Angelino Alfano e Matteo Renzi (foto LaPresse)

Politica for Dummies

Claudio Cerasa
Domanda numero uno: fino a quando resisterà la magia? Prendete i fatti e metteteli uno a fianco all’altro. Prima il caso Venezia, con l’arresto dell’ex sindaco Orsoni e la caduta della giunta (giunta Pd).

Domanda numero uno: fino a quando resisterà la magia? Prendete i fatti e metteteli uno a fianco all’altro. Prima il caso Venezia, con l’arresto dell’ex sindaco Orsoni e la caduta della giunta (giunta Pd). Poi il caso Emilia Romagna, con la condanna dell’ex governatore Errani e la caduta della giunta (giunta Pd). Poi, ancora, il caso Roma, con le indagini su un pezzo consistente della classe dirigente del Pd, le dimissioni di alcuni pezzi grossi della giunta (giunta Pd) e il conseguente azzeramento (e commissariamento) del partito a livello locale. Quindi il caso piccolo ma significativo di Ischia, con un sindaco (Pd) arrestato con l’accusa di corruzione e molti schizzi di fango lanciati qua e là su pezzi della vecchia e della nuova classe dirigente del Pd (da Lotti a D’Alema). Ecco. A voler mettere insieme tutti questi fatti, con un po’ di malizia, la moralizzazione dei moralizzatori democratici, sommata al partito diviso, indagato, persino arrestato, avrebbe dovuto avere un impatto devastante sull’immagine del Partito democratico e di riflesso anche su colui che oggi è insieme capo del partito e capo del governo: Matteo Renzi. E invece nulla, quasi nessun riflesso sui sondaggi, quasi nessun riflesso sul consenso del partito, quasi nessun riflesso sull’attività dello stesso Renzi. Perché? E soprattutto fino a quanto durerà?

 

Il perché è semplice: oggi Renzi è mediaticamente più forte del Pd e a volte si potrebbe persino dire che il Pd di Renzi funziona nonostante il Pd. Ma se Renzi non prenderà atto con una certa rapidità che esiste uno scollamento drammatico tra il Pd nazionale e il Pd locale, se Renzi non scioglierà in modo virtuoso il collateralismo a volte incestuoso che esiste tra il suo partito e le vecchie catene della sinistra (magistratura, cooperazione), se non capirà che la classe dirigente con cui governa oggi sui territori è la stessa con cui governavano i suoi predecessori (ma solo con una casacca più carina e qualche sverniciata qua e là), se Renzi non metterà la testa sul Pd sarà il Pd a far rotolare in qualche modo la testa di Renzi e a creare al capo del governo più problemi di una lite con Alfano, Lupi e Quagliariello. E a proposito di Alfano, Lupi e Quagliariello, altra domanda più o meno d’obbligo. Quanto durerà la dolcissima farsa di Ncd? Pensateci. Dopo essersi fatto umiliare da Renzi su Mattarella (“Non lo voteremo mai”, si è vista come è finita); dopo essersi fatto umiliare da Renzi su Lupi (“Non lo dimetteremo mai”, si è vista come è finita); dopo essersi fatto umiliare da Renzi su De Girolamo (prima facendola dimettere da ministro, su richiesta di Renzi, e ora accettando la richiesta di Renzi di farle pressione per rinunciare al ruolo di capogruppo); dopo aver fatto tutto questo, Alfano ha mostrato buona tenuta personale (è l’unico ministro infangato che ha resistito alla tagliola renziana) ma dovrebbe prendere atto che da vicepremier del governo Letta è diventato il vicesegretario della Nuova Corrente del Pd (Ncdp) e dovrebbe sbrigarsi a sciogliere il suo partito (la cui inconcludenza strategica è sintetizzata nel percorso di Quagliariello, trasformato da Alfano in un agnello sacrificale del renzismo) ed entrare nel Pd (e già immaginiamo che spasso sarà se in Campania dovesse candidarsi Andrea Orlando al posto di De Luca: che farà Angelino, dirà non votate per il mio collega di governo?).

 

[**Video_box_2**]Tutto questo non succederà, ovvio, così come non succederà (dispiace per i titolisti di Rep. affezionati al tema) che Bersani tagli la corda del Pd (in molti vorrebbero uscire dal regime renziano, è vero, ma non avendo un posto dove andare, dove diavolo pensano di andare?). E a proposito di scissioni, vale la pena chiedersi se l’accordino tra Forza Italia e Lega (in Liguria si appoggia Toti, in Veneto Zaia) sarà sufficiente per ricompattare il partito del Cav. oppure è solo un pannicello caldo. La risposta la sapete già (pannicello) ma vale la pena immaginare cosa potrebbe fare Berlusconi per sfruttare delle elezioni, come quelle regionali, che per il centrodestra saranno disastrose e che nella migliore delle ipotesi porteranno un governatore alla Lega (forse) e uno al centrodestra (Caldoro). Ecco, che dovrebbe fare Berlusconi? Facile. Dovrebbe far giocare i suoi. Non metterci la faccia in queste regionali e sfruttare la magra tornata elettorale per vedere chi nel suo partito ha i talenti del campione. Forse nessuno li ha. Ma se fosse davvero così, meglio scoprirlo quando non si ha nulla da perdere che scoprirlo quando perdere tutto potrebbe essere davvero un punto di non ritorno. No?

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.