Silvio Berlusconi con Guido Bertolaso (foto LaPresse)

Buone perdiarie al centrodestra

Claudio Cerasa
Il gioco tra Salvini e il Cav. è più pericoloso per il primo che per il secondo. La scelta di non fare in nessuna città italiana le primarie ha trasformato in alcune città il voto amministrativo di giugno in una serie di piccole primarie del centrodestra.

La domanda è lecita: a  che gioco stanno giocando nel centrodestra? La prossima settimana Berlusconi e Salvini si incontreranno per valutare la possibilità di trovare un accordo quantomeno su Roma e i segnali offerti nelle ultime ore dal candidato del Cav., Guido Bertolaso, dicono che Berlusconi potrebbe sparigliare e cambiare cavallo per provare a conquistare il Campidoglio (Marchini?).

 

In attesa di capire cosa succederà a Roma, dove al momento la battuta di Crozza sulle perdiarie al posto delle primarie fotografa bene lo stato di salute del centrodestra, si può trarre una piccola lezione da quello che sta succedendo attorno al mondo berlusconiano e post berlusconiano. La scelta di non fare in nessuna città italiana le primarie ha trasformato in alcune città il voto amministrativo di giugno in una serie di piccole primarie del centrodestra in cui il blocco dei SalMel (Salvini+Meloni) proverà a pesarsi nelle città in cui il centrodestra ha scarse possibilità di vittoria: Roma, Torino, Napoli, tutte città in cui Berlusconi e Salvini appoggiano candidati differenti (auguri e figli Tafazzi). Si dirà: e che senso ha pesarsi oggi? Ha un senso per una ragione che proviamo a spiegare con linearità: l’attuale legge elettorale prevede un premio alla lista e dunque in ballo in questi mesi c’è non l’alleanza tra Forza Italia e Lega alle prossime elezioni ma la titolarità ad avere l’ultima parola su chi farà le liste quando si andrà a votare.

 

Sia Berlusconi sia Salvini sanno che il modello Milano (con Parisi candidato) è l’ideale per essere competitivi con Renzi e tutti sappiamo che il rapporto tra Berlusconi e Salvini è come una fisarmonica. In Forza Italia, temendo un flop di Berlusconi, in molti si stanno muovendo per mostrarsi disponibili con Salvini (Romani, Toti, Gelmini) ma la dinamica della politica è spietata e comunque andranno le cose, alla fine di questa tornata elettorale, sarà chiaro che se c’è qualcuno tra Salvini e Berlusconi che non può fare a meno dell’altro quel qualcuno si chiama più Salvini che Berlusconi. Il centrodestra, naturalmente, vive una crisi drammatica e lo stesso partito del Cav. si trova in condizioni difficili (passare dai 13 milioni di voti del 2008 ai 4 milioni di voti del 2014 non è un dato che si può ignorare). Ma il Salvini federatore del centrodestra è un bluff e le amministrative dimostreranno che l’effetto fisarmonica è un gioco pericoloso più per il leader della Lega che per il capo di Forza Italia. Buone perdiarie a tutti.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.