dal profilo Instagram della "Mutoid Waste Company"

Piccola Posta

A Mutonia si celebra la magnifica combinazione di ingegnosità e bellezza

Adriano Sofri

Lyle “Doghead” Rowell è un famoso artista della scuola della Mutoid Waste Company, dove si fa tesoro del rifiuto e dello scarto. Era un saldatore, professione che continua a praticare anche dopo che il suo lavoro ha preso una direzione artistica

Da domenica mattina, 26 ottobre 2025, ho un nuovo grande amico. Me lo sono fatto in un paio d’ore, nemmeno, non ho più il tempo di coltivare amicizie lente. O la va o la spacca. Si chiama Lyle “Doghead” Rowell, è grande e forte, molto tatuato, ma a lui stanno bene come solo ai marittimi e ai carcerati, ha sessant’anni, è canadese di Vancouver, è un famoso artista della scuola della Mutoid Waste Company, e abita e lavora da trent’anni nel paese che i Mutoid hanno scelto e costruito sul Marecchia, nel luogo di una cava di ghiaia fortunatamente dismessa, alle porte di Santarcangelo di Romagna. Se l’avessi incontrato da bambino io, e lui fosse stato benevolo come domenica mattina, la mia vita sarebbe stata ancora più felice.

Peripezie di Mutonia, che mi auguro presto superate, hanno ridotto inutilmente anche i suoi spazi di casa e di officina. Ho visto all’opera solo parzialmente il placido battito delle grandi ali dell’Occhio volante, e il magnifico Lrry, toro meccanico mutante marciante e sputafuoco, sontuosa sella da buttero, motore di Citroën Due Cavalli rottamata, che il Minotauro avrebbe guardato a bocca aperta. Vorrò vedere “D1zzy”, il rinoceronte di 1400 kg, qui o in qualcuno dei set di cinema o dei festival cui viene noleggiato. Molte opere le ho guardate ora nei video del sito di Lyle.

Lyle si è formato fin da bambino un mestiere di saldatore, meccanico e chirurgo di qualunque macchinario, che continua a praticare anche dopo che il suo lavoro ha preso una direzione artistica: che non vuol dire una differenza fra ciò che è utile e ciò che è inutile, ma una combinazione commovente di ingegnosità e bellezza. L’inversione perfino ovvia fra lo scarto, il rottame, il rifiuto, e il suo riscatto, il far tesoro della monnezza: “(S)fortunatamente, i rifiuti sono ovunque e non spariranno. Finché esisteranno gli esseri umani, ci saranno rifiuti” – e viceversa. Chissà che cosa saprebbe cavare Lyle dalle sponde del Bangladesh, a Chittagong, dove si mandano a smantellare, smontare e smaltire i relitti delle grandi navi di tutto il pianeta, al basso costo di rifiuti umani.


Molti anni fa Lyle aveva costruito anche un uomo in gabbia cinetico dal materiale di un garage occupato. Alla prima prova, la catena al posto della cinghia di trasmissione andava troppo forte e aveva sgangherato gambe e braccia e ridotto lo scheletro a un mucchio di ossa tremolanti. Trattandosi del proposito di un autoritratto, il risultato superava le aspettative, “a parte il fatto che era stato visto solo da due persone”. Al prossimo tentativo, con la cinghia, più lento, era andata meglio, e l’uomo in gabbia era durato qualche ora. Altre migliorie e cambi di motori l’hanno reso più stabile, e intanto Lyle ha scoperto di sentirsi meglio e di non aver più bisogno di starsene chiuso in gabbia, pensiero che un vecchio prigioniero può capire anche senza sapere di motori.  


Non si dice invano che ciascuno è il fabbro della vita sua. Dei racconti del mio grande amico Lyle uno mi è piaciuto specialmente. Un giorno è arrivato da lui un vecchio che era stato fabbro per tutta la vita, un fabbro ferraio all’antica, di quelli del ferro battuto. Si era messo a guardare pezzo per pezzo i veicoli mutanti e semoventi, le corna, le marmitte, le catene di bicicletta, i tubi, gli occhi di vetro verde, senza dire una sola parola. Poi era venuto nell’officina, e anche lì aveva esaminato scrupolosamente gli attrezzi e i pezzi semimontati o da lavorare. Sempre in silenzio. Finché era arrivato a un vecchio tornio da banco per metallo, e si era illuminato: “Io ne avevo tre!”


Magnifica, Mutonia. Gran posto per i bambini e i grandi con animo di bambini. Non so niente del vicino che si batte da tanto per far chiudere e sgombrare il paese di monumenti e i suoi abitanti. Forse si tratta, in piccolo, ma in uno spazio più che bastante, di quelle insofferenze per il buon vicinato – per l’amore del prossimo – che si rovesciano in un desiderio di tenere a distanza. Che peccato. Io mi sento così al sicuro, alle spalle del gran Lyle tirato al guinzaglio dal suo colossale, paziente cane meccanico Wrecks, soccorritore dai naufragi.