore - Dopo più di 20 anni di speranze deluse Renzi ha cominciato a cambiare, lo sostengo perché le sue riforme sono nella direzione indicata da Berlusconi e sulla strada della democrazia. Per mettere finalmente al loro posto i mille parassiti autoritari che hanno trasformato l’Italia nel paese cupo e sofferente in cui viviamo.
Giommi Eugenio

 

Al direttore - Condivido il vostro appello “per sbarazzarsi una volta per tutte dell’Italia dello sfascio” .
Riccardo Perugini

 

Al direttore - Sinceramente non me la sento di elargire consigli al Cav. Lui sa sempre cosa fare. Per questo deve votare sì.
Jori Diego Cherubini

 

Al direttore - L’auspicio è che il  mio Presidente non diventi egli un traditore, ripudiando i suoi ideali, i suoi propositi, che gli hanno permesso di vincere le elezioni Nazionali per ben tre volte, compresa la riforma della Costituzione e dell’attuale sistema bicamerale inadatto, a suo dire, per una democrazia come la Nostra, per  trasformarsi anche lui al pari di molti altri suoi si fa per dire alleati, in un Giuda, schierandosi per il No solamente per il motivo che non potrà mettere il cappello sulla Riforma Costituzionale. Vorrei che  lei direttore, grazie alla sua capacità di persuasione, facesse capire al mio presidente che “Votare No al referendum” equivarrebbe alla disfatta definitiva della coalizione di centrodestra, dove il Centro era rappresentato da FI e la destra da tutti gli altri partiti o raggruppamenti che non hanno mai avuto a cuore il bene della Nazione, ma solamente il proprio. Da quando è sceso in campo (come lui era solito dire) ho sempre votato per lui, ma ora mi dispiace ma lo debbo tradire votando sì.   
Franco Scotti

 

Al direttore - Il Cav. ci ripenserà e si riaccomoderà dalla parte giusta della storia, spero.  Forza Referendum  
Lorenzo Cappellini Mion

 

Al direttore - In teoria condivido… ma in pratica credo che il Cav. anche senza i vostri consigli farà, dopo le amminstrative, una delle sue storiche giravolte. Questo lo pensa un militante da sempre, prima del Pci, poi via via delle sue trasformazioni, ed oggi del Pd. Un militante di sinistra, dunque, che tuttavia legge con piacere il vostro giornale, i cui contenuti ovviamente spesso non condivide ma trova utili. Cordiali saluti,
Carlo Gualtieri

 

Al direttore - Sottoscrivo interamente sia il desiderio di concludere un obiettivo annoso, quello della abolizione del bicameralismo perfetto, sia la strana compagnia del Cav con Travaglio e Zagrebeski  per inciso mai autogol fu più rumoroso della intervista di Morosini.
Mario Rossello

 

Al direttore - Votare sì al referendum non significa votare Renzi e il Partito Democratico. Un buon conservatore illuminato che ha a cuore le riforme non può tirarsi indietro. Sono certo che il Cav. ci ripenserà e voterà sì al referendum suggellando il suo Ca(v.)polavoro politico. Forza referendum!
Domenico Mazzone

 

Al direttore - Il centro destra, che ha fatto una buona riforma costituzionale bocciata per l’ottusità della sinistra, non può schierasi col partito del No. Anzi, la riforma va completata con l’elezione diretta del Capo dello Stato.
Angelo Fancello

 

Al direttore - Quel che penso io sull’argomento non potrebbe essere espresso meglio. Sarei sorpreso se Berlusconi, al quale si possono rimproverare molte cose, ma certo non un difetto di intelligenza, dovesse rimanere fermo sulla sua attuale posizione solo per fare dispetto a Renzi.
Cordiali saluti e… avanti così!  

Sismondo Falletti

 

Al direttore - Aderisco!!
Giulio Gasbarro

 

Al direttore - Assolutamente sì sì sì. Da ex Dc e da elettore da sempre di Forza Italia.                
Alessandro Ruffi

 

Al direttore - D’accordo con Cerasa, Si al referendum per la riforma costituzionale. Un affezionato abbonato ed estimatore del Foglio da sempre, avanti cosi’!
Maurizio Fornari

 

Al direttore - Sì al referendum confermativo per la Riforma. Si a Renzi. Sì al buon senso di noi orfani delCav. Sì a Verdini perché crede al peccato originale! No a Brunetta e alle velone  inconsolabili. No a MD , Travaglio, e ai 5stellati (Grillo Di maio Raggi Taverna Di battista).  
Massimo Capacciola

 

Al direttore - Spero che l’invincibile armada (Brancaleone) che sta salpando le ancore faccia la stessa fine di quella di Filippo Secondo.
Luciano Cicioni

 

Al direttore - Mi unisco all’appello.
Enrico Oldani

 

Al direttore - Sono d’accordo. Votiamo si al referendum.
Giuseppe Carlo Di Bartolomeo

 

Al direttore - Mi sembra ieri di sentire Berlusconi spiegare come fosse necessario eliminare il bicameralismo perfetto, onde evitare le lungaggini burocratiche e lo stravolgimento delle leggi nei vari passaggi da una camera all’altra. Ora cosa è successo? Certo ci sono delle cose da migliorare nell’attuale riforma, ma è sempre meglio di niente. Non sono sempre d’accordo con le decisioni del “grande decisionista” Matteo Renzi, ma un SI deciso al referendum.
Orietta Mercatelli

 

Al direttore - Condivido l’appello di Cerasa.
Eros Francini

 

Al direttore - Silvio, non ti riconosco più. Cosa ti sta succedendo? Che sia tutto colpa della cagnetta bianca?
Renzo Alzetta

 

Al direttore - Ho un sogno: il giorno dopo il referendum vedere una vignetta con  tappo di champagne a forma di Brunetta saltare da una bottiglia con un grande SI!
Paola Ceva

 

Al direttore - Cavaliere, si consenta di ripensarci e voti Sì al referendum!!!!!! Bravo Cerasa!!!  
Andrea Calzolari

 

Al direttore - Mi spiace dirlo perchè ho sempre difeso Berlusconi ma è arrivato il momento per lui di ritirarsi a vita privata. Ha perso il senno!
Fortunato Cappuccio

 

Al direttore - C’è tempo. Magari cambia idea ancora un paio di volte prima di ottobre
Attilio Perna

 

Al direttore - Che dire? Noiosone come sono mi trovo in imbarazzo. Nel merito della riforma costituzionale dico che è da respingere non tanto perchè è pasticciata, ma perchè risponde a logiche di centralismo, dirigismo e razionalizzazione dettate dall’estensione all’infinito del potere degli apparati e delle tecnocrazie. Proprio il contrario di ciò di cui si avrebbe bisogno: una società ed una economia basata sui criteri della solidarietà, della sussidiarietà e del federalismo (quella, per intenderci, avviata in Lombardia e distrutta dalla furia delle toghe). Quella di Renzi - per esempio - è una riforma che va nella direzione opposta a quella tratteggiata da Antonio Gurrado qualche giorno fa relativamente alla scuola, in cui vagheggiava “una nazione immaginaria in cui le assunzioni nelle scuole avvengono esclusivamente tramite chiamata diretta da parte del preside, nel segno di una completa autonomia degli istituti”. Sappiamo tutti che questa è l’unica strada. Sappiamo tutti - e la riforma Renzi lo conferma - che una tale prospettiva è addirittura impensabile da noi. Spero di non capire, ma non vedo come la riforma di Renzi “sterilizzerà il potere dei giudici”: per intanto allunghiamo i tempi di prescrizione a 21 anni…
Se invece la scelta è tra Renzi da una parte e Travaglio, Zagrebeklsky, Rodotà e compagnia bella dall’altra, mi toccherà per forza di votare Renzi.

Carlo Schieppati

 

Al direttore - E’ inevitabile ma naturale, ciascuno parla per sé, dagli aulici costituzionalisti, all’ultimo commentatore. Nel parlare emergono sempre il “come dovrebbe essere”, interpretato a livello personale e tutti quei grovigli mentali contraddittori, tutti i pregiudizi, le simpatie/antipatie, i vissuti culturali e sociali personali, i mantra del momento, l’attrazione o meno verso il cambiare o il mantenere, gli influssi dell’ambiente in cui viviamo e delle persone che frequentiamo e, soprattutto dei nostri interessi materiali e delle fonti d’informazione che seguiamo. Cerchiamo di capirci: ci sono in mezzo anch’io. Ne conseguono alcune stranezze, apparenti, ma che ubbidiscono ai moventi di cui sopra. Esempio: la Carta va cambiata, resettata, ammodernata, resa più aderente al mutare dei tempi, politici economici, sociali, ben diversi da quelli in cui fu scritta. Ok? Tutti concordano. Per il fine è previsto una maggioranza parlamentare di due terzi, alla Camera e al Senato, nel caso non occorre referendum confermativo. Non dico che la norma sia sbagliata in sé, dico solo che da noi, nel bel paese, per come politicamente e socialmente e culturalmente e strutturalmente s’è conformato, è semplicemente impossibile. Ovvio, anche banale sottolineare che quello che siamo in senso globale, quell’insieme che non piace a nessuno e che tutti vorrebbero cambiare è nato, s’è sviluppato e consolidato sulle linee guida della Carta del 1947. Insomma, senza giraci intorno con distinguo e sofismi, da un seme meraviglioso è nata una pianta anomala e malaticcia. E’ necessario metterci mano. Ma qui casca l’asino: il metterci mano scatena, esaspera, massimizza tutti i timori di chi pensa di perderci e le voglie di categoria e di parte che vorrebbero guadagnarci. Umanamente è comprensibile, ma se in qualche modo gli italiani chiamati a promuovere o bocciare, non riescono a guardare oltre il proprio esclusivo orticello di vantaggi, impulsi e status, tutto il resto è flatus vocis. Anche i commenti sul comportamento del Cav.
Moreno Lupi

 

Al direttore - Concordo pienamente con Cerasa e se Berlusconi non cambia idea perderà anche i voti dei moderati che tanto corteggia.
Franco Spirito

 

Al direttore - Sì!
Mimmo Trizio

 

Al direttore - Completamente d’accordo col direttore  
Fulvio Bambi

 

Al direttore - Caro Foglio, avete perfettamente ragione
Franco Magi

 

Al direttore - Berlusconi per il “no” è come se  Belzebù si battesse per l’abolizione del peccato. Che delusione per chi, come me, aveva creduto in lui.
Franco Leopardi

 

Al direttore -  Condividiamo appello del Foglio diretto a Berlusconi. Non sono le riforme che voleva?
Licia Piero

 

Al direttore - Il referendum? Sì, sì, sì. Fortissimamente sì, anche se se è una riforma abborracciata e in alcuni punti criticabile.
Claudio Salvatori

 

Al direttore - Gentile Cerasa. Condivido al 100 per cento l’appello che Lei ha fatto sul Foglio del 3 maggio scorso. Che ci fa Berlusconi con Travaglio? Ecco appunto.    
Anna Caluschi

 

Al direttore - E’ uno spartiacque tanto fondamentale che qualsiasi motivo di opposizione non può che scadere nel ridicolo: la speranza è che da qui ad ottobre la maggioranza dei cittadini se ne renda conto. Sì al referendum!
Lorenzo Damiani

 

Al direttore - Yes we Cav!
Marco Togna

 

Al direttore - Pubblicate soltanto le mail dei convintamente decisi per il sì? Renzi continua a dichiarare che in 63 anni non è mai stata fatta la legge che sta sottoponendo a referendum non ricordando che una legge simile è stata fatta e fu bocciata al referendum anche per “merito” di Renzi (a proposito: perché non fate un bel quadro sinottico con le similitudine e le diseguaglianze tra le due ; magari si scopre qualche motivo del no del Cav ). Se volete convertirmi al “si” dovreste convincermi che una vittoria quasi plebiscitaria verrebbe da Renzi attribuita alla convinzione dei votanti della necessità di tale legge come io personalmente ritengo.
Pasquale Cirillo

 

Al direttore - Io sicuramente Sì. Silvio dimmi di Sì.
Nicola Volpi

 

Al direttore - Finalmente e fortissimamente sì!
Adriana Mazzocchi

 

Al direttore - Presidente Berlusconi, Lei ha sempre rappresentato l’Italia che ama, non ceda proprio adesso all’Italia che odia!
Leonardo Maga

 

Al direttore - Votare sì, almeno qualcosa cambia in questa Italia immobile.
Doriano Dottori

 

Al direttore - Da sempre lettore del Foglio, condivido pienamente questa nuova battaglia a favore del sì al referendum e contro tutti coloro che vogliono fermare l’Italia. Avanti!
Giovanni Aiassa

 

Al direttore - Con tanto sforzo: sì. Con poche manciate di senno in più si poteva disegnare una cosa meno abborracciata. E questo va a scapito di Renzi e del suo clan. Quasi tutti “personaggetti”. Ma dall’altra parte? Vogliamo veramente Di Maio a Palazzo Chigi? Dico: lo vogliono veramente Salvini e Brunetta ? E la Meloni ? Se non ci hanno pensato loro che almeno in Cav si faccia tornare un pizzico di lucidità politica.
Attilio Rizzo

 

Al direttore - Caro Cav., è ancora lo spirito del 94’ che ci raccoglie per questo ulteriore tentativo di riforma… e Lei? Lascia? Per un tatticismo “blando” più utile a conquistare un comune che a dare una prospettiva all’Italia?

Raffaele Fenso

 

Al direttore - Ho raccolto le firme per i referendum di Mario Segni nel ‘92, ho votato sì al Referendum Costituzionale del 2006, voterò sì a ottobre . Non cambio idea a seconda del vento, l’Italia ha bisogno di cambiare non di mantenere tutto così com’è…
Fabio Padre

 

Al direttore - Il bene del Paese è anche il superamento dell’opposizione a prescindere, uno schema che ha prodotto infiniti danni comprensibile solo nelle ragioni di un partito che mai avrebbe potuto raggiungere il potere. L’opposizione che rinuncia alla responsabilità di una scelta, per quanto per sé penalizzante, ne ricalca gli schemi.Voterò sì alla proposta referendaria.
Mario Patrizio

 

Al direttore - Caro Cerasa, condivido. Aiutiamo l’Italia con un grande Sì.
Giovanni Giorgio Sechi

 

Al direttore - Legittimamente impegnato a distribuire l’eredità aziendale in famiglia, il referendum costituzionale per Berlusconi è l’occasione per lasciare un’eredità politica.

Carlo Porcaro

 

Al direttore - Aderisco pienamente al suo appello. Mi auguro che Berlusconi ci ripensi e possa dare ancora una volta prova di lungimiranza politica.
Vincenzo Cananzi

 

Al direttore - Meno male che il Foglio c’è. Forza Referendum!
Claudio Pasolini

 

Al direttore - Per quanto mi riguarda voterò sì al referendum, anche se ho molte perplessità sulla mancata eliminazione del Senato e sul non dimezzamento dei parlamentari.
Il mio voto positivo è legato alla modifica del Titolo V, sanando una stortura fatta dal centrosinistra, per ingraziarsi la Lega, e per la cancellazione delle province, che deve essere fatta veramente, non con la presa in giro della legge Delrio. Cordiali saluti.

Giovanni Attinà

 

Al direttore - Forza Referendum!
Stefano Benelle

 

Al direttore - Condivido il vostro entusiasmo per il sì ma l’appello a Berlusconi lo faccio al contrario: resti pure con l’allegra combriccola dei giocondi per il no, tutti gli altri (come me) saranno ancora più convinti per il sì.
P.S. quando mai quelli come Travaglio (e Brunetta) ne hanno imbroccata una fino in fondo? Per me, dopo Di Pietro, Fini e Ingroia, si sbaglierà anche con i 5Stelle: lasciali vincere a Roma, e vedrai che tonfo!.

Paolo Marianacci

 

Al direttore - Anche se la legge sulla riforma costituzionale poteva essere migliore, dobbiamo votare e fare votare sì, perché attraverso questo voto potremo archiviare per sempre l’Italia del moralismo un tanto al kilo, l’Italia degli infiniti compromessi al ribasso,l’Italia dei no a tutto e a tutti detti a difesa le varie “caste”, è così via!!! E’ la battaglia decisiva!!! O si vince oppure dovremo rassegnarci ai davighi.
Settimio Bronzetti

 

Al direttore - Condivido completamente l’appello. Sì al referendum sulla riforma costituzionale!
Rosa Maria Salerno

 

Al direttore - Il mio voto al referendum sarà “sì”. Saluti e grazie.
Massimo Buonocore

 

Al direttore - Usando per una volta un trito luogo comune del nostro presente, senza se e senza ma, mi batterò per il Sì al referendum di ottobre.
Francesco Tagliabue

 

Al direttore - Ho combattuto Berlusconi per vent’anni, ho pagato un prezzo personale anche alto per questo, ma se nel ‘94 lui avesse portato a referendum una riforma come questa Senato + Italicum, lo avrei sostenuto. Devo ammetterlo con me stessa. Gli avrei perfino perdonato di essersi comperato il Paese.
Monica Montanari

 

Al direttore - Sottoscrivo l’appello perché dal 1994 voto Forza Italia anche per quel motivo, e continuo a pensare che sia una riforma necessaria.
Vincenzo Garzillo

 

Al direttore - Condivido pienamente il bellissimo articolo del direttore e l’appello incisivo e puntuale al Cavaliere.
Giuliana Santagata

 

Al direttore - Visto che le statuette di La Torre e Girone potrebbero non servire più, Berlusconi metta nel presepio quella di Brunetta e voti convintamente sì al referendum.
Andrea Banchelli

 

Al direttore - Viva le riforme che ci avvicinano ai paesi di democrazia compiuta, viva il Foglio!
Fabrizio Guarniera

 

Al direttore - Un po’ di buon senso… Si deve votare sì.
Roberto Longoni

 

Al direttore - Concordo con lei in merito al referendum. A mio avviso Berlusconi è oramai un po’ “suonato” (detto con affetto da chi lo ha votato dal 1994 al 2013), la cosa mi potrebbe anche star bene come juventino ma come italiano proprio per nulla. Quindi forza con la sua campagna.
Raffaello Bellano

 

Al direttore - Vi scrivo per esprimere, in modo più efficace, quello che in molti speriamo i più, sentono e pensano. E poi i nomi da voi riportati rappresentano una bussola sicura; se loro la pensano così io sto dall’altra parte!
Guglielmo Biglia

 

Al direttore - Bisogna firmare sì!
Ausilia Raseni

 

Al direttore - Se lo dice anche Giulianone voterò si, ovvio. Quanto alla compagnia, però, se Atene piange… Quella del Cav. non è’ bella: Travaglio, Zagrebelsky ecc. ma la nostra con: Casini e Verdini ecc. non è certo da meno.
Stefano Della Pietra

 

Al direttore - E’ sacrosanta la Sua battaglia per il Sì al referendum di ottobre, per salvaguardare la demcorazia e rendere praticabile l’esercizio difficile del governare in un’Italia infestata dagli sfascisti, “vil razza dannata”. Stupisce Berlusconi che, trovandosi all’opposizione, dice no alla riforma che lui stesso voleva quando era al governo.
Grazie
Giovanni Savini

 

Al direttore - Penso e mi auguro che dopo le elezioni amministrative il centrodestra e in particolare Forza Italia faccia una inversione di rotta magari lenta verso il sì. Se così non fosse il mio voto, pur senza troppa euforia, sarebbe comunque un sì. Non posso sopportare l’idea di essere messo nella stessa urna di quelli che lei giustamente chiama il partito dello sfascio e dei giudici manettari. Un caro saluto
Walter Sintoni con la moglie Assunta

 

Al direttore - Sono della stessa opinione esplicitata nell’articolo del 3 maggio 2016: sì al referendum.
Antonio Pangrazi

 

Al direttore - Avevo scritto qualche tempo fa, inascoltato dal Foglio, che occorreva un patto fra governo e la parte più responsabile dell’opposizione per mettere in campo una forza “incoparabilmente superiore” per una vera riforma della giustizia (a cominciare dalla separazione delle carriere) e per norme che bloccassero il potere di veto dei vari comitati del no che paralizzano l’Italia (a prescindere dalle modifiche del titolo V). E ai tempi della riforma costituzionale approvata dal governo Berlusconi avevo sostenuto, contro una campagna di disinformazione pari solo a quella della guerra nel Vietnam, che in ogni caso era necessario cominciare, dopo decenni di fallimenti, salvo poi, eventualmente, perfezionare le norme alla prova dei fatti. Oggi sono della stessa idea e sinceramente non capisco la posizione per il no del cavaliere che di questa iniziativa di snellimento delle istituzioni si era fatto fin dall’inzio promotore. Molti vorrebbero una opposizione più dialogante che sui temi di grande rilevanza per la nazione e indispensabili per la sua crescita civile ed economica potesse stringere singoli accordi con la maggioranza: senza confusione di ruoli e restando impregiudicata la sacrosanta necessità di dissentire e contrapporsi su molti altri aspetti delle decisioni dell’esecutivo. Perché per battere le fortissime e trasversali resistenze delle corporazioni e di tutti quelli che non vogliono modificare l’esistente ci vuole, appunto, una forza “incoparabilmente superiore” e non bastano certo i voti raccogliticci ed occasionali che finora Renzi è riuscito a rimediare.
Enrico Venturoli

 

Al direttore - Se non fosse per aver introdotto alcuni argomenti sovrapponibili alle modifiche a suo tempo proposte dal governo Berlusconi, il sì servirà a dimostrare che “la più bella costituzione del mondo” (Benigni docet) è modificabile.
Bruno Barbagallo

 

Al direttore - Ragionare per merito e non per appartenenza e interesse personale, è sicuramente segno di libertà mentale e possesso di “visione”. Auguriamoci che i tanti che hanno smesso di attuarla tornino a praticarla. Con molta cordialità
Pinuccio Rinaldi

 

Al direttore - E’ singolare che tutti quelli che si riempiono la bocca di cambiamento , in nome del popolo, dicano di No. Forza Sì
Centomo Antonio

 

Al direttore - Il suo articolo me lo conservo, grazie! Siete un giornale intelligente.
Alessandro Vailati

 

Al direttore - Forza Cav., un po’ di coraggio. Dopo aver cambiato gioco con la scelta di appoggiare Marchini, è d’obbligo la seconda mossa: sì al referendum.
Nicola Del Vecchio

 

Al direttore - Condivido al 100 per cento le tesi che lei sostiene nel suo articolo del 3 maggio. Ma come si fa a contraddire i valori propugnati per venti anni dal nostro elettorato? A gettare alle ortiche oltre un anno di riforme fatte assieme a Renzi? A ritrovarsi assieme a una banda vociante di “grillini”, leghisti, ex e post comunisti che non vanno d’accordo nemmeno con la propria ombra e dicono “no” a tutto, a prescindere? Ad allearsi con questa masnada, il cui unico collante e obiettivo è quello di abbattere Renzi e ogni tentativo di ammodernare questo sfortunato paese? Possibile che dobbiamo vederci rappresentati da Brunetta, che sembra proprio la rappresentazione della rabbia e della frustrazione? Mi dica lei cosa può avere di liberale un uomo simile. Direttore Cerasa, continui questa meritoria battaglia dalle colonne del suo giornale, non si faccia condizionare (ma lei mi sembra veramente un giornalista che ha sempre dimostrato di non cedere ai condizionamenti, uno con la schiena dritta) dai tanti populisti che propugnano questa alleanza spuria e trasversale. Un saluto e un grazie
Marco Camillini

 

Al direttore - Condivido al 100 per cento.
Neri

 

Al direttore - Sono ancora incazzato con Prodi e con chi lo seguì nel suo “no” al referendum 2006. Ne ho discusso anche oggi, nessuno ricorda che referendum era, “ho votato contro Berlusconi”! Ma il popolo sa veramente cosa va a votare, e che danni fa? Voglio (ancora!) troppo bene a Berlusconi, e porterò avanti con un sì questa possibilità di riformare l’irriformabile. O vogliamo allinearci ai laudatores della “più bella del mondo”?
Mario Selva

 

Al direttore - Condivido l’appello affinchè Forza Italia ritorni alla sua originaria partecipazione alla riforma e riscopra la sua originaria spinta liberale, appoggiando il si al referendum.
Prof. Roberto Garigliano

 

Al direttore - E’ l’ultimo treno: non resti in banchina Cavaliere!
Valeria Pierobon

 

Al direttore - A quel tempo Craxi la chiamava “Grande riforma”: passaggio da governi di mediazione a governi di decisione. Oggi sarà forse una mezza riforma, ma l’aspetto da 35 anni. I miei saranno “35 Sì”.
Serafino Penazzi

 

Al direttore - Caro Cerasa, un sì convintissimo. Alla fine anche il Cavaliere cambierà idea.
Paolo Polverino

 

Al direttore - #iovotoSI, spero che Berlusconi cambi idea e presto, invece di seguire i professori del No.
Vandevanon

 

Al direttore - Dico sì, con convinzione.
Maria Letizia Baldi

 

Al direttore - Referendum? Sì.
Anna Solitro

 

Al direttore - Condivido.
Gabriele Cappato

 

Al direttore - C’è un’Italia che punta l’indice per maledire il presente. Ed un’Italia che alza il pollice e dice Si al futuro. E’ la nuova scelta di campo. Sì, i like it.
Roberto Iossa

 

Al direttore - Sì al referendum.
Giuseppe Covre

 

Al direttore - Appoggio l’appello del Direttore Claudio Cerasa a favore del Referendum Costituzionale di ottobre.
Fabio Pizzino

 

Al direttore - Caro Cerasa, condivido l’appello a Berlusconi, auspico un ripensamento del cavaliere per tornare ad essere “Quelli del 1994”.
Gaspare Bazan

 

Al direttore - Forza coi gazebo, forza coi comitati, forza con ogni cosa sia utile a far del bene anche a quelli voteranno No.
Lorenzo Guerrini

 

Al direttore - Oggi più che mai caro Cavaliere, sfoderi il suo buon senso e, usi il suo coraggio! Coraggio anche a lei direttore Cerasa: sempre così!
Benedetto Maffei e Roberta Marino

 

Al direttore - Ringraziando il Direttore per l’iniziativa e stanca di un Italia del no, aderisco senza riserve alla campagna per il sì.
Vezia Giovanna Federici

 

Al direttore - Codesto solo oggi possiamo dire, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo: Zagrebelsky, Grillo, Travaglio.
Cordialmente

Luca Bacchi

 

Al direttore - Sì incondizionatamente Sì.
Lucilla Federici

 

Al direttore - Condivido l’appello e lo approvo completamente. Grande Claudio e grande Foglio, un giornale unico!
Giorgio Crosio

 

Al direttore - Non ci posso credere. Mi sembra così ovvio che si debba votare sì ad una riforma che per quanto lacunosa e timida emenda una costituzione antifascista non per liberismo ma per paranoico timore di un possibile ritorno d’una dittatura; una costituzione contraddittoria, che cin il bicameralismo perfetto ha ostacolato per decenni la governabilità del Paese e che ora si vuol difendere con maniacale aderenza letterale solo per farne del referendum un’arma politica contro Renzi! Non ci posso credere che il Cavaliere non veda questa ovvietà, lui che è stato fra i primi a volere questa riforma! Ci deve essere qualcos’altro, in questa sua incomprensibile, improvvisa decisione di entrare nel campo di Agramante, in compagnia di Grillo! Rancore contro Renzi, maturato dopo la rottura del Nazareno? Non ci posso credere, noin è da lui, sarebbe umiliante. La prego, Cavaliere, ci ripensi, si ravveda. Torni con lucidità a guidare il cambiamento, non ad ostacolarlo.
Bruno di Geronimo

 

Al direttore - Aderisco totalmente all’appello del direttore. Buon lavoro!!
Riziero Guardagli

 

Al direttore - Grazie al Foglio per l’ennesima possibilità di esprimere opinioni! Al referendum occorre votare Sì senza se e senza ma perché la modifica costituzionale non sarà perfetta ma almeno qualcosa si muove! Vorremo anche capire quali sono le obiezioni di Forza Italia quando era d’ accordo con Renzi prima. Almeno ci spiegassero quali sono le fondamentali differenze tra il testo concordato tempo fa tra Berlusconi e Renzi ed il testo su cui verte il referendum. Non vorremo che si riproducesse al contrario quanto avvenuto nel 2006 per il quale ci si taglia i…. per far dispetto alla moglie! Cari saluti e buon lavoro
Alessio e Maria Carissimo

 

Al direttore - Accanito feroce berlusconiano dal ‘94 e per sempre, avversario di Renzi per convinzione, ma voterò Sì.

Luciano Rondina

 

Al direttore - Condivido al 100 per cento per centol’articolo; finalmente con la vittoria del si l’Italia potrà finalmente sperare di “cambiare verso”.
Spero anch’io che Berlusconi si renda conto della assoluta gravità della sua posizione sul no al referedum e che, così come ha fatto con le amministrative a Roma, abbandoni i populismi e la demagogia dei tanti, troppi che sperano nel tanto peggio tanto meglio (leggasi i vari Meloni, Salvini, 5 Stelle, Magistrati, sindacati, ecc.) per poter continuare ad esercitare ancora il potere di veto. Forza Silvio, accogli l’invito del Foglio e sicuramente potrai riacquistare, se non il consenso, sicuramente la stima di quel famoso elettorato moderato a cui hai sempre sostenuto di guardare.

Nicola Bruno

 

Al direttore - Sono d’accordo con il direttore Cerasa. Bisogna uscire una volta per tutte dalla palude. Se vincessero i contrari alla riforma tutto rimarrebbe come prima e peggio!
Alessandro Gradenigo

 

Al direttore - Sono perfettamente in linea con il vostro appello. Mi auguro che il Cav. faccia come sempre una capriola per rinsavire e dare un contributo al futuro del nostro bel paese.
Fulvio Giangrande

 

Al direttore - Egregio cavaliere, faccia una giravolta e voti Sì, è un brutto clima politico, questo.
Pasquale Ciaccio

 

Al direttore - Condivido!
Enrico Boldini

 

Al direttore - Stanco dell’incertezza in cui vive l’Italia, agganciamoci alle iniziative positive e diamo la nostra approvazione al referendum.
Antonio Iannucci

 

Al direttore - Aderisco con forte convinzione al Vostro appello. Si Si Si.
Corrado Cevese

 

Al direttore - Nel 2006, da elettore da sempre di sinistra, fui favorevole alle riforme berlusconiane, per quanto migliorabili ma migliori rispetto all’esistente, e per questo fui insultato dagli amichetti sinistri d’antan. Oggi, a parti invertite, Berlusconi dovrebbe invitare i liberali, i moderati, conservatori italiani a votare per le riforme renziane, altrettanto migliorabili ma (come le sue) migliori rispetto all’esistente

Pietro Maggi

 

Al direttore - Non appartengo allo schieramento di riferimento del Vostro giornale ed ho molti dubbi, da vecchio liberale, su alcune delle modifiche. Penso però che debbano essere approvate: come sempre il meglio è nemico del bene. Cordiali saluti e grazie per il Vostro impegno.
Claudio Massa

 

Al direttore - Chiunque abbia avuto la sventura di dover usufruire, anche suo malgrado, di alcuni servizi essenziali erogati dalla Magistratura Italiana, non può che pensarne tutto il peggio possibile. Travaglio e soprattutto i Zagrebelsky non hanno mai dovuto attendere 22 anni per incassare qualche briciola di una fattura non pagata, di recuperare almeno l’iva ingiustamente versata e invece nemmeno quella perché i Curatori nominati dai nostri Sacri Tribunali si son mangiati tutto il mangiabile prendendo stipendi da capogiro e per cosa? Allungarsi i tempi del loro lavoro nel silenzio criminale della Stampa Italiana che per il 90 per cento è a loro servizio (a rimorchio nel rimorchio). La burocrazia dello stato ha preso il potere reale già da molti decenni perché 63 governi in 60 significano una sola cosa: il Popolo si esprime a vuoto e all’instabilità del sistema decisionale politico suppliscono burocrati non eletti, Magistrati compresi… .questo è autoritario e non democratico. La Giustizia Italiana è una delle più inefficienti d’Europa e lo sarà sempre perché è assurda l’impalcatura stessa di questo organo della Stato visto che gli addetti non devono mai render conto di nulla, errori, inefficienze, mala gestione, incompetenza, incapacità: non rispondono di nulla e per nulla, nemmeno al Popolo Italiano grazie alla nostra sciagurata, orribile Stampa. Votate sì per dare una prima spallata al Regime e per iniziare a reintrodurre un briciolo di democrazia in questa nazione.
Luciano Mirri

 

Al direttore - Condivido!
A. Sestito

 

Al direttore - Non ho concordato molto spesso con le dichiarazioni del ns.Presidente Emerito della Repubblica, ma nel caso della sua esternazione a proposito del referendum concordo pienamente e anche in ricordo della mia militanza a titolo di volontariato in Forza Italia del ‘94 firmo con molta convinzione. Grazie a tutti voi e in special modo al Direttore Cerasa che non ha deluso i lettori nel passaggio di testimone dallo splendido Giuliano Ferrara. Esiste ancora un giornale degno di questo nome.
Giuliana Del Prato

 

Al direttore - Forza, forzissima. aderisco con tutto il cuore (ed il cervello), e domando a tanti del no (ovviamente non ai “professionisti” del no a dispetto, continuo, sempre, comunque ed a tutto, che non vale la pena): ma siete diventati matti?
Marino Cervellini

 

Al direttore - Aderisco all’appello di Cerasa, intelligente, lungimirante.
Enrico Iachello

 

Al direttore - Sia pure nella consapevolezza che il testo della legge avrebbe potuto essere migliore, non ci possono essere dubbi sul sì.
Mario Rinaldi

 

Al direttore - Grazie direttore, sì al referendum, si ai primi passi per rompere il gesso; e abbasso al benaltrismo.
Marco Marin

 

Al direttore - Sono con Voi, senza se e senza ma, perchè i tempi si fanno sempre più difficili ! Non ho mai comprato “La Repubblica” specie quella di Ezio Mauro; ma dopo quanto è successo in quel di Lodi e dopo l’anticipazione fattami stamane da Bordin, sono corso a rileggermi quel capolavoro di articolo firmato Francesco Merlo!!! Una vera goduria. Facciamo quindi attenzione tutti, perchè certi magistrati possono diventare davvero pericolosi. Coraggio Cav.
Vladimiro Marangio

 

Al direttore - Non condivido le opinioni di ex compagni di viaggio sul referendum. Sottoscrivo il sì al referendum sono con Voi anche con propaganda.
Vona Roberto

 

Al direttore - Il meglio è spesso nemico del bene.
Luciano Romani

 

Al direttore - Condivido in pieno la vostra posizione sul Referendum costituzionale. Per esperienza personale la “navetta” fra le due Camere era una manfrina estenuante, densa di trabocchetti per opache manovre lobbistiche o per dispetti intestini ai partiti. La riforma, anche con le sue manchevolezze, è indispensabile se crediamo nella democrazia parlamentare e vogliamo difenderla da derive populiste, cui sono sempre seguiti nella storia regimi autoritari. E poi, se una riforma analoga nella sostanza stava bene al Cav. per due decenni, come spiegare alla gente che adesso non va più bene? E come spiegarlo alla Ue, che la pone come presupposto indispensabile per starci a sentire? Per ricomporre il centro-destra occorre ancora un po’ di tempo e di fantasia creativa. Forse per il 2018 si potrebbe farcela. Mandare tutto all’aria adesso sarebbe un regalo ai peggiori nemici.
Lucio Toth, ex-senatore ed ex-magistrato (Linea Tony, mio concittadino)

 

Al direttore - Tornando dal family day, dove si discutevano temi ben più importanti e decisivi della pur rispettabile riforma costituzionale, ci dicevamo: “Renzi, ci ricorderemo!”. E quindi, no, no, no al referendum, che Renzi rende un plebiscito su di lui. Sarebbe bello che il Foglio desse voce anche ai contrari
Giovanni De Marchi