Eugenio Giani

Il giglio magico si espande

David Allegranti
A Roma è in arrivo, in quota giglio magico, il Mastropasqua fiorentino. Si chiama Eugenio Giani, è un renziano, socialista liberale, ed è candidato alla presidenza del Credito Sportivo, banca pubblica, commissariata dal 2011, che ha finanziato il 75 per cento degli impianti italiani.

A Roma è in arrivo, in quota giglio magico, il Mastropasqua fiorentino. Si chiama Eugenio Giani, è un renziano, socialista liberale, ed è candidato alla presidenza del Credito Sportivo, banca pubblica, commissariata dal 2011, che ha finanziato il 75 per cento degli impianti italiani. La settimana scorsa la commissione Finanze del Senato ha dato parere positivo, ieri toccava alla Camera esprimersi (21 favorevoli, 4 contrari, 1 astenuto, cioè Daniele Capezzone che è il presidente). I deputati hanno già incontrato Giani giovedì scorso per un’audizione informale, durante la quale l’ex Cinque Stelle Sebastiano Barbanti gli ha chiesto conto di tutti gli incarichi: presidente del comitato istituzionale per i 150 anni di Firenze capitale, coordinatore dei festeggiamenti per i 750 anni della nascita di Dante, presidente della Fondazione Casa Buonarroti, consigliere nazionale del Coni… Come farà a gestire questa intensa attività, gli ha chiesto Barbanti, visto che “è un essere umano come noi”? Giani, ex presidente del Consiglio comunale di Firenze, ha subito precisato: “La ringrazio per la trasparenza, ma sono anche consigliere regionale della Toscana”. E comunque, ha detto, “questi tipo di incarichi sono molta panna e sono in esaurimento”. La carica di consigliere regionale invece - così come quella di parlamentare - è incompatibile con quella di presidente del Credito Sportivo e Giani, che insieme a Leonardo Domenici gestì il fallimento della Fiorentina, dovrà scegliere su quale poltrona sedere. Se nominato, si dimetterà anche dal Coni. Nel frattempo, l’ex assessore allo Sport del Comune di Firenze prosegue un’altra sua campagna elettorale, per il rinnovo del Consiglio regionale toscano, di cui, se rieletto, vorrebbe diventare presidente, tanto che sul volantino ha fatto mettere una foto che lo ritrae con la campanella presidenziale in mano.

 

Il candidato presidente del Credito Sportivo evidentemente non si fida troppo di Matteo Renzi - è al governo che poi spetta la firma del decreto per la nomina - anche se nel giro renziano la cosa viene data per fatta. La prudenza di Giani, che è comunque molto vicino al segretario del Pd, si spiega così: è già rimasto fregato l’anno scorso, quando sembrava che stesse per assumere un incarico nel governo come sottosegretario o, comunque, di consigliere allo sport per la presidenza del Consiglio, e invece non se ne fece di nulla. “Non mi sento investito da una nomina ma siamo in una fase di un iter”, ha detto Giani davanti ai deputati mettendo le mani avanti.

 

[**Video_box_2**]D’altronde, Renzi lo ha stoppato altre volte. Come quando gli chiese di non candidarsi alle primarie fiorentine dell’anno scorso contro il viceré Dario Nardella, poi diventato sindaco. I due da anni si marcano a vicenda, al punto che a Firenze è diventata una scena consueta vedere, a un incontro pubblico, Nardella tampinato da Giani o Giani tampinato da Nardella. La Fiorentina va a Moena per il ritiro? Ecco che arriva Giani, ehi, aspetta, ma c’è anche Nardella! Ed è grazie a questo lavoro certosino e professionale sul territorio, fatto di cene elettorali e una propensione all’ubiquità - antipasto al circolo dell’Arci, primo all’associazione sportiva, secondo alla cena sociale della Fiorentina - che il Mastropasqua fiorentino può contare, oggi, su un pacchetto di 1.600 preferenze personali, che sposta in qualunque competizione elettorale, dal consiglio comunale a quello regionale (e volendo anche in qualsiasi partito). Per questa nuova corsa però servono soprattuto competenze finanziarie, che in mezzo a tutto quel Dante, forse, mancano.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.