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Meglio un referendum etico

Redazione
Una consultazione propositiva prevista in Costituzione sui temi “sensibili”. E’ la novità del Pd: sulle unioni civili e non solo. Intanto, se sul ddl Cirinnà arriva un buon compromesso, non è un peccato

“Non potrà essere Montecitorio a dire sì ai matrimoni omosessuali, lo dovranno dire gli italiani”. La frase è dell’ex ministro ed esponente cattolico del Pd Beppe Fioroni e forse un ballon d’essai, ma va presa al volo. Soprattutto da questo Foglio che, com’è noto, ha lanciato a suo tempo l’idea di consentire un referendum propositivo sulle nozze gay proprio per far pesare il giudizio della sovranità popolare su quei temi etici temi che non possono essere compressi nella logica della politica di partito. Ma andiamo con ordine. La decisione del governo di approvare la legge sulle unioni civili entro l’anno ha messo il tema tra le priorità dell’agenda politica. E in fibrillazione il mondo cattolico. L’ospitalità offerta venerdì da Avvenire a esponenti cattolici del Pd come Giorgio Tonini e Fioroni ne è un segnale. Il tentativo in corso del Pd di trovare un compromesso con le posizioni dei cattolici si sta concretizzando.

 

Si lavora a una correzione del testo Cirinnà che escluda tutti i riferimenti all’articolo 29 della Costituzione, che parla del matrimonio, mentre i diritti delle coppie omosessuali saranno elencati specificamente e con riferimento all’articolo 2, quello sull’eguaglianza dei cittadini. E un compromesso sensato, “evitando “i troppi riferimenti al codice civile che riguardano il matrimonio” (Tonini), è sempre meglio di una legge forzata che più facilmente sarebbe sposta a critiche o alla nota volubilità dei giudici costituzionali. Ma la novità potrebbe davvero essere l’emendamento in procinto di essere presentato al Senato – proprio da un gruppo di senatori Pd e da costituzionalisti d’area – al disegno di legge di riforma costituzionale. Scopo: introdurre il referendum di indirizzo sui temi etici. Sarebbe una rivoluzione culturale, per il nostro paese, dare non solo l’ultima, ma la prima parola agli italiani. Nel frattempo, tifare per un buon compromesso, che allontani un tutt’altro che improbabile referendum abrogativo, non è un peccato.